venerdì, 17 Gennaio, 2025
Economia

Il Pil italiano crescerà dello 0,9% nel 2025, la disoccupazione è ai minimi storici (5,7%)

S&P prevede una crescita costante del Prodotto interno lordo fino al 2027, mentre l’Ocse conferma il buon momento dell’occupazione

Avanti… adagio. Sono segnali senz’altro positivi per l’economia italiana quelli lanciati ieri da S&P e dall’Ocse che in soldoni (è proprio il caso di dirlo) parlano rispettivamente del Pil che in questo 2025 crescerà dello 0,9% e della disoccupazione che è ai minimi storici. Chiaramente tutto sarà variabile perché le incertezze geopolitiche in atto, a partire dai conflitti in Ucraina e in Medioriente, potrebbero sparigliare le case. In negativo, of course.

Andando con ordine, ieri gli analisti di S&P Global Ratings durante un incontro con la stampa a Milano hanno illustrato le previsioni economiche per il nuovo anno. E secondo l’agenzia, l’Italia dovrebbe registrare una crescita del Pil appunto dello 0,9% nel 2025, in aumento rispetto allo 0,5% previsto per il 2024, per poi accelerare ulteriormente all’1,1% nel 2026, stabilizzandosi all’1% nel 2027.

Da ricordare che Standard & Poor’s è una società privata con base negli Stati Uniti che realizza ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni, fra le prime tre agenzie di rating (valutazione) al mondo insieme a Moody’s e Fitch Ratings.

Benefici del Pnrr

Nonostante gli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza stiano contribuendo alla crescita, secondo S&P la maggior parte dei vantaggi per l’economia italiana deve ancora concretizzarsi. Finora, l’effetto positivo del programma sul Pil è stato stimato intorno al 2%, un risultato inferiore alle aspettative. Gli analisti spiegano che questo è dovuto principalmente al fatto che una parte significativa dei fondi è stata destinata a riforme strutturali, che richiedono più tempo per generare impatti tangibili sull’economia reale. Gli investimenti del Pnrr, se pienamente implementati, potrebbero rappresentare una spinta significativa per l’Italia, ma il loro potenziale sarà più evidente nei prossimi anni, quando le riforme inizieranno a produrre effetti concreti.

Il ruolo della Bce

Un altro elemento centrale per sostenere la ripresa economica europea, e di riflesso anche italiana, è rappresentato dalle politiche monetarie della Banca centrale europea. Sylvain Broyer, Capoeconomista di S&P per l’area Emea, ha sottolineato che ci si attende un ulteriore alleggerimento delle politiche monetarie da parte dell’istituto di Francoforte. Secondo Broyer, la Bce non avrebbe più ragioni per mantenere un atteggiamento restrittivo e sarebbe pronta a ridurre i tassi di interesse: “Ci aspettiamo almeno 50 punti base di riduzione dei tassi entro marzo, con una possibile divisione in due tagli da 25 punti base nelle riunioni di gennaio e marzo. A quel punto, con il tasso sui depositi al 2,50%, la politica monetaria della Bce entrerà in una fase neutrale, abbandonando il territorio restrittivo”.

Nonostante questa prospettiva, permane un’incertezza significativa su quale sarà il livello finale dei tassi di interesse. La Bce potrebbe optare per una riduzione più graduale del costo del denaro rispetto alle attese dei mercati, a causa della persistente pressione inflazionistica nel sistema economico europeo: “Sebbene la Banca centrale europea sia orientata verso un allentamento, potrebbe essere tentata di mantenere una certa prudenza nei tagli, poiché l’inflazione non è ancora completamente sotto controllo”, ha aggiunto Broyer.

I numeri dell’Ocse

Analizzando ora invece i dati diffusi (sempre ieri) dall’Ocse, è venuto fuori che il tasso di occupazione nei Paesi membri si mantiene stabile al 70,3% nel terzo trimestre del 2023, raggiungendo uno dei livelli più alti dal 2005. Anche il tasso di attività, al 74%, segna un record dal 2008, dimostrando una resilienza significativa del mercato del lavoro globale.

In Italia, nello specifico secondo l’organizzazione internazionale di studi economici per i Paesi membri, Paesi sviluppati aventi in comune un’economia di mercato, il tasso di occupazione ha mostrato un lieve, ma significativo aumento, passando dal 62% del secondo trimestre al 62,5% nel terzo trimestre. Lo stesso periodo del 2022 aveva registrato un livello inferiore, pari al 61,4%, indicando un miglioramento costante nel mercato del lavoro italiano. Parallelamente, il tasso di disoccupazione nel nostro Paese continua a scendere. A novembre 2023, il valore è passato dal 5,8% al 5,7%.

A livello globale, il tasso di disoccupazione nell’area Ocse si mantiene stabile al 4,9% nel mese di novembre, evidenziando una condizione di relativa solidità del mercato del lavoro. Nell’Unione europea il tasso di disoccupazione è fermo al 5,9%, mentre nella zona euro si stabilizza al 6,3%, senza variazioni rispetto al mese precedente.

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