martedì, 30 Aprile, 2024
Esteri

Iràn. Il sangue non si copre con un velo

Il regime sanguinario di Teheran dice di voler abolire la polizia morale ma non la strage degli innocenti.
Il procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri ha riferito che “il Parlamento e la magistratura stanno lavorando per abolire la “Polizia morale” (ma questa non ha niente ha che fare con la magistratura ed è stata abolita da chi l’ha creata, sostiene)”, istituzione che vigila sui diversi obblighi degli iraniani, tra cui la copertura del capo con l’hijab per le donne. Parliamo di un’istituzione (Gasht-e Ershad) introdotta nel 2005 da Ahmadinejad, quale settore speciale delle forze dell’ordine iraniane, e che ha il compito di fare rispettare il codice di abbigliamento per le donne, introdotto subito dopo la rivoluzione islamica del 1979. Continuando con le dichiarazioni, Montazeri, ha aggiunto “mercoledì abbiamo avuto un incontro con la commissione culturale del Parlamento e vedremo i risultati tra una settimana o due”.

Per contro il presidente, Ebrahim Raisi, ha rinnovato la sua visione di immutabilità dei valori della Costituzione, parlando al massimo di flessibilità di metodi di attuazione della Costituzione, ribadendo l’importanza del conformarsi all’abbigliamento imposto soprattutto nella città santa di Qom. Possiamo supporre che piuttosto che con la morte chi non rispetta la Costituzione pagherà col carcere o con lesioni non mortali? Sotto qualunque sguardo umano questo non appare abbastanza.

Invece ciò che continua ad essere intollerabile allo sguardo, di chi ancora ha la volontà di sentirsi umano è vedere la distruzione delle case di atlete che si sono ribellate al velo, come nel caso di Elnaz Rekabi, che a Seul durante gli internazionali di arrampicata ha voluto fare un gesto di solidarietà per tutte le sue sorelle trucidate.

Non è sostenibile al pensiero, accettare la recente condanna a morte di Fahimeh Karim, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli, accusata di aver dato calci a un poliziotto durante una manifestazione a Teheran.

Dopo quasi tre mesi di proteste questo è il mediare? No Presidente, il sangue versato non potete nasconderlo dietro il velo, fare una questione di concessioni, dopo le lacrime infinite versate da chi ha perso i propri figli, le proprie mogli, i propri mariti. Questo è sacro, la vita, la dignità, e il “qualsiasi costo”, con cui il regime ha cercato di reprimere le proteste, stavolta non è inferiore al “qualsiasi costo” che uomini e donne iraniani sono disposti a pagare per “la donna, la vita, la libertà” e “l’uomo, la patria, la civiltà”.

Ce lo spiega bene Pedram Entezar, referente degli studenti iraniani in Italia: Possono anche abolire il velo, possono anche dire che Kahmenei se ne andrà, ma devono andare via tutti. Noi non ci fermeremo finché non andranno via tutti. Hanno rovinato l’Iran, la natura, hanno costretto gli omosessuali a una non vita, la comunità ebraica, gli afgani che non hanno nemmeno la carta di identità, i disabili che muoiono perché gli vengono negate le cure adeguate. Loro sono macchine da guerra, che direttamente o indirettamente stanno creando guerra in tutto il Medioriente. Noi vogliamo una repubblica parlamentare, non ci fermeremo fino al raggiungimento di questo. L’Italia deve chiudere ogni tipo di trattativa con la Repubblica Islamica, perché loro non rappresentano l’Iran. Il 10 dicembre ci sarà a Roma la marcia per l’Iran, coincidente con la giornata internazionale per i diritti umani. Dovete essere tutti con noi”.

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