Dopo il No di Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, anche l’Italia annuncia che per il momento non utilizzerà i fondi messi a disposizione dal Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes). In realtà la posizione del governo italiano è di attesa, sperando che la Francia, con l’appoggio dell’Italia e degli altri Paesi dell’area mediterranea, riesca ad ottenere le più ampie garanzie per ciò che concerne il Recovery Fund, il Fondo straordinario per la ripresa proposto in primo luogo proprio da Parigi che dovrebbe aiutare gli Stati in difficoltà. Ma i Paesi Ue sono divisi su come finanziare il fondo e soprattutto sulle modalità di erogazione degli aiuti: saranno concessi sotto forma di prestiti o anche a fondo perduto? Insomma, la confusione è tanta. Sembra che la posizione del governo italiano sia quella di sospendere ogni decisione sul Mes, in modo da non creare nuovi scossoni nella maggioranza e attendere le mosse dei francesi. Ne abbiamo parlato con Marco Rizzo, leader del Partito Comunista che ha convocato la piazza il prossimo 2 giugno, Festa della Repubblica, ovviamente con finalità del tutto differenti da quelle del centrodestra.
Come spiega il fatto che dopo aver lottato in Europa per ottenere un Mes “leggero”, ovvero senza condizionalità per ciò che riguarda le spese sanitarie, ora nessuno sembra volerlo utilizzare, Francia in testa?
“I Paesi che hanno dichiarato di non voler utilizzare il Mes non mi sembra siano guidati da governi bolscevichi. Forse hanno capito chiaramente che i soldi del Mes sono soldi dati in prestito e a condizioni che non esito a definire da usura. Sicuramente i fondi del Salva-Stati sono quelli più cari. E’ quindi evidente che qualora il governo italiano decidesse di utilizzare il Mes, dimostrerebbe ancora una volta di parlare bene e razzolare male visto che il gruppo parlamentare più numeroso dell’attuale maggioranza, ovvero il Movimento 5 Stelle, si è espresso contro. Decidere in senso contrario significherebbe per l’ennesima volta promettere una cosa per poi fare l’esatto contrario. Non sarebbe una novità, visto che i 5Stelle ci hanno abituati alle loro giravolte, ma stavolta si tratterebbe davvero di una decisione molto grave”.
Quindi crede che stavolta indietro non si torni?
“Lo voglio sperare, ma vedo dei segnali molto inquietanti nelle ultime ore. Ho come l’impressione che si stia giocando sulla pelle dei lavoratori”.
Tipo?
“Ad esempio mi preoccupa la decisione del governo di dare via libera alla garanzia statale sul prestito di 6,3 miliardi in favore del gruppo Fiat-Chrysler in virtù del fatto che ha molti lavoratori in Italia. Però risulta che Fca abbia sede legale e fiscale all’estero. E’ stato fatto un calcolo ed è emerso che, se i soldi del prestito garantito dallo Stato venissero distribuiti ad uno ad uno fra i lavoratori italiani, questi prenderebbero 108mila euro l’uno. Prima di garantire un prestito così elevato, lo Stato non dovrebbe almeno pretendere che la sede legale e fiscale venga riportata in Italia? Questo è uno dei motivi per cui noi comunisti, il prossimo 2 giugno, abbiamo organizzato manifestazioni a Roma e in tutte le città italiane. E non ci venite a dire che in piazza ci va già il centrodestra perché noi siamo arrivati prima”.
Scenderete in piazza per dire cosa?
“A differenza del centrodestra, visto che qualche sinistrorso ci accusa di scendere in piazza con la Lega e Fratelli d’Italia, noi saremo presenti in tutta Italia e non soltanto a Roma, e la nostra manifestazione è stata convocata cinque giorni prima. Poi la nostra piattaforma è completamente differente da quella di Salvini e della Meloni visto che chiediamo al governo italiano di uscire dall’Unione europea, dall’euro e dalla Nato. Ancora di più dopo quanto avvenuto in Germania con il pronunciamento della Corte costituzionale nei confronti della legittimità della procedura di acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce”.
Perché questa sentenza è così rivoluzionaria secondo voi?
“Perché si tratta di una sentenza politica, prima che giuridica. In pratica i giudici tedeschi hanno detto al parlamento e al governo tedesco di decidere se restare o meno nell’Unione europea, dal momento che il diritto nazionale viene ritenuto di fatto prioritario rispetto a quello comunitario. Una sentenza del genere in Italia non ce la sogniamo neppure. Il paradosso sarebbe se, dopo che le banche tedesche hanno di fatto spennato come polli i popoli europei, fosse proprio la Germania a decidere di far saltare il banco, l’Unione europea e l’euro”.
Intanto oggi l’Italia riparte ufficialmente con la ripresa di tutte le attività. Cosa pensa del Decreto Rilancio?
“Un decreto confuso e pasticciato che doveva essere chiuso a metà aprile, poi a maggio, poi una settimana fa. E’ stato chiuso due sera fa, poi riaperto nella notte, adesso sembra sia richiuso ma non del tutto. Si parla di riaprire le attività commerciali, ma le persone non sanno dove mettersi le mani, come devono sanificare, non si sa chi deve garantire che tutto riparta in sicurezza. Questo per quanto riguarda l’aspetto organizzativo. Poi ci sono centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione che non hanno visto un centesimo, decine di migliaia di piccoli esercizi commerciali e artigiani che non riapriranno perché si sono fatti due conti e hanno capito che non gli conviene essendo in parte già falliti, dopo due mesi di fermo con le spese comunque da pagare. Per non parlare dei lavoratori precari che non si sa se torneranno a lavorare, ad iniziare da quelli stagionali impiegati negli aeroporti. Per finire con la grande beffa degli infermieri, rappresentati in questi mesi come gli eroi della sanità, che non riceveranno la tanto agognata stabilizzazione. Più che di decreto rilancio parlerei di decreto disastro”. (Lo_Speciale)