martedì, 19 Marzo, 2024
Politica

5s la tempesta perfetta. Grillo-Sansone costringe Conte a fondare il suo partito. Per andare verso il centro?

In molti pronti a seguirlo. E Di Maio che fa?

Grillo-Sansone non ha messo nel conto la possibile deflagrazione della sua creatura e la nascita di un nuovo partito di Conte in cui confluirebbero molti parlamentari. Di Maio torna in campo ma trova un Movimento ridotto all’ombra di se stesso.
Grillo come Sansone? Chissà se il padre-padrone dei 5 stelle, come il manzoniano Principe di Condè, abbia dormito tutta la notte prima di scrivere la scomunica contro Giuseppe Conte. Chissà Fatto sta che il nobile francese a Rocroi vinse una storica battaglia contro gli spagnoli. Grillo sembra che abbia perso la sua nei confronti di Conte. Il fondatore del Movimento negli ultimi mesi non ne ha indovinata una: la sortita improvvida sulla delicata vicenda del figlio, la designazione di Conte al vertice dei 5 Stelle poi rovinosamente finita in una bocciatura, la scelta di Cingolani come ministro dello strategico Ministero della Transizione ecologica definita un “bagno di sangue”. Grillo si è rimangiato  le sue decisioni politiche e , nel caso di Conte lo ha fatto in malo modo, senza stile, senza la dovuta prudenza. a modo suo, come se  mandare a quel paese uno che lui stesso aveva voluto alla guida di due governi e poi del suo movimento non fosse un modo per mandare al diavolo anche se stesso. E, infatti, Grillo ha seminato vento e ora raccoglie tempesta. Il M5S è sull’orlo dell’implosione finale, Grillo ha impresso la spinta finale alle colonne su cui reggeva il Movimento e ora tutto traballa.

 

Uscire dai 5 Stelle fondare un partito andare dove?

Ma il pallino è nelle mani di Conte. Come può restare in un Movimento dopo che il Garante gli ha dato dell’incapace buttando a mare 4 mesi di lavoro sul nuovo statuto e  tornando tra le braccia di Casaleggio? Restare avrebbe senso solo se Conte volesse fare una guerra totale contro Grillo e scalzarlo dal trono di comando. Ma uno scontro tra i due ha un ostacolo oggettivo: la proprietà del simbolo che è saldamente nelle mani del fondatore, anche se il  valore del brand segue le sorti del proprietario: sempre meno credibile sempre meno attraente. Non si vota una memoria ma il presente. Conte sa benissimo che restare lì dentro e fare la fronda avrebbe poco senso.

Grillo è più bravo di lui  nella parlantina e negli attacchi non ha freni inibitori, oltre ad avere un blog personale che ha un enorme seguito. Conte potrebbe cacciarsi in una guerriglia estenuante in cui Grillo potrebbe fare quadrato con gli oltranzisti alla Di Battista e  additare Conte come il “traditore” moderato che vuole snaturare il Movimento. Per questo all’ex Presidente del Consiglio non rimane che la scelta obbligata di andar via dal Movimento portandosi dietro un gruppo nutrito di parlamentari con i quali costituire  gruppi alla Camera e al Senato e costituire il nucleo di un nuovo partito che necessariamente dovrebbe guardare oltre l’esperienza dei 5 Stelle ,cercando di coprire una parte dello spazio dell’area moderata.

 

Il problema del terzo mandato

Non è un’idea nuova, Conte lo sa benissimo che questa strada gli era stata indicata da circa un anno da chi ha a cuore la stabilità del sistema politico italiano, ora sbilanciato e senza un centro di gravità. Ora tutto è più complicato, anche perché sicuramente Di Maio farà di tutto per riprendere il controllo dei 5Stelle e questo  potrebbe creare più di un problema all’iniziativa di Conte.

Ma dalla sua l’ex Presidente del Consiglio ha, tra le altre, una carta fortissima: chi esce dai 5 stelle e lo segue non avrà più il vincolo dei due mandati e potrà ricandidarsi. Problema che invece avranno coloro che resteranno sotto lo scettro di Grillo che ha già detto no al terzo mandato.

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