lunedì, 25 Novembre, 2024
Esteri

Onu: sì all’ingresso della Palestina. L’Italia si astiene con Germania e UK. No degli Usa

Israele: “Espansione delle operazioni a Gaza”. Trattative con Washington

Come previsto il Gabinetto di guerra israeliano non smentisce mai il premier Netanyahu. Giovedì sera, in una nuova riunione, dopo il bluff di Hamas sull’accordo raggiunto, ha deciso “l’espansione dell’area di operazione” e ora l’esercito punta su Rafah. L’”espansione è limitata”, mirata, non dirompente per non urtare l’alleato americano, include azioni che vanno ancora concordate perché il Presidente Biden potrebbe interpretarle come il superamento delle linee rosse fissate. Il Segretario di Stato Antony Blinken in una telefonata con il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha ribadito che “gli Stati Uniti non sostengono una grande operazione militare a Rafah e rifiutano qualsiasi spostamento forzato di palestinesi da Gaza”.

La Palestina nelle Nazioni Unite

Israele ieri ha contestato anche l’apertura dell’Onu a riconoscere la Palestina come qualificata a diventare membro a pieno titolo dell’Organizzazione. L’ambasciatore Gilad Erdan (in predicato per diventare anche ambasciatori negli Stati Uniti) ha detto testualmente: “avete aperto le Nazioni Unite ai nazisti moderni.” “Questo giorno rimarrà ricordato nell’infamia”, ha aggiunto, parlando di uno “Stato terrorista palestinese che sarebbe guidato dall’Hitler dei nostri tempi”. “State facendo a pezzi la Carta Onu con le vostre mani”, ha detto passando alcune pagine del documento in un tritacarte. Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha definito a decisione dell`Assemblea generale delle Nazioni Unite di migliorare lo status dei palestinesi all’Onu un “premio per Hamas.” “Così l’Onu diventa irrilevante”, ha concluso. Il testo ha ottenuto 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni, tra queste anche l’Italia.

Verso la città di Rafah

Nella Striscia i tank e le truppe dell’Idf hanno preso il controllo della strada principale che separa la parte orientale da quella occidentale di Rafah, e di fatto hanno circondato l’intero lato orientale della città. Lo riporta il sito della Reuters citando testimonianze di “esplosioni e sparatorie quasi costanti nell’est e nel nord-est della città”. Mentre l’Egitto teme un esodo di sfollati, chiede aiuto agli Stati Uniti e dichiara: “gli sforzi egiziani nelle ultime settimane hanno fatto notevoli progressi nei negoziati per la tregua a Gaza, ma la saggezza nella gestione dei negoziati non impedisce all’Egitto di proteggere la propria sicurezza nazionale con tutti i mezzi”.

Usa: i “campus minati” dalle proteste

L’Amministrazione Biden è anche alle prese con i “campus minati” dalla proteste di alcune frange di studenti che, ieri, hanno costretto la polizia a fare irruzione all’alba anche alla University of Pennsylvania per sgomberare una tendopoli pro-palestinese. L’ingresso delle forze dell’ordine ha fatto seguito ad affermazioni del governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, un democratico, secondo cui “era passato” il momento per sgombrare il “green” del campus di Filadelfia dai manifestanti. Come nelle stesse ore al Massachusetts Institute of Technology, anche alla UPenn sono stati fatti arresti dopo che la polizia del campus aveva intimato agli studenti a sgomberare. Harvard ha cominciato a sospendere gli studenti che stanno occupando l’Harvard Yard. E’ sulle occupazioni è intervenuta anche l’ex Segretaria di Stato, Hillary Clinton che ha accusato gli studenti manifestanti pro-Gaza di essere ignoranti in merito alla storia del Medio Oriente. “Non ne sanno molto. Non sanno della storia del Medio Oriente e, francamente, della storia in generale, inclusa quella del nostro Paese”.

Blinken fa rapporto al Congresso

Mentre l’attuale Segretario di Stato Usa Antony Blinken starebbe presentando al Congresso un rapporto molto critico sulla condotta di Israele a Gaza, che non arriva però a concludere che ha violato i termini per l’uso delle armi statunitensi. Lo rende noto Times of Israel, che riprende Axios, sulla base delle dichiarazioni di tre funzionari statunitensi non meglio identificati. Secondo queste informazioni nelle ultime settimane c’è stato un braccio di ferro all’interno del Dipartimento di Stato sul contenuto del rapporto con l’intervento anche dell’ambasciata israeliana, motivi per i quali, probabilmente, Netanyahu vorrebbe sostituire in anticipo l’ambasciatore Michael Herzog (fratello del Presidente Isaac), con il quale avrebbe avuto sostanziali divergenze. Il premier Netanyahu, comunque, spera che con gli Stati Uniti “si superino i disaccordi.” Ma non molla sull’obbligo di “sconfiggere Hamas a Rafah.” E a Gaza sarà necessario che si imponga “un qualche tipo di governo civile, possibilmente con l’aiuto degli Emirati e di chiunque desideri la stabilità” dell’area.

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