sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Le verità nascoste di Mosca sull’attentato al ponte in Crimea

Il servizio russo FSB ha comunicato di aver arrestato 8 uomini ricostruendo la dinamica di quanto accaduto sul ponte di Kerch in Crimea la mattina dell’8 ottobre.

Secondo l’FSB, “La bomba è stata camuffata in rotoli di pellicola di polietilene da costruzione su 22 pallet del peso complessivo di 22,77 tonnellate e spedita all’inizio di agosto dal porto di Odessa a Ruse in Bulgaria in base al contratto tra Translogistics UA Ltd (Kiev) e Baltex Capital S.A. (Ruse)”.

Sempre in base alla “ricostruzione” fatta dai russi, tra il 29 settembre e il 3 ottobre la spedizione sarebbe stata sdoganata al terminal Transalliance di Erevan, con sostituzione dei documenti di carico, a seguito della quale lo speditore è divenuto la società GU ARJ Group LLC, con sede in Armenia e il destinatario la ditta Lider LLC, con sede a Mosca. Nel rapporto si legge che il camion, immatricolato in Georgia, avrebbe “attraversato il confine russo-georgiano a Verkhny Lars il 4 ottobre ed è stato consegnato/scaricato presso la base all’ingrosso di Armavir, nella regione di Krasnodar”. Il giorno seguente, i documenti di carico sarebbero stati nuovamente modificati, indicando come mittente la OOO TEK-34 e come destinatario una ditta inesistente in Crimea. Lo stesso giorno, i pallet sono stati caricati sul camion del cittadino russo Mahir Yusubov (1971) – l’uomo di cui fin dall’inizio sono state diffuse le generalità – che “si è recato a Simferopol, e l’8 ottobre alle 06.03, mentre percorreva il ponte della Crimea, è avvenuta l’esplosione”.

Le immagini del camion non corrispondono

Molti dettagli inseriti nella ricostruzione però non quadrano. Se si confrontano alcune immagini fornite dagli stessi russi ed altre evidenze recuperate tramite le cosiddette “fonti aperte” emergono numerose discrepanze. Alcune incongruenze sono così macroscopiche che portano a ritenere che addirittura l’autoarticolato di cui l’FSB ha mostrato l’immagine a raggi X sia differente da quello ripreso delle telecamere di videosorveglianza durante l’ispezione effettuata al momento dell’ingresso sul ponte. Innanzitutto, il camion visibile nelle riprese delle telecamere a circuito chiuso è del tipo “International ProStar” con doppio asse posteriore, mentre il camion dell’immagine a raggi X ha un solo asse posteriore. La ruota di scorta del rimorchio è posizionata diversamente nel camion delle riprese rispetto a quello scansionato ai raggi X.  Non meno importante un altro particolare: il paraurti laterale non risulta visibile nelle radiografie. Da tutto ciò se ne ricava che la “scansione” inserita dai russi nel rapporto non coincide in alcun modo con le fattezze del camion effettivamente esploso.

Gli elementi comparati portano a sollevare seri dubbi sul livello di affidabilità dell’intero rapporto redatto dall’FSB. Queste contraddizioni potrebbero essere spiegate come il maldestro tentativo di coprire le enormi carenze evidenziate dall’apparato preposto a garantire la sicurezza del ponte, ovvero l’obiettivo è quello di far passare in secondo piano il fatto, non meno grave, che l’esplosione sul Ponte Kerch sia avvenuta utilizzando un mezzo proveniente dalla Russia. Le risultanze diffuse dai servizi di intelligence russi hanno descritto uno scenario in cui risulterebbero coinvolte, in modo diretto ed indiretto, oltre all’Ucraina, ben altre tre nazioni: Bulgaria, Georgia ed Armenia. Appurare la veridicità di tali asserzioni risulta impossibile tenuto conto che solo i russi hanno avuto accesso al luogo dell’esplosione e che tutti gli elementi “collazionati” sembrano avere la sola finalità di dimostrare le responsabilità ucraine.

Il giudice russo che aveva indagato sulla figlia di Kadyrov

Un dettaglio non di poco conto, se si considera che Putin si è pubblicamente assunto la piena responsabilità degli ultimi efferati attacchi sferrati in territorio ucraino contro civili, affermando di averli disposti, in accordo con il Ministro della Difesa Shoigu, quale risposta all’attacco subito del Ponte di Kerch. Certo è singolare scoprire, con qualche giorno di ritardo, che una delle quattro vittime dell’esplosione al ponte sia stata Sergey Maslov, giudice russo definito da alcune fonti “indipendente” ed “incorruttibile”, che si era occupato di alcuni casi giudiziari relativi a Gazprom ed alla figlia di Ramzan Kadirov, il leader ceceno vicinissimo a Putin che da tempo chiedeva una escalation del conflitto. Semmai la storia, ed il condizionale è d’obbligo in questo caso, dovesse consegnarci una verità diversa rispetto a quella “confezionata” con grande tempestività dai servizi di intelligence russi, il giudice Maslov potrebbe essere solo l’ultima vittima di una lotta interna.

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Redazione

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