domenica, 15 Dicembre, 2024
Esteri

L’ex calciatore filorusso Mikheil Kavelashvili eletto presidente della Georgia

L’ex giocatore del Manchester City, Mikheil Kavelashvili, è stato nominato presidente dal parlamento della Georgia dopo 17 giorni di proteste. Kavelashvili, 53 anni, ex deputato del partito Sogno Georgiano, era l’unico candidato. 224 parlamentari su 225 hanno votato per lui mentre l’opposizione ha boicottato il voto, denunciando brogli elettorali. Migliaia di manifestanti si sono radunati davanti al parlamento sfidando il freddo. La presidente uscente Salome Zourabichvili ha criticato l’elezione, definendola una farsa, attirandosi le critiche del primo ministro Irakli Kobakhidze che l’ha accusata di danneggiare la Georgia, sottolineando, inoltre, che il suo mandato terminerà il 29 dicembre. Le proteste sono scoppiate dopo le elezioni di ottobre, intensificandosi il 28 novembre quando il governo ha sospeso i negoziati UE fino al 2028. I manifestanti, con bandiere UE, chiedono nuove elezioni. Kavelashvili, fondatore di Potere Popolare, noto per propaganda anti-occidentale, ha accusato l’opposizione di essere una “quinta colonna” e Zourabichvili un “agente”. Il suo partito, alleato di Sogno Georgiano, si presenta ora come “sana opposizione”. Guram Macharashvili, parlamentare del partito Potere Popolare, ha definito la crisi “artificiale” e influenzata da potenze straniere. Il partito Sogno Georgiano, fondato da Bidzina Ivanishvili, è accusato di avvicinare la Georgia alla Russia. Transparency International riporta che l’UE e gli USA hanno criticato il governo per il regresso democratico, con oltre 460 arresti e più di 300 persone maltrattate. L’UE ha condannato l’uso della forza e gli USA hanno imposto restrizioni sui visti ai funzionari georgiani. Gruppi filogovernativi hanno perseguitato attivisti con arresti arbitrari. “Ci sono torture e trattamenti inumani”, ha affermato l’ex difensore dei diritti pubblici Nino Lomjaria. I lavoratori del teatro, unendosi alle proteste, hanno detto: “La polizia è ovunque, la giustizia no”.

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