Pace sociale e pace fiscale. Si possono conciliare? Direi si deve. Non possiamo permetterci una “pandemia fiscale” dopo aver pressoché sconfitto (cassandre a parte) quella naturale.
Che effetto ha, per il “marketing” dell’Agenzia delle Entrate, l’annuncio della ripartenza di 5 milioni di cartelle esattoriali congelate per i danni economici del Covid (rettifico, delle politiche di gestione dell’emergenza)?
L’effetto è – per quanto di competenza di chi scrive- economicamente devastante.
Si, perché un fisco persecutore non induce nessuno dei debitori (sia chiaro, una parte cospicua di essi ha fatto furberie) ad adempimenti spontanei, per giunta quando l’ironia della sorte vuole che moltissime cartelle hanno importi relativamente esigui e riguardano ipotesi bagatellari (sanzioni, multe, bollette impagate, micro contenzioso tributario).
Quello che va risolto tra gli altri è un caso a monte: come nasce una cartella esattoriale? Come nasce l’obbligo tributario?
Al di là del sacrosanto dettato costituzionale, sempre che però un giorno si possa finalmente giungere alla tanto agognata proporzionalità, spesso i cittadini si ritrovano debitori per necessità o per errore.
L’errore che nasce dalla totale confusione della normativa fiscale, mai sufficientemente disboscata e resa umanamente digeribile, con gravi responsabilità di tutte le forze politiche che hanno governato il paese negli ultimi 20 anni. Riforme fiscali che ci chiede l’Europa e che, giova forse rammentarlo in campagna elettorale, costituiranno sempre una delle precondizioni per accedere a qualsivoglia forma di agevolazione finanziaria da parte di chi ci osserva.
L’evasione fiscale di necessità è ormai un dato acquisito, come lo è quello di una pressione fiscale effettiva fuori controllo e mai adeguatamente misurata. Per capirla devi stare dalla mattina alla sera in azienda, non al Ministero.
Per questo il cuneo fiscale è il target comune per ogni forza politica ché voglia temperare gli effetti sociali insidiosi della ripresa settembrina. Poi, cosa dire degli interventi urgenti che richiederà sempre più il caro energia causato dalla dissennata guerra in corso (e da qualche imprudenza in politica estera), ove si imporrà di non alimentare la produzione di altre cartelle esattoriali riducendo, ad esempio, gli inspiegabili oneri di sistema sulle bollette (il resto è di più difficile gestione)? O razionalizzando il mercato elettrico, aprendo forse ad una sana concorrenza? Le coperture? Ma come.?….C’è il Pnrr!
Anche lì la trattazione si farebbe dolorosa pensando agli innumerevoli vincoli e lacci burocratici per l’utilizzo dei fondi.
Insomma… …un ginepraio, da tagliare con robuste rasoiate di buon senso normativo.
* Docente di Diritto dell’economia – Università di Cassino