“Il Governo è ancora nelle condizioni di correggere il decreto sostegni bis o di adottare un provvedimento finalizzato a scongiurare l’uscita dal blocco dei licenziamenti”. Lo ha detto oggi a “Uno Mattina” su Rai Uno il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. “Le ragioni che hanno dato luogo 15 mesi fa al blocco dei licenziamenti rimangono irrisolte: occupazione precaria, ammortizzatori sociali non riformati, politiche attive non avviate, continua a mancare un grande piano nazionale sulla formazione e la crescita delle competenze”, ha sottolineato il leader Cisl, rilanciando le ragioni delle manifestazioni unitarie di sabato 26 giugno.
“Abbiamo alle nostre spalle un milione di posti di lavoro persi nell’ultimo anno tra lavoro dipendente ed indipendente, 5 miliardi quasi di ore di cassa integrazione e 40 miliardi di massa salariale bruciata. Non è possibile avere ulteriori licenziamenti”. “Ecco perché – ha sottolineato – stiamo chiedendo di spostare almeno fino alla fine di ottobre il blocco nella prospettiva di centrare due obiettivi: da un lato consolidare e rafforzare la ripresa economica, dall’altro, realizzare le riforme necessarie al nostro paese con l’obiettivo di attutire i contraccolpi che l’uscita dal blocco rischia di creare con la perdita di altre centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Bisogna rilanciare urgentemente gli investimenti pubblici in infrastrutture, nuove politiche industriali, reti digitali, innovazione, ricerca, formazione, condizione necessaria soprattutto nel Mezzogiorno per generare nuova occupazione e rilanciare l’economia”, ha aggiunto Sbarra. “Abbiamo la formidabile opportunità davanti a noi, utilizzare le risorse del Recovery Plan ed il nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2021- 2027, oltre al Fondo sviluppo e coesione.
Noi chiediamo al Governo di aprire un grande confronto con le parti sociali mettendo sullo sfondo l’idea di negoziare e contrattare un nuovo, moderno patto sociale per la crescita, lo sviluppo, il lavoro, l’equità, che aiuti ed accompagni nella coesione sociale il paese verso la ripartenza e la ricostruzione. Noi dobbiamo anche ridurre le tante diseguaglianze sociali e l’oceano di povertà che è esplosa in questi mesi.
Dobbiamo farlo insieme, ritornando – ha sottolineato – al modello del 1992-1993 quando Governo e parti sociali affrontarono nella responsabilità il problema dell’inflazione e dell’ingresso del nostro paese nella moneta unica. Abbiamo già firmato con il Governo Draghi il patto sulla P.A. e la scuola, aggiornato i protocolli su salute e sicurezza, sostenuto la campagna di vaccinazione, scongiurato la liberalizzazione degli appalti”.