sabato, 23 Novembre, 2024
Esteri

Le ipocrisie pacifiste su Gaza e la Palestina

Due Popoli e due Stati, è questo il tema ricorrente in ogni commento o dibattito che si svolge sulla guerra che Israele sta combattendo contro Hamas per liberare gli ostaggi e “bonificare” la striscia di Gaza.

Sono questi gli obiettivi di Israele dopo che, il 7 ottobre, Hamas ha firmato una delle pagine più tragiche e sanguinose che la storia contemporanea può ricordare.

Mai un tema “politico/storico” (due Popoli e due Stati) è stato così estraneo a ciò che sta, effettivamente, accadendo ai confini di Israele, in quella fortezza militare di Hamas quale è diventata la striscia di Gaza.

Finite le “piazzate” pro-palestina, se ne stanno accorgendo un po’ tutti tranne i soliti “noti”, un po’ miopi e un po’ ipocriti, infarciti di ideologie pacifiste/antimilitariste e incapaci di aprire gli occhi sulle forze oscure e del male che stanno attentando alla pace mondiale.

Forze che si stanno di nuovo muovendo non solo da Gaza ma anche dal Libano del Sud, dallo Yemen e dall’Iran verso Israele.

Condivido la linea dura di Netanyahu (i 4 giorni di tregua non la modificano) al quale spetta l’onere e la responsabilità di rispondere al più sanguinoso attacco che la storia di Israele ricordi: 1.400 civili barbaramente trucidati e 250 ostaggi (anziani e bambini) rapiti e tuttora nelle mani di Hamas.

Al netto di suoi errori politici e delle conseguenti contestazioni subite da parte dei suoi concittadini, sui quali non ho titolo e non mi sento di esprimere giudizi, il Primo Ministro israeliano sta mostrando la parte migliore di sé guidando in maniera inflessibile un Gabinetto di Guerra mettendo al suo fianco addirittura i suoi rivali dichiarati Gallant e Gantz.

Una scelta questa, di averli insieme, che “certifica” come, l’esistenza e la sicurezza di Israele, stia in cima a tutte le questioni, ai litigi e alle tensioni interne anche per un uomo come Netanyahu, lo stesso dicasi per Gallant e Gantz.

Non c’è una parola o una dichiarazione di questi uomini in cui non siano richiamate le priorità condivise: liberare gli ostaggi e porre fine alla violenza cieca e barbara dei fondamentalisti islamici.

In un momento così difficile e davanti ad una situazione di così tragica emergenza (non solo per Israele ma per tutto l’Occidente) Israele ci dà una “lezione” istituzionale che lascia senza parole specie in una Europa dove spesso, anzi quasi sempre, anche nei momenti più difficili, ci si fa le scarpe un con l’altro e allegramente.

Al termine di questa guerra speriamo più vicino possibile, Gaza, come ho già ricordato, dovrà essere “laicizzata” inserendo strumenti e sistemi di convivenza civile che creino uno spazio laico-civico di respiro e di distensione nella sua vita quotidiana, oggi, “intossicata” dal fondamentalismo.

Un processo di moderazione e “laicizzazione” che, sicuramente, sarà promosso proprio da Israele che deve tornare a controllare e amministrare Gaza sotto egida ONU.

Se si arriverà a questo obiettivo, solo allora si potrà riprendere il “tema”.

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