Nella giornata di ieri, la scena internazionale ha registrato nuovi sviluppi sul fronte ucraino, tra aperture diplomatiche, tensioni crescenti e nuove forniture militari. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che la Russia è disposta a partecipare a un nuovo round di colloqui a Istanbul lunedì prossimo. Il governo russo, tuttavia, ha definito “non costruttiva” la richiesta ucraina di ricevere il memorandum russo almeno quattro giorni prima dell’incontro, rifiutandosi di anticipare contenuti o condizioni per un cessate il fuoco. “I negoziati devono rimanere riservati”, ha sottolineato Peskov. La risposta di Kiev non si è fatta attendere. Il ministro della Difesa Rustem Umerov ha dichiarato di aver già consegnato al capo delegazione russa, Vladimir Medinsky, la proposta ufficiale ucraina per una soluzione diplomatica. “Abbiamo chiarito la nostra disponibilità a un cessate il fuoco incondizionato”, ha scritto sui social. Ora, secondo Kiev, tocca a Mosca. “Se non condividono il loro memorandum è perché contiene ultimatum irrealistici”, ha commentato su X il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhii Tykhyi.
Trump, Erdogan e le accuse incrociate
La proposta di colloqui a Istanbul ha trovato un sostenitore nel presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha invitato entrambe le parti a non chiudere la porta al dialogo: “Le parole di Lavrov riaccendono la speranza. Serve più diplomazia, non meno”. Anche da Washington arrivano segnali. Il segretario di Stato Marco Rubio, dopo una telefonata con Lavrov, ha ribadito l’invito del presidente Donald Trump ad avviare un confronto “in buona fede”. Trump, parlando dallo Studio Ovale, ha però espresso impazienza: “Tra due settimane sapremo se Putin ci sta prendendo in giro. Se è così, la nostra risposta cambierà”.
La Germania entra nel conflitto
Ma se da una parte la diplomazia cerca uno spiraglio, dall’altra il conflitto si alimenta con nuovi invii di armi: la Germania ha annunciato un pacchetto da cinque miliardi di euro in sostegno militare all’Ucraina. Una decisione che ha suscitato l’ira del Cremlino, che parla apertamente di un ingresso tedesco nel conflitto. Il nuovo cancelliere Friedrich Merz ha annunciato l’invio di cinque miliardi di euro in armi a Kiev, incluse tecnologie per la produzione di missili a lungo raggio. Una decisione definita “follia” da Mosca, che accusa Berlino di voler diventare parte attiva del conflitto.
Von der Leyen invoca una Pax Europaea
Intanto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha rilanciato l’idea di una “Pax Europaea” autonoma, sganciata dal tradizionale ombrello americano. Durante la cerimonia di consegna del Premio Carlo Magno ad Aquisgrana, ha dichiarato: “L’Europa deve imparare a difendersi da sola. L’ordine internazionale su cui ci siamo affidati è crollato. Un nuovo ordine emergerà entro la fine del decennio”. A sostegno della linea tedesca, anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha lodato le scelte di Merz, sottolineando che “abbiamo aspettato troppo a dare licenze per la produzione di armi a Kiev” e che ora serve un piano per garantire la sicurezza dell’Est europeo anche dopo un eventuale cessate il fuoco.
La richiesta russa: garanzie legali per la pace
Secondo quanto riferito ieri dall’agenzia TASS, Mosca intende ottenere “meccanismi giuridicamente vincolanti” affinché un eventuale accordo di pace sia definitivo e non temporaneo. Il ministero degli Esteri russo ribadisce che qualsiasi soluzione dovrà affrontare e risolvere le “cause profonde” del conflitto. Nessun dettaglio, però, è stato ancora reso pubblico.
in Russia esplosione uccide un veterano
Sul campo, tra gli attacchi reciproci ha fatto scalpore un’esplosione a Stavropol, nel sud-ovest della Russia, in cui ha perso la vita Zaour Gourtsiev, veterano dell’assedio di Mariupol e figura di spicco nel programma “Il tempo degli eroi”, che promuove l’ascesa politica dei veterani di guerra. Le autorità sospettano un attentato mirato da parte ucraina, anche se Kiev non ha commentato l’accaduto. Gourtsiev aveva ricoperto ruoli chiave durante le operazioni militari in Ucraina ed era stato decorato per la sua partecipazione alla presa di Avdiïvka nel 2024. La sua morte riaccende le accuse russe contro “gruppi nazionalisti ucraini”, ma resta ancora da chiarire la dinamica dei fatti.