giovedì, 25 Aprile, 2024
Società

Il mondo non dimentichi le tragedie di Haiti, Paese del dolore

Ha superato i 2.000 morti il bilancio ancora non definitivo del sisma di 7,2 gradi della scala Richter che ha travolto Haiti il 14 agosto scorso, infierendo su un Paese già allo stremo. 12mila i feriti, distrutte più di 60mila abitazioni, 30 mila i senzatetto mentre, per l’Unicef, 1 milione e 200 mila sono le persone che si ritrovano in stato di estrema emergenza. Un bilancio destinato ad aggravarsi via via che le persone sopravvissute nelle aree del sud dell’isola mancano di medicinali, acqua, cibo e ripari per la notte.

 

UNA DISGRAZIA DOPO L’ALTRA
Sono appena passati dieci anni dall’ultimo terremoto che di morti ne fece 220mila e al quale seguì una terribile epidemia di colera che ne uccise altri 10mila. Dal punto di vista politico, il 7 luglio l’assassinio del presidente Jovenel Moïse, aveva gettato il Paese ancor più allo sbando, punta dell’iceberg di una lotta senza frontiere tra gang che gestiscono “la dittatura dei sequestri”, terrore della popolazioneOgni mese sull’isola sono centinaia i rapimenti, che sommati all’inflazione alle stelle e alla pandemia, hanno portato la Conferenza episcopale a definire Haiti “totalmente inabitabile”.

E sfortuna delle sfortune, il terremoto è arrivato quando tutto il mondo è concentrato su una altra emergenza umanitaria, l’Afghanistan, abbandonando al suo destino una terra martoriata dagli eventi naturali e da governi corrotti che affamano il popolo intercettando i finanziamenti per la ricostruzione.  “È disarmante e sconcertante l’indifferenza con cui la comunità internazionale sta accogliendo la notizia – ci dice Paola Della Casa, presidente della ONG Emergenza sorrisi Svizzera -. Nell’isola manca tutto, dall’acqua alle tende di fortuna. Le persone dormono per strada e spesso piove. Gli unici aiuti arrivano dalle organizzazioni umanitarie ma per ora non dai governi e la situazione non può che peggiorare. Haiti sarebbe una isola bellissima, con enormi potenzialità turistiche se solo il mondo se ne interessasse”.

 

IL GRIDO DI ALLARME DI HANS
Le zone più colpite sono i comuni di Camp Perrin, Maniche e Jérémie, nell’area meridionale di Haiti e i collegamenti tra il nord e il sud sono molto difficoltosi. Tra i primi ad accorrere anche un giovanissimo medico, Hans Ighor Saint Juste, ancora quindicenne quando tremò la sua terra nel 2010, evento che lo portò a studiare medicina per aiutare il suo popolo martoriato. Il nostro giornale è riuscito a raggiungerlo per avere una testimonianza diretta del dramma: “Sono davvero stanco, è stata la mia terza notte insonne”, ci dice Hans esausto al telefono. “La situazione è grave quanto dieci anni fa. Come medico posso testimoniare che le persone hanno davvero bisogno di assistenza medica, gli ospedali in diverse località sono crollati, i medicinali esauriti, tanti i feriti, le vite umane perse e le case distrutte. Io faccio quello che posso e ringrazio Emergenza Sorrisi per l’aiuto, ma abbiamo bisogno di più risorse per poter tornare presto nelle zone maggiormente colpite. Sono molto triste, la situazione sanitaria è allarmante e le persone disperate perché hanno urgente bisogno di aiuto”.

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