Consumatori dubbiosi e attenti alla situazione di instabilità mondiale, mentre le imprese registrano una crescita della fiducia. Sono i “segnali contrastanti”, resi noti dalla Confcommercio che analizza i dati Istat.”L’indice del clima di fiducia dei consumatori scende da 96,5 a 96,1, mentre l’indicatore composito delle imprese sale da 93,1 a 93,9”, scrive la Confcommercio, “Per le famiglie, si interrompe il rimbalzo registrato a maggio”
Il futuro preoccupa
Il calo, spiega l’Istat, riflette un “peggioramento generalizzato delle componenti dell’indice, ad eccezione dei giudizi e delle aspettative sull’economia nazionale e delle attese sul fronte occupazionale”.
Entrando nel dettaglio, solo il clima economico migliora (da 97,5 a 99,6), mentre restano invariati i timori sul futuro (clima stabile a 93,7) e peggiorano sia la percezione della situazione personale (da 96,1 a 94,8) che quella corrente (da 98,6 a 97,9).
Imprese c’è speranza
Per quel che riguarda le imprese, il sentiment migliora in quasi tutti i comparti produttivi, ad eccezione del commercio al dettaglio, che registra un lieve arretramento (da 102,8 a 101,9), legato in particolare al calo nella grande distribuzione.
I timori personali
Commentando l’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese, il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, sottolinea come come: “l’andamento di giugno del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese è lo specchio di una situazione che, pur mostrando segnali di vitalità anche in settori come il manifatturiero da tempo in difficoltà, risente dell’elevata incertezza che caratterizza il quadro internazionale. Il modesto peggioramento del sentiment delle famiglie si inserisce in questo contesto, ed appare più legato a timori personali che al peggioramento del quadro congiunturale, visto in miglioramento con possibili effetti positivi sul mercato del lavoro”.
Attesa per la ripresa
“E’ peraltro evidente” evidenzia Bella, “come questa situazione possa continuare a limitare le potenzialità di crescita della domanda per consumi, ritardando la tanto attesa ripresa. Timori che si riflettono anche sulla fiducia degli imprenditori del commercio che”, conclude il direttore del Centro studi, “alla luce del miglioramento del sentiment tra gli operatori della distribuzione più tradizionale, sembrano riporre molte attese nei saldi”.