martedì, 17 Giugno, 2025
Società

G7: Meloni cerca la tregua, Trump spacca il vertice

Al vertice in Canada il Premier guida lo sforzo europeo per il cessate il fuoco a Gaza. Ma l’irruzione del Tycoon tra provocazioni su Russia e Cina gela ogni intesa su Iran e Medioriente

L'apertura della prima sessione di lavoro del G7
L’apertura della prima sessione di lavoro del G7

Diciamolo sùbito. Il G7 iniziato ieri e in programma fino a oggi tra le montagne canadesi prometteva ben altro. E invece, oltre che ad alcune aperture diplomatiche, il vertice dei 7 Grandi è stato anche all’insegna delle tensioni e di alcune dichiarazioni che di certo faranno discutere. Sul tavolo della ‘riunion’ dei leader delle principali potenze democratiche del mondo riunite in quel di Kananaskis, si sono discussi i dossier più urgenti della stretta attualità che tutto sommato sono (è il caso di dirlo) un vero bollettino di guerra: il conflitto tra Iran e Israele, le ostilità in Ucraina, la crisi umanitaria a Gaza, i dazi commerciali e le migrazioni. Ma come sempre, prima di tutto, bisogna fare i conti con la scheggia impazzita, alias Donald Trump.

La proposta di Meloni

Ieri tra i primi ad attirare l’attenzione ecco il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha cercato sùbito consensi attorno a una proposta di iniziativa comune per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. L’Italia, hanno sottolineato fonti vicine a Palazzo Chigi, vuole giocare un ruolo attivo in una delle crisi umanitarie più drammatiche degli ultimi decenni. Il Premier ha trovato sponde in Europa: da Macron a Starmer, da Costa a Ursula von der Leyen, fino al padrone di casa Mark Carney. Tutti si sono detti pronti a esplorare l’opzione di una tregua, per fermare le ostilità tra Hamas e Israele che hanno già causato migliaia di vittime civili e aggravato il disastro umanitario nella Striscia.

L’incontro informale avvenuto nella serata di domenica tra Meloni, il Presidente francese, il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, il Premier britannico e Carney stesso ha gettato le basi per un possibile documento comune sulla de-escalation. Una dichiarazione che dovrebbe vedere la luce entro la chiusura del vertice, ma che rischia di naufragare sotto il peso dell’opposizione americana.

La voce fuori dal coro

Il Presidente Meloni con il Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump
Il Presidente Meloni con il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump

È infatti è stato l’attuale inquilino della Casa Bianca, Trump, a rompere il fronte unitario. In una serie di dichiarazioni rilasciate a margine dei lavori, il Tycoon statunitense ha messo in chiaro che non firmerà alcuna dichiarazione che contenga riferimenti espliciti a una de-escalation tra Iran e Israele: “L’Iran deve negoziare immediatamente prima che sia troppo tardi”, ha spiegato in un incontro con Carney. “Israele sta andando molto bene, non vedo ragioni per rallentare”. Ma le parole più esplosive Trump le ha riservate al passato e al futuro del G7. “È stato un errore escludere la Russia dal G8”, ha tuonato, tornando su un vecchio cavallo di battaglia. “Se Putin fosse stato dentro, non ci sarebbe stata la guerra”. Una tesi respinta al mittente da più di un leader presente, ma che ha avuto l’effetto immediato di riaprire una ferita mai cicatrizzata: quella dell’invasione della Crimea nel 2014, che spinse i Paesi occidentali a sospendere Mosca dal club.

Non solo: Trump ha persino ipotizzato l’ingresso della Cina nel G7, sostenendo che “non sarebbe una cattiva idea” coinvolgere la seconda economia mondiale. “Ma bisogna parlare con persone che parlano davvero”, ha aggiunto in tono ironico. Dichiarazioni che hanno lasciato interdetti molti diplomatici e confermato come l’approccio americano al multilateralismo sia tornato a essere, nel suo secondo mandato, quanto meno controverso.

La linea europea

Antonio Costa, Presidente del Consiglio Europeo
Antonio Costa, Presidente del Consiglio Europeo

Il portoghese Antonio Costa, Presidente del Consiglio europeo, ha parlato di “momento critico per l’unità dell’Occidente”. Anche il nuovo Premier tedesco Merz ha espresso perplessità verso le uscite di Trump, mentre Macron ha liquidato la proposta su Mosca come “fuori dal tempo”. Starmer, alla sua prima partecipazione al G7, ha invece colto l’occasione per rafforzare la posizione del Regno Unito sullo scacchiere globale, allineandosi con le posizioni europee sulla necessità di un cessate il fuoco a Gaza e difendendo l’integrità territoriale dell’Ucraina: “La pace richiede fermezza, non ambiguità”.

Il dossier ucraino è stato al centro della cena ufficiale di ieri sera, ma entrerà nel vivo oggi con l’arrivo del Presidente Volodymyr Zelensky. Il leader ucraino ha già fatto sapere di voler discutere direttamente con Trump dell’acquisto di nuove forniture militari statunitensi.

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