Il Papa torna a chiedere che ci sia una nuova architettura finanziaria, “audace e creativa”, che possa portare a una sospensione del debito estero delle nazioni più povere. La richiesta, che si colloca tra le speranze del Giubileo 2025, arriva durante l’incontro, svoltosi ieri, con i partecipanti al seminario dal titolo ‘Affrontare la crisi del debito nel Sud del mondo’, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze. Bergoglio ha discusso sul ruolo della finanza e dell’economia, affermando che non tutti i tipi di finanziamento siano corretti, ma solo quelli dove si può riscontrare “condivisione di responsabilità” tra le parti.
La crisi del debito, ha continuato a spiegare il Pontefice, che è conseguenza della globalizzazione mal gestita, del post pandemia e dei conflitti, “colpisce in particolare i Paesi a Sud del mondo, andando a provocare povertà” togliendo la possibilità di futuro alle persone che abitano lì.
Giustizia e solidarietà
Proprio per questo il Vescovo di Roma ha chiesto che si possano creare degli strumenti internazionali, basati su “solidarietà e sulla pace tra i popoli”. “Solo così” – ha proseguito – “il finanziamento non diventa indebitamento”. Soluzioni che, comunque, per il Papa, sono da trovare seguendo il solco della giustizia e della solidarietà, andando a seguire codici etici di condotta internazionale. Ha inoltre ricordato che, la condanna dei debiti nell’anno giubilare, era un’antica tradizione ebraica.
Rivolto ai partecipanti ha anche ricordato, che siamo solo “amministratori e custodi” e che non si può abitare in una casa comune, senza subire rimorsi, quando si è circondati da persone affamate, escluse socialmente e vulnerabili.
L’udienza generale
Dopo il colloquio, il Santo Padre ha tenuto la propria udienza generale in Piazza San Pietro, in Vaticano, dove ha parlato dello Spirito Santo, dell’etimologia di questo nome e della libertà. “La prima cosa che noi conosciamo di una persona, è il nome, e con esso che la chiamiamo. La terza persona della Trinità ha un nome: Spirito Santo. Ma è la versione latinizzata. Il nome dello ‘Spirito’, con cui lo hanno conosciuto i destinatari della rivelazione, dai profeti, a Maria, a Gesù, è ‘Ruach’, che significa ‘soffio, vento, respiro’. Nella Bibbia il nome è tanto importante da identificarsi quasi con la persona. Santificare il nome di Dio è santificare Dio stesso. Non è mai un appellativo meramente convenzionale”.
Sua Santità ha poi continuato il suo discorso, rivolto ai fedeli, incentrando le sue parole sul concetto di libertà che deriva dalla conoscenza del Paracleto: “L’immagine del vento serve ad esprimere la sua potenza. Spirito e potenza o potenza dello Spirito, è un binomio ricorrente nella Bibbia. Il vento è una forza indomabile, che smuove anche gli oceani. Anche in questo caso, però, per scoprire il senso pieno, non bisogna fermarsi all’Antico Testamento, ma arrivare a Gesù. Accanto alla potenza, infatti, Cristo mette un’altra caratteristica del vento: la libertà”.
Una libertà speciale
Una libertà che non può essere imprigionata né imbrigliata, secondo il Papa, il quale, però, dice di non confonderla con la facoltà di fare ciò che si vuole: “Il vento non si può imbrigliare, imbottigliare o inscatolare. È libero. Pretendere di rinchiudere lo Spirito Santo in tesi, concetti o trattati, come vuole fare il razionalismo moderno, significa perderlo, vanificarlo, ridurlo allo spirito puramente umano”. “Una persona libera – ha continuato il Vicario di Cristo – “è colui che ha lo Spirito del Signore, una libertà tutta speciale, diversa da quella che si intende. Non è la libertà di fare quello che si vuole ma fare liberamente ciò che Dio vuole. Non libertà di fare bene o male, ma libertà di fare il bene e farlo liberamente, cioè per attrazione e non per costrizione. La libertà dei figli, non quella di schiavi”. Nel finale del suo discorso, il Capo Spirituale della Chiesa Cattolica, ha aggiunto che “la vera libertà si esprime nel servizio, non nella carne. Conosciamo quando questa diventa un pretesto. San Paolo fa un elenco: fornicazione, dissolutezza, stregoneria, gelosie, divisioni, fazioni, orge o cose del genere. Ma è anche la libertà che permette ai ricchi di insultare i poveri. Quella che permette ai forti di sfruttare i deboli e a tutti di sfruttare l’ambiente. Questa non è la libertà dello spirito.” – concludendo col descrivere dove si può trovare il vero sentimento da ricercare – “Gesù può renderci uomini e donne veramente liberi, per servire nell’amore e nella gioia”.