venerdì, 15 Novembre, 2024
Esteri

Netanyahu all’Onu: caschi blu “scudi umani per Hezbollah”, si ritirino

Meloni: inaccettabili attacchi a Unifil. Anche il ministro della difesa americano esprime “preoccupazione”

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “ha avuto una conversazione telefonica con il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Meloni ha ribadito l’inaccettabilità che Unifil sia stata attaccata dalle forze armate israeliane, ricordando come la Missione agisca su mandato del Consiglio di Sicurezza per contribuire alla stabilità regionale”. Lo ha comunicato domenica Palazzo Chigi spiegando che la premier “ha sottolineato l’assoluta necessità che la sicurezza del personale di Unifil sia sempre garantita”. Meloni, riferisce la nota, “ha rinnovato l’impegno dell’Italia in questo senso, dicendosi convinta che attraverso la piena applicazione della risoluzione 1701 si possa contribuire alla stabilizzazione del confine israelo-libanese e garantire il ritorno a casa di tutti gli sfollati”.

Netanyahu: “caschi blu scudi umani per Hezbollah”

“È ora di ritirare l’Unifil dalle roccaforti di Hezbollah e dalle zone di combattimento”, ha affermato Netanyahu in una dichiarazione ufficiale indirizzata al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. La richiesta, già inoltrata dalle Idf, di lasciare la zona senza alcuna presenza dell’Onu, è stata “costantemente respinta” da Unifil, ricorda Netanyahu; una decisione, a suo dire, “interamente finalizzata a fornire scudi umani ai terroristi Hezbollah”. “Il rifiuto di ritirare le forze dell’Unifil rende i suoi militari ostaggio di Hezbollah e mette in pericolo anche la vita dei nostri soldati”. Per questo il loro ritiro deve essere ordinato “adesso, immediatamente”.

Il premier israeliano: i leader Ue dovrebbero criticare Hezbollah, non Israele

Alle diverse critiche provenienti dagli alleati occidentali contro tali metodi, Netanyahu ha risposto che i leader europei dovrebbero criticare Hezbollah, non Israele, per aver utilizzato l’Unifil come “scudo umano”. Lo Stato ebraico “si rammarica per il danno” arrecato ai peacekeeper e sta facendo tutto il possibile per impedire che ciò accada, ha aggiunto il capo di governo, sostenendo che “il modo semplice e ovvio per garantire ciò è semplicemente portarli fuori dalla zona di pericolo”.

Messina (Unifil): nessun messaggio da Israele dopo l’attacco

Il generale di brigata Stefano Messina, comandante del contingente italiano dell’Unifil ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera che “Quello che è successo pochi giorni fa, con l’attacco alle nostre basi, non si era mai verificato prima”. “Dalle forze di difesa israeliane era stato chiesto al quartier generale di Unifil a Naqoura di far spostare il personale della missione da una serie di basi con un breve preavviso – spiega ancora il generale – , ma la decisione unanime è stata invece quella di restare, mantenendo attive tutte le nostre funzioni per far rispettare la risoluzione 1701”. Con gli israeliani “i contatti sono costanti, come sempre. Anche prima di quanto accaduto, così come dopo”. Tuttavia, prosegue Messina, “Non abbiamo ricevuto alcun messaggio dopo l’accaduto, anche se in ogni caso, e se dovessero farlo, non ci aspettiamo che lo facciano con noi, ma sul canale delle Nazioni Unite”.

Croce Rossa, paramedici feriti erano in coordinamento con Unifil

Intanto diversi soccorritori della Croce Rossa sono rimasti feriti in un attacco che ha colpito una casa nel sud del Libano dove erano stati mandati “in coordinamento” con Unifil. Lo ha reso noto la stessa Croce Rossa libanese: “Mentre la squadra era alla ricerca di vittime da soccorrere, la casa è stata colpita per la seconda volta, ferendo i soccorritori e causando danni a due ambulanze”. Questa squadra, ha aggiunto, “era stata inviata in coordinamento con la Forza ad interim delle Nazioni Unite (Unifil) dispiegata nel sud del Libano, bombardato quotidianamente da aerei israeliani.

Austin a Gallant, profonda preoccupazione per attacchi a Unifil

Anche il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, dopo Crosetto e i suoi omologhi dei più importanti paesi europei, ha espresso “profonda preoccupazione” in una conversazione con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant per i ripetuti attacchi contro i Caschi Blu delle Nazioni Unite in Libano. Austin “ha sottolineato con forza l’importanza di garantire la sicurezza e la protezione delle forze dell’Unifiil e ha esortato Israele a passare dalle operazioni militari in Libano a un percorso diplomatico non appena possibile”. Il segretario alla Difesa americana ha anche sollevato la questione della situazione umanitaria a Gaza e ha sottolineato che “è necessario adottare misure per affrontarla”.

