domenica, 24 Novembre, 2024
Esteri

Israele: Covid, task force digitale incaricata di contrastare le false affermazioni sui vaccini

Benche’ sempre in testa nella campagna di vaccinazione anti-coronavirus, Israele sta ora affrontando un netto rallentamento nel tassi di vaccinazione che viene attribuito soprattutto alla disinformazione on-line. Ora il Ministero della salute ha deciso di passare al contrattacco impiegando un mix di suggerimenti e incentivi nello sforzo di persuadere i riluttanti a farsi vaccinare. A tale scopo e’ stata potenziata una task force digitale incaricata di contrastare le false affermazioni sui vaccini, mentre i governi locali fanno ricorso a testimonial DJ e persino alla distribuzione di cibo per attirare le persone ai centri di vaccinazione. “Decidete se far parte dei festeggiamenti o se restare indietro” ha scritto su Twitter il ministro della salute Yuli Edelstein, che ha poi aggiunto con un gioco di parole: “Offrite una spalla al vaccino”.
Da quando Israele ha lanciato a dicembre la sua campagna di vaccinazioni, piu’ di un quarto della popolazione totale (2,5 milioni di persone) ha ricevuto entrambe le dosi del vaccino Pfizer/BioNTech, mentre piu’ del 44% ha ricevuto almeno la prima dose.

Si tratta di tassi di vaccinazione tra i piu’ alti al mondo, ma un motivo di seria preoccupazione e’ dato dal calo registrato da quando, questo mese, il vaccino e’ stato reso disponibile a tutti gli abitanti di eta’ superiore ai 16 anni. A febbraio Israele ha registrato una media di poco piu’ di 106.000 vaccinazioni al giorno contro la media giornaliera di gennaio di oltre 127.000 al giorno. La riluttanza a farsi vaccinare di alcuni gruppi della popolazione e’ una delle ragioni principali per cui i tassi di contagio rimangono alti. La scorsa settimana, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che il vero ostacolo al completamento della missione e’ costituito da “fake news e credenze superstiziose, a volte malevole, che vengono propinate alla gente attraverso internet”. Il Ministero della salute sta investendo milioni di dollari nello sforzo di informare il pubblico in modo corretto: compito complicato, perche’ alcuni segmenti della societa’ tendono a opporsi all’appello a vaccinarsi per diversi motivi.

Nel caso degli ultra-ortodossi, alcuni leader religiosi influenti hanno detto ai loro seguaci di non farsi vaccinare. Dal canto suo, la minoranza araba di Israele registra tassi di vaccinazione piu’ bassi verosimilmente legati a un livello piu’ alto di diffidenza verso le autorita’. Infine, alcuni giovani israeliani prendono la cosa alla leggera ritenendo di non potersi ammalare gravemente. Le autorita’ israeliane stanno anche escogitando incentivi per spingere i riluttanti a vaccinarsi. I Ministeri della salute e della cultura hanno annunciato che alla fine di questo mese riapriranno musei, biblioteche, sale per concerti e altri eventi culturali, ma solo per coloro che risultano completamente immunizzati. Il Ministero della salute sta anche reclutando decine di influencer israeliani sui social network per promuovere la vaccinazione in contemporanea con la sua campagna video. Un video diffuso nel giorno di San Valentino mostra un uomo che offre alla sua ragazza una piccola scatola come quella di un anello e le dice: “Ti farai vaccinare con me?”, mentre lei apre la scatola e trova una fiala di vaccino.

La citta’ ultra-ortodossa di Bnei Brak ha cercato di incoraggiare la vaccinazione servendo gratuitamente piatti di cholent (un sostanzioso stufato) ai residenti che si presentavano per il vaccino. Un portavoce municipale ha detto che l’Operazione Cholent di giovedi’ ha triplicato il numero medio di presenze. La stampa locale riferisce che a Holon, un sobborgo di Tel Aviv, con l’aiuto di vari DJ e’ stata creata un’atmosfera di festa per attirare i giovani over-16, dal momento che i dati del Ministero mostrano che gli israeliani tra i 16 e i 30 anni si sono finora vaccinati a livelli molto inferiori della media nazionale. Tuttavia, per la grande maggioranza degli israeliani di ogni classe d’eta’, il vero e principale incentivo per mettersi in coda e’ stata la disponibilita’ dei vaccini. In un ambulatorio a Tel Aviv, Moran Keret, 44 anni, dice che un amico l’ha convinta a presentarsi. “Il coronavirus non sta andando via – dice – Quindi, siccome lui non scompare, eccomi qui”.

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