domenica, 7 Luglio, 2024
Società

Giochi: un settore strategico per il Pil nazionale

Una parte delle istituzioni e molta dell’opinione pubblica (specialmente tra i non giocatori) vivono tutto il gioco come un autentico problema sociale, amplificandone emotivamente i numeri, le dimensioni e dunque portando a facili strumentalizzazioni della questione… Da ciò deriva che il focus attenzionale si sia spostato dall’effettivo oggetto di interesse – ossia il giocatore affetto da GAP – al fenomeno generico del gioco, che è di per sé oggetto neutro e spesso gestibile in modo aproblematico. La spinta normativa, conseguentemente, non si è concentrata sulla capacità di protezione, recupero e riabilitazione di questo genere di giocatore (che, lo si ricorda, rappresenta attualmente una minoranza della totalità dei giocatori), bensì su una sistematica lotta la gioco, con conseguenze inefficaci o addirittura negative, spesso proprio per quei giocatori che si intendeva proteggere”.

Questo tipo di approccio al problema ha portato come conseguenza inevitabile di “stroncare l’offerta di gioco in quanto tale”: …“allontanare” l’offerta di gioco disinibire il giocatore sociale, più che quello che ha già sviluppato una relazione problematica o patologica con il gioco; osteggiare, nel tessuto sociale cittadino, il gioco lecito, crea delle aree grigie facilmente colonizzabili dall’illegalità (“dove non c’è gioco legale arriva il gioco illegale”); depauperare il territorio dell’offerta di gioco fisica, può dirottare il giocatore verso forme di gioco online, più difficilmente controllabili e più pericolose dal punto di vista del monitoraggio”. Fenomeno che puntualmente si è verificato in tutto il corso della pandemia.

E’ da questo giudizio, o meglio pregiudizio su come hanno operato le istituzioni e le politiche, che hanno riguardato tutto il mondo del gioco, criticato peraltro da tutti gli istituti di ricerca (Censis, Doxa, Eurispes ecc. ecc.) ma anche dell’Istituto superiore di Sanità e persino della Corte dei Conti, che bisogna partire.

Il Governo ha ravvisato finalmente la necessità di un riordino del settore, dando seguito agli impegni assunti in più occasioni, partendo dalla Conferenza Stato Regioni ed enti locali del 07/09/2017, ma anche dalle conclusioni votate pressoché all’unanimità al termine dell’“Indagine conoscitiva sul settore dei giochi”, che fu svolta dalla Commissione Finanze e Tesoro del Senato nel corso della XIV legislatura, presidente chi scrive, e da quelle della “Commissione d’inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico”, presidente Mauro Maria Marino, altrettanto condiviso da tutte le forze politiche della scorsa legislatura. La normativa disegnata, appare ispirata alla stessa filosofia di fondo dei vari documenti: la salvaguardia dell’ordine pubblico, la tutela della salute del giocatore consumatore ed il forte contrasto alla criminalità organizzata.

Ci sembra molto importante, inoltre, la volontà del governo di voler definire “regole trasparenti e uniformi per l’intero territorio nazionale in materi di titoli abilitativi all’esercizio dell’offerta di gioco”… riservando allo Stato la definizione delle regole necessarie per esigenze di ordine e sicurezza pubblica”. Una tale impostazione, come recita anche il documento della Commissione d’inchiesta potrà rappresentare la base per la tutela della legalità, anche per gli apparati dello Stato.

Un documento imprescindibile è quello redatto dalla Corte dei Conti che aveva allargato il suo sguardo complessivo su tutti i riferimenti normativi in tema di contrasto al gioco d’azzardo patologico; sulle statistiche sul consumo di gioco d’azzardo condotte dall’Istituto di fisiologia clinica del Centro nazionale delle ricerche e su quelle dell’Istituto Superiore di Sanità; sull’operatività del fondo per il gioco d’azzardo patologico; sull’andamento del mercato dei giochi con il quadro dei flussi finanziari e della disciplina fiscale in vigore; sull’attuale contesto delle concessioni nella gestione dei giochi; il sistema dei controlli.

I magistrati della Corte dei Conti, inoltre auspicavano che venisse riconosciuto il ruolo economico dell’intero comparto, riconoscendogli una rilevante importanza in termini di occupazione, sviluppo tecnologico ecc. ecc. e non solo perché assicura allo Stato consistenti entrate. E nello stesso tempo presiede e garantisce l’ordine e la salute pubblici.

Per questo il tema necessita di organiche soluzioni che passino anche attraverso un concreto e proficuo dialogo tra soggetti pubblici e associazioni delle imprese di categoria.

Per quanto riguarda le proposte che si potrebbero avanzare:

1) ripristinare un diretto collegamento tra la vendita dei biglietti di concorsi pronostici, scommesse e lotterie e la destinazione sociale e culturale dei proventi erariali;

2) incrementare l’azione di contrasto del gioco clandestino;

3) gestire unitariamente l’offerta dei giochi coprendo anche quella parte del gioco che attualmente e` gestito dal mercato illegale, evitando sovrapposizioni e omogeneizzando le regole, la disparita` di trattamento fiscale, di aggi e di condizioni di concessione;

4) all’azione di razionalizzazione organizzativa deve naturalmente accompagnarsi una decisa opera di semplificazione e riorganizzazione normativa e regolamentare attraverso la redazione di un corpo di norme, sia di natura legislativa che regolamentare;

5) istituire il Registro Nazionale degli esclusi dal gioco.

Non vi e` dubbio che il richiamo ai valori etici e morali in forza dei quali occorre frenare un uso smodato del gioco dovrà costituire l’indirizzo fondamentale e unanime di tutta la filiera dei giochi.

Ed ora parliamo di un’ultima questione strettamente economica. Per il 2024, infatti, la crescita dell’1% del Pil è collegata al PNRR per il 90%.

Nel 2022 il PIL italiano era pari ad Euro 1.909.154 milioni. La spesa degli italiani in prodotti di gioco è stata pari ad Euro 20.364 milioni. Il contributo al PIL, pertanto pari all’1.1%.

In altre parole, rinunciare al gioco pubblico lecito: – vanificherebbe gli effetti del PNRR su tutta l’economia italiana;

significherebbe rinunciare a oltre 12miliardi di Euro di gettito erariale senza considerare la redistribuzione di ricchezza che genera grazie ad esempio al lavoro che garantisce.

Tale gettito potrebbe essere ugualmente assicurato prendendo in esame la cosiddetta tassazione sul margine e non sul complessivo volume di giocato.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Confcommercio: a rischio 200mila posti di lavoro causa illegalità

Redazione

L’Italia senza gas russo. Mix possibile entro il 2022

Maurizio Piccinino

Ministro Fitto: “Accordo su migrazione segna cambio di passo della Unione europea”

Valerio Servillo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.