domenica, 17 Novembre, 2024
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Agricoltura in difficoltà. Coldiretti: pochi braccianti e troppa burocrazia, così si rischia il tracollo. Le norme per le assunzioni vanno riviste

A conti fatti i braccianti italiani non ci sono e quelli stranieri per cui la nostra agricoltura dipende, sono rimasti a casa. Così il crollo delle posizioni lavorative in agricoltura si è fatto sentire con raccolti non fatti e danni clamorosi per produttori e consumatori. A promuovere un cambio di linea e di burocrazia è la Coldiretti che sulla carenza dei lavoratori stagionali ha da tempo posto dei rilievi. Già da giugno sono suonati gli allarmi per lo più inascoltati. “L’Italia non può permettersi di perdere le grandi opportunità di lavoro che vengono da uno dei settori più dinamici dell’economia”, spiega il presidente la Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna ripensare ad uno strumento per il settore agile e flessibile che tagli la burocrazia e risponda soprattutto ad un criterio di tempestiva e disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito preziosa considerato il periodo di crisi”.

Il problema secondo la Coldiretti è duplice: i lavoratori italiani sono scoraggiati dalle troppe norme fiscali e burocratiche anche per avere un lavoro con assunzioni e buste paga per poi impegnarsi nei campi; nel contempo le maestranze immigrate sono suscettibili di problemi sia burocratici e di imprevisti come il blocco delle frontiere imposto dal lockdown.

Eppure l’agricoltura dipende dal lavoro che non può essere fatto in Smartworking. Senza italiani e senza braccianti stranieri i danni sono irreparabili. Il tema è tornato d’attualità per la nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione pubblicata da Istat, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps, l’Inail e l’Anpal. I dati spiegano la situazione: c’è stata una contrazione in agricoltura di 8 mila posizioni lavorative al 30 giugno 2020 in confronto alla dinamica dei flussi dei primi sei mesi del 2019.

“Nonostante il lockdown, nelle campagne il lavoro non si è mai fermato ma”, ricorda la Coldiretti, “a pesare sui raccolti è stato il mancato arrivo di braccianti che non è stato accompagnato”, osserva con disappunto la Confederazione, “da misure per favorire l’accesso al lavoro degli italiani come l’introduzione di voucher semplificati per consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà”.

Una esigenza che vale anche oggi con l’inizio delle campagne di raccolta della frutta autunnale e la vendemmia in piena ripresa della pandemia in Europa e il vincolo della quarantena che frena l’arrivo dei lavoratori stranieri. Per la Coldiretti non è più tempo di tergiversare di fronte ai problemi che si trascinano da tempo e che hanno costi altissimi per danni causati. “Il Governo intervenga”, conclude il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, “bisogna ripensare ad uno strumento per il settore agile e flessibile che tagli la burocrazia e risponda soprattutto ad un criterio di tempestiva e disponibilità all’impiego”.

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