Premier Libano condanna richiesta Netanyahu ritiro Unifil

Il Libano “condanna la posizione di Netanyahu e l’aggressione israeliana contro le forze di peacekeeping dell’Unifil”, ha affermato Il primo ministro libanese; Najib Mikati. “L’avvertimento che Netanyahu ha rivolto a Guterres chiedendo il ritiro dell’Unifil rappresenta un nuovo capitolo nell’approccio del nemico di non rispettare le norme internazionali”, ha aggiunto.

Washington Post, Hamas pianificava un 11 settembre contro Tel Aviv

“Anni prima dell’attacco del 7 ottobre i leader di Hamas hanno pianificato un’ondata molto più letale di attacchi terroristici contro Israele mentre facevano pressioni sull’Iran affinché li aiutasse a realizzare la loro visione di annientare lo Stato ebraico”. Così rivela il Washington Post pubblicando in esclusiva dei documenti ritrovati dalle truppe israeliane a Gaza che “descrivono in dettaglio un potenziale piano di Hamas molto più grande dell’attacco messo a segno il 7 ottobre 2023″. Un piano che avrebbe potuto far esplodere un grattacielo a Tel-Aviv, in stile 11 settembre”.

Questo riportano i documenti sequestrati dalle forze israeliane a Gaza secondo quanto riferito dal quotidiano americano. Si tratta, continua la testata, di “decine di pagine trovate dalle truppe israeliane a Gaza che descrivono e mostrano come i leader dei militanti volessero fondi e addestramento iraniani”. Ancora, si legge “i registri elettronici e i documenti che, secondo i funzionari israeliani, sono stati recuperati dai centri di comando di Hamas mostrano una pianificazione avanzata per gli attacchi utilizzando treni, barche e persino carri trainati da cavalli – anche se molti piani erano mal concepiti e altamente impraticabili”, secondo esperti in questioni di terrorismo. I piani descritti prevedevano peraltro il coinvolgimento di gruppi di militanti alleati “per un assalto combinato contro Israele da nord, sud e est”.

Teheran, vogliamo la pace ma siamo preparati per la guerra

“Siamo pienamente preparati ad affrontare una situazione di guerra. Non abbiamo paura della guerra, ma non la vogliamo, vogliamo la pace e lavoreremo per una pace giusta a Gaza e in Libano”. Lo ha detto ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in conferenza stampa con il collega iracheno a Baghdad. Allo stesso modo il ministro iracheno Fuad Hussein ha detto “la continuazione della guerra e la sua espansione verso la Repubblica islamica e lo sfruttamento (da parte di Israele) dello spazio aereo iracheno come corridoio sono completamente inaccettabili e vengono respinti”.

Iran, non abbiamo linee rosse in difesa nostri interessi

L’Iran non ha limiti quando si tratta di difendere il suo popolo e i suoi interessi. Lo ha affermato il ministro degli Esteri Abbas Araghchi in un post su X. “Sebbene abbiamo compiuto enormi sforzi negli ultimi giorni per contenere una guerra totale nella nostra regione, dico chiaramente che non abbiamo linee rosse nella difesa del nostro popolo e dei nostri interessi”. Israele ha avvertito che risponderà all’attacco missilistico lanciato dalla Repubblica islamica due settimane fa e secondo funzionari americani l’obiettivo saranno strutture militari ma non il programma nucleare, anche quello nella lista dei potenziali target

Colpiti 200 obiettivi Hezbollah nelle ultime 24 ore

200 obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano in 24 ore e decine di militanti uccisi, questo il bilancio reso pubblico dalle Forze militari israeliane domenica. In particolare, la 36ma divisione ha condotto raid aerei che hanno distrutto lanciarazzi, postazionianticarro, posti di comando e depositi di armi.

100 i razzi lanciati da Hezbollah

Hezbollah ha dichiarato di aver lanciato “dei razzi”, senza specificare quanti, contro soldati israeliani nel villaggio di Maroun al-Ras, vicino al confine tra Libano e Israele. In precedenza, il movimento libanese aveva affermato che i suoi uomini stavano affrontando in combattimento truppe israeliane che tentavano di infiltrarsi vicino a un altro villaggio di confine, a pochi chilometri a ovest di Maroun al-Ras.

