giovedì, 13 Marzo, 2025
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Moda, settore da sostenere. La Cna: contro la crisi la politica faccia la sua parte

Le mani, la testa, il cuore. Così la moda è rappresentato dalla Confederazione nazionale degli artigiani che chiama tutti ad una presa di posizione per rilanciare il settore. “È arrivato il momento che la politica dia le risposte giuste al settore della moda. Le risposte giuste ai nostri artigiani per quanto fanno con le mani, la testa, il cuore. E per quanto creano, orgoglio del Made in Italy in tutto il mondo”, sottolinea il presidente nazionale Cna, Dario Costantini nell’aprire i lavori del confronto dal titolo: “Dialogo sul settore moda”, tenuto a Roma nell’auditorium della Cna. “Giornata densa di interventi nella quale, allo stesso tavolo”, evidenzia la Cna, “imprenditori e sindacalisti si sono confrontati con il cattivo momento del settore, un cattivo momento peraltro che dura da quindici anni perlomeno”.

I provvedimenti sbagliati

Nel suo intervento Costantini ha messo in risalto il peso specifico di artigiani e piccole imprese nel sistema Paese e ha evidenziato il loro ruolo anche innovativo, sottolineando, ad esempio, che un terzo delle piccole imprese utilizza l’Intelligenza artificiale. “Purtroppo i luoghi comuni”, ha fatto presente Costantini, “sono duri a morire e soprattutto le leggi non sono adeguate alla realtà in mutamento: la Legge quadro sull’artigianato risale a oltre quarant’anni fa”. Il presidente della Cna ha evidenziato inoltro due “vulnus”, recenti al sistema imprenditoriale italiano, e più precisamente agli artigiani, le micro e le piccole imprese. Prima di tutto, la mancata soluzione del caro energia, perlomeno per i ‘“piccoli” e, inoltre, c’è la insoddisfazione per la tassa anti calamità, “provvedimento che mette al riparo dalle conseguenze delle calamità”
A introdurre i lavori “Dialogo sul settore moda”, è stato il responsabile dipartimento Relazioni sindacali, Maurizio De Carli, che ha posto l’accento sull’importanza delle relazioni sociali.

Moda aiuta l’Italia e il Pil

Il peso del settore moda nell’economia nazionale e il suo stato di salute sono stati illustrati dal responsabile Centro studi Cna, Antonio Murzi. “Il comparto rappresenta una delle realtà più importanti della manifattura italiana con il 16% delle imprese, il 12,3% dell’occupazione, l’8,6% della ricchezza totale e il 10,5% delle esportazioni. E’ il settore nel quale le donne sono oltre il 55% delle addette”, ha fatto presente Murzi, “E dove è significativamente rilevante il contributo di artigiani, micro e piccole imprese, che rappresentano il 95,9% della base produttiva e il 54,7% della forza lavoro, realizzano il 22,9% del fatturato e contribuiscono a creare il 35,7% del valore aggiunto”.

Crisi che dura da 15 anni

Il biennio 2023/2024 è stato molto duro per il settore della moda, che ha perso il 9,7% di valore aggiunto contro il -1,9% del comparto manifatturiero riducendo del 3% la forza lavoro. “Il brutto momento in realtà dura però da ben prima, è scoppiata quindici e passa anni fa, ai tempi della bolla finanziaria”, ha osservato ancora Antonio Murzi.

Cosa si chiede al Governo

A sottolineare le difficoltà delle imprese il responsabile nazionale di CNA Federmoda, Antonio Franceschini, che ha elencato le richieste alla politica: ammortizzatori sociali, più favorevole, accesso al credito, facilitazioni nei versamenti tributari ed erariali. Franceschini ha ricordato inoltre il ruolo delle forze sociali: “quando nessuno si era ancora accorto dell’acutezza della crisi nel comparto proprio Cna-Federmoda aveva lanciato”, ha ricordato Antonio Franceschini, “l’allarme, poi dimostratosi reale. Purtroppo la politica non manca di ascoltare le imprese, in questa fase, ma non fornisce risposte soddisfacenti”.

Confronto e proposte

Su quale futuro si prospetta per la moda italiana dopo quindici anni in cui l’occupazione si è ridotta di un quinto si sono confrontati, a questo punto, il presidente di Cna Federmoda, Marco Landi, e i segretari generali di Filctem Cgil, Marco Falcinelli, di Femca Cisl, Nora Garofalo, e di Uiltec Uil, Daniela Piras. “Difficile fare previsioni in un momento così complesso dal punto di vista geopolitico ed economico”, è ciò che emerso dal confronto, “di sicuro per provare a immaginare un futuro auspicabile per il settore bisogna tenere conto di alcuni elementi negativi. La moda è un settore ad alta intensità di lavoro (e quindi con margini contenuti), sconta una elevata presenza di attività irregolari, si trova a fronteggiare il progressivo invecchiamento della popolazione italiana che indebolisce il mercato interno”. “Ma esistono anche alcuni punti di forza del comparto sui quali poggiare”, è stato evidenziato, “L’apprezzamento per la professionalità italiana è globale soprattutto per la fascia alta e a maggior valore aggiunto. Spaventano i dazi annunciati dagli Usa ma in compenso stanno crescendo le esportazioni in altre importanti aree del mondo, dall’Asia ai Paesi del Golfo. Nonostante i lunghi anni di crisi le imprese italiane sono riuscite a presidiare stabilmente i mercati internazionali”.

Essere ancora protagonisti

“La moda italiana ha futuro e continuità”, ha rivendicato il presidente di Cna Federmoda, Marco Landi, “rimaniamo la manifattura d’Europa per quanto attiene le produzioni di qualità, dobbiamo preservare questo patrimonio. Con le organizzazioni sindacali dobbiamo condividere un percorso di supporto a favore del lavoro, delle imprese, dell’occupazione. Le imprese italiane possono continuare a essere protagoniste sui mercati internazionali”, ha insistito il presidente di Cna Federmoda, “Per farlo devono essere messe nelle condizioni di investire. Di conseguenza chiediamo una politica industriale che lo permetta. Oggi serve un sostegno anche sul fronte della liquidità, chiediamo allora misure per una politica del credito a supporto del sistema moda italiano, un decreto legge ad hoc per facilitare il credito al sistema moda”.

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