Le minacce di morte a Giorgia Meloni seguono di qualche giorno quelle contro il Ministro Calderoli. I seminatori di odio possono essere soddisfatti.
Non è questo quello che volevano? A furia di legittimare l’odio, consacrandolo come modello di relazioni sociali, politiche, economiche, legittimandolo nei talk show, nei titoli dei giornali e nel cicaleccio violento sui social, qualcuno comincia a prendere sul serio questi piromani della democrazia. Ed ecco i risultati. L’odio arriva a minacciare i vertici delle istituzioni.
Secondo un personaggio con le stellette esisterebbe perfino un diritto ad odiare. Ma l’odio non è compatibile con la democrazia, col vivere civile con la nostra Costituzione.
Se ne facciano una ragione gli entusiasti seguaci dei populisti di turno, dei demagoghi da strapazzo, dei campioni di audience a colpi di ingiurie, offese e parolacce. Nella nostra democrazia si può discutere di tutto, anche litigare qualche volta, ma non è ammissibile trattare la persona o il partito o il gruppo che ha idee diverse dalle nostre come se fosse un nemico da abbattere.
L’odio è subdolo perchè si camuffa spesso come capacità dialettica di eliminare l’avversario con le parole.
Ma la sua natura velenosa prima o poi emerge e trasforma un’avversione in un brutale atteggiamento violento. Anche quando non è seguito da azioni concrete, l’odio rimane espressione di violenza. Di tutto questo dovrebbero essere consapevoli coloro che prendono gusto a usare linguaggi e atteggiamenti offensivi, aggressivi, intolleranti nelle aule parlamentari, nelle televisioni, sulle prime pagine dei giornali: se c’è un clima di odio nel Paese è anche colpa loro che agiscono come influencer e legittimatori di questo cattivo sentimento.
Facciano un esame di coscienza. E coloro che conducono dibattito pubblico in tv e altrove abbiano il coraggio di non dare più spazio a odiatori di professione.
Lo Stato deve reagire con fermezza a qualsiasi tentativo di attacco anche solo verbale che possa minacciare l’incolumità di chiunque.
E’ importante che ci sia sempre solidarietà bipartisan di fronte alle minacce. Ma non basta, se un minuto dopo il linguaggio violento, la delegittimazione dell’avversario tornano a regnare incontrastati.