Secondo le Idf, dalla mezzanotte di sabato fino alla mattinata di domenica, Hezbollah ha lanciato almeno 100 razzi contro Israele. Una trentina di questi hanno preso come obiettivo la città di Karmiel, nel nord del Paese. Israele afferma inoltre di aver intercettato cinque razzi provenienti dal Libano contro Haifa. “Le sirene hanno suonato tra le 08:59 e le 09:01 nelle regioni dell’Alta Galilea, della Galilea Centrale, della Galilea Occidentale, della Baia di Haifa e del Carmelo. Circa cinque proiettili lanciati dal Libano sono stati identificati e intercettati con successo”.

Idf ordina evacuazione altri 21 villaggi nel sud Libano

Gli abitanti di altri 21 villaggi nel sud del Libano dovrannoevacuare a nord del fiume Awali. Questo l’ordine lanciato alla popolazione dall’esercito israeliano. Il portavoce militare Avichay Adraee ha scritto in un messaggio su X: “Per la vostra sicurezza dovete evacuare immediatamente le vostre case e spostarvi immediatamente a nord del fiume Awali. Chiunque si trovi vicino ai membri di Hezbollah, alle sue strutture o alle sue armi mette in pericolo la propria vita”. I villaggi in pericolo sono: Markaba, Rab al-Talatheen, Taloussa, Taybeh, Qantara, Deir Suryan, Faroun, al-Qusayr, Haris, Tibnine, Kafra, Deir Natar, Rashkananiyeh, Sidqin Ramadiyeh, Qana, Hanouiyeh, Aitait, Maysat, Himiri, Bastita.

Gaza: 42.227 i palestinesi uccisi, 98.464 i feriti

Almeno 42.227 palestinesi sono stati uccisi a Gaza dall’inizio della guerra il sette ottobre dello scorso anno e altri 94.464 sono rimasti uccisi, ha reso noto il ministero della salute della Striscia di Gaza, in un nuovo aggiornamento delle vittime.

Tank israeliani al confine della zona nord di Gaza City

Contemporaneamente i carri armati israeliani hanno raggiunto il confine settentrionale di Gaza City e hanno attaccato alcuni quartieri, tra cui Sheikh Radwan costringendo molte famiglie ad abbandonare le loro case. Gli abitanti affermano che le forze israeliane hanno di fatto isolato Beit Hanoun, Jabalia e Beit Lahiya nell’estremo nord dell’enclave rispetto a Gaza City, bloccando l’accesso tra le due aree, salvo autorizzazione delle famiglie disposte a lasciare le tre città, rispettando gli ordini di evacuazione. Israele, secondo i media di Tel Aviv, stima che decine di migliaia di palestinesi siano rimasti nel nord di Gaza durante l’ultimo anno di combattimenti, nonostante i ripetuti bombardamenti e appelli a evacuare verso zone umanitarie designate. Tra coloro che sono rimasti, secondo gli israeliani, ci sono migliaia di operativi di Hamas sopravvissuti ai precedenti round di combattimenti con le forze israeliane. Per svuotare definitivamente l’area, l’Idf ha emesso nuovi ordini di evacuazione nel fine settimana per due quartieri al confine settentrionale di Gaza City, definendo l’area una “zona di combattimento pericolosa” e esortando i residenti a lasciare le loro case e dirigersi verso aree definite sicure nel sud.

Israele inasprisce misure su circolazione in Cisgiordania

Più di 11.200 palestinesi sono detenuti nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme est dal 7 ottobre 2023. Almeno 30 sono stati arrestati nella Cisgiordania occupata nell’arco degli ultimi due giorni. secondo una dichiarazione della Società dei Prigionieri Palestinesi e della Commissione per gli Affari dei Detenuti e degli Ex Detenuti, tra gli arrestati figurano ex prigionieri palestinesi catturati durante i raid nei governatorati di Jenin, Betlemme, Nablus, Qalqilya e Ramallah occupati da Israele.

Governo israeliano attacca i 130 soldati che chiedono accordo

Durante una discussione avvenuta giovedì sera, i membri del governo israeliano hanno duramente attaccato i 130 soldati di leva e riservisti che la scorsa settimana avevano firmato una lettera dichiarando che si sarebbero rifiutati di continuare a prestare servizio se il primo ministro Benyamin Netanyahu non si fosse impegnato per raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi. Secondo fonti del giornale israeliano Haaretz, Netanyahu ha dichiarato durante una riunione di gabinetto che i soldati “avevano perso, e in realtà non avevano mai avuto, una coscienza nazionale,” mentre un ministro ha chiesto che fossero imprigionati. I firmatari della lettera hanno risposto affermando che non cercare un accordo per il rilascio degli ostaggi “è un tradimento dell’etica sionista e dell’Idf con la quale siamo cresciuti”.

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