
Nel fine settimana la questione palestinese è tornata al centro del dibattito pubblico italiano, con due manifestazioni in due città diverse e con impostazioni molto distanti. A Roma ieri si è tenuto un corteo organizzato da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. A Milano, il giorno prima, Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno promosso una propria iniziativa sullo stesso tema, ma con toni più istituzionali e improntati al dialogo diplomatico.
A Roma il corteo promosso dal centrosinistra
La manifestazione romana è partita alle ore 14 da Piazza Vittorio per raggiungere Piazza San Giovanni. In testa al corteo, oltre agli esponenti dei partiti organizzatori, anche attivisti, rappresentanti della società civile e associazioni pacifiste. L’iniziativa, intitolata “In piazza per Gaza – Basta complicità”, ha visto la partecipazione di migliaia di persone. I manifestanti hanno espresso solidarietà con la popolazione civile della Striscia di Gaza e hanno chiesto il cessate il fuoco immediato, la fine dell’occupazione e lo stop alla cooperazione militare tra Italia e Israele.
Insulti a Netanyahu e Meloni, ma anche ai partiti presenti
Durante il corteo non sono mancati momenti di tensione. Alcuni slogan e cartelli hanno preso di mira direttamente il premier israeliano Benjamin Netanyahu e la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, accusati di alimentare il conflitto o di non assumere posizioni chiare in difesa dei civili palestinesi. Ma anche i partiti organizzatori non sono stati risparmiati: parte dei manifestanti ha contestato Pd, M5S e Avs per non aver agito concretamente sulla questione quando si trovavano al governo.
Le comunità palestinesi non partecipano
Assente alla manifestazione romana la componente più direttamente coinvolta: la comunità palestinese in Italia. L’Associazione dei Palestinesi in Italia e vari collettivi studenteschi non hanno aderito all’iniziativa, rendendo nota la loro posizione in una comunicazione ufficiale. “Non possiamo manifestare con chi, quando era al governo, ha continuato a mantenere relazioni politiche, economiche e militari con Israele. Dov’erano allora questi partiti?”, si legge nella nota. Una presa di distanza che ha sollevato interrogativi sulla coerenza delle forze politiche e ha indebolito l’impatto simbolico della manifestazione.
A Milano Renzi e Calenda puntano sulla diplomazia

Venerdì 6 giugno, a Milano, si è tenuta una manifestazione separata, organizzata da Matteo Renzi e Carlo Calenda. L’approccio è stato molto diverso: meno piazza, più dibattito. L’obiettivo dichiarato era quello di promuovere una soluzione diplomatica e di rafforzare il ruolo dell’Unione Europea nella gestione della crisi. Calenda ha sottolineato l’urgenza di “una politica estera comune europea” e ha definito “inutile e controproducente” la polarizzazione tra posizioni ideologiche. Renzi, dal canto suo, ha invitato a “non ridurre una tragedia complessa a slogan di parte”.
Due città, due linee diverse sullo stesso tema
Le manifestazioni di Roma e Milano hanno mostrato quanto il tema israelo-palestinese continui a creare divisioni anche all’interno del panorama progressista. A Roma si è scelta la mobilitazione di piazza, con parole forti contro Israele e richieste di rottura delle relazioni militari. A Milano, invece, si è cercato un posizionamento più istituzionale, facendo appello alla diplomazia e all’equilibrio. Nessuna delle due iniziative ha visto una partecipazione significativa delle comunità palestinesi residenti in Italia, segno di una frattura sempre più evidente tra rappresentanza politica e voce diretta dei soggetti coinvolti.
Solidarietà vera o occasione politica?
In entrambe le piazze si è sollevata la questione dell’autenticità dell’impegno politico sulla crisi di Gaza. A Roma, molti manifestanti hanno contestato l’uso strumentale della causa palestinese da parte dei partiti. A Milano, l’invito alla moderazione ha sollevato dubbi sull’efficacia reale di una linea diplomatica che spesso resta priva di riscontri concreti. La distanza tra la politica italiana e le comunità palestinesi appare oggi più marcata che in passato.

Una frattura che attraversa le piazze e i partiti
Il corteo romano si è concluso in serata a Piazza San Giovanni, con interventi dal palco e nuove richieste al governo italiano: stop alle forniture militari a Israele e riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina. Ma l’assenza di alcune delle voci più legittimate a parlare della sofferenza palestinese, unita alla divisione tra i partiti, ha lasciato sul campo una sensazione di disunità e incompiutezza.