venerdì, 29 Marzo, 2024
Sanità

Emergenza Covid: sulle spalle dei medici gli errori dei tagli alla sanità. Contiamo troppi lutti e tanti sacrifici, ma ora basta

“Piena solidarietà, mia e della Fnomceo, a tutti i medici italiani”.

È il sentimento espresso dal presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, nel giorno in cui salgono a 188 i colleghi morti a causa del Covid.

Le ultime vittime sono due medici di famiglia: Domenico Pacilio, di Napoli, e Giorgio Drago, storico medico, per 40 anni, del “Quartiere Cristo” di Alessandria, dove, dopo la pensione, continuava la sua attività come libero professionista.

“Medici italiani costretti, in questo momento difficile”, sottolinea con rammarico Filippo Anelli, “insieme agli altri professionisti della salute, a reggere sulle loro spalle il Sistema sanitario nazionale scontando carenze e inefficienze, organizzative e di sistema, dovute alle politiche degli anni passati, che consideravano la sanità come terreno di risparmio e non come risorsa su cui investire”. La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, oltre ad esprimere il suo cordoglio in questi giorni ha sollecitato nuove chiusure di fronte al dilagare della pandemia.

“Siamo vicini ai medici degli ospedali, costretti a inventare soluzioni per continuare a erogare servizi, a costruire dighe per arginare questa seconda ondata dell’epidemia”, fa presente Anelli che ricorda l’allarme del sindacato Cimo-Federmed, “che invoca il lockdown per raffreddare il contagio ed evitare l’‘esplosione’ degli ospedali. Sempre di oggi la denuncia dei medici internisti, geriatri e infermieri di Medicina interna, che constatano come gli ospedali siano ormai vicini al collasso, per carenza di personale e mancanza di posti letto a fronte dell’abnorme afflusso di malati. Mentre Agenas avverte: in Italia, il 52% dei ricoveri nei reparti di area non critica degli ospedali riguarda pazienti Covid, il 37% nelle terapie intensive”.

“Riceviamo, come singoli e anche qui in Fnomceo, numerose lettere di apprezzamento per l’operato dei medici di famiglia”, rivela il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, “E li chiamo così volutamente, perché in molti casi sono l’unico riferimento dei pazienti sul territorio, al quale si aggrappano, con fiducia, come a un familiare, h24 e sette giorni su sette, senza limiti di disponibilità e senza liste d’attesa. Dei 580.833 pazienti Covid in isolamento domiciliare; dei pazienti cronici, perché le altre patologie non vanno in lockdown”.

“Eppure, l’organizzazione dei servizi territoriali è la stessa di vent’anni fa”, ricorda ancora Anelli, “In tutto questo tempo, sono nate nuove professioni sanitarie; sono stati fatti enormi progressi scientifici, clinici, tecnologici; è mutata la demografia della popolazione generale, con un invecchiamento e aumento della cronicità, e anche di quella medica, con una carenza di medici di medicina generale dovuta ai pensionamenti non compensati da nuovi ingressi. E, in questo scenario così mobile, il medico di medicina generale è sempre, nell’immaginario collettivo ma anche nei fatti, il vecchio medico condotto, armato di borsa e fonendoscopio”. C’è bisogno secondo il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, di un momento di forte rilancio del ruolo e lavoro dei medici di famiglia.

“E allora è il momento di un colpo di reni”, chiede Anelli, che faccia emergere questo lavoro oscuro ma efficace, che, anche con questa scarsità di risorse, salva ogni giorno migliaia di vite. È il momento di collaborare con le altre professioni, affiancando al medico di famiglia l’infermiere, lo psicologo, l’ostetrica, il fisioterapista, il tecnico di radiologia, l’assistente sanitaria il personale amministrativo e di studio. È il momento di coordinarli con gli specialisti ambulatoriali; di metterli in rete con il 118 e i colleghi dell’ospedale. È il momento di dotarli di strutture e strumentazioni adeguate, di metterli in condizione di prescrivere le terapie più appropriate e di fruire di tutte le possibilità offerte dalla telemedicina e dalle nuove tecnologie. Perché non è solo un modo di dire che l’unione fa la forza”, sottolinea il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, “L’unità tra i professionisti, la solidarietà tra i diversi attori, la sintonia con i cittadini è la sola chiave che ci aprirà le porte per uscire dalla pandemia. Ed è un diritto dei cittadini quello di avere a disposizione, con la maggiore prossimità e capillarità possibile, e con la massima sinergia, le migliori competenze per la sua salute nel momento e nel luogo in cui ne ha bisogno”.

Per Anelli non è più possibile contare solo sulla disponibilità dei medici e suo loro senso del dovere, ora servono riforme e impegni concreti. “I medici ci sono, fedeli ai valori del loro Giuramento così come, ne siamo certi, ci sono gli altri professionisti sanitari. Ma non si può contare sempre sulla disponibilità del singolo”, conclude il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, “magari criticandolo e additandolo perché ottiene un giusto riconoscimento economico per il proprio lavoro. Senza pensare ai contratti e alle convenzioni ferme da dieci anni, agli straordinari, per gli ospedalieri, non pagati, alle ferie non fruite. È vero, sono le persone a fare il sistema. Ma è, dall’altra parte, il sistema che deve riconoscere e valorizzare, anche concretamente, il ruolo dei professionisti della Salute, investendo sul capitale umano del nostro Servizio Sanitario nazionale. Servizio sanitario che ha retto sinora grazie alla forza, alle idee e anche ai sacrifici dei medici e degli altri operatori”.

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