sabato, 27 Aprile, 2024
Lavoro

Per la Cgil sono 183.193 i lavoratori travolti dagli effetti di crisi aziendali

Tramite una nota stampa, il Segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, ha diffuso dati preoccupanti sull’impennata di crisi aziendali e settoriali nel comparto dell’industria e delle reti in Italia. Secondo l’elaborazione dell’Area delle politiche industriali della Confederazione, sono ben 183.193 i lavoratori coinvolti dagli effetti di crisi in atto, mettendo, secondo Gesmundo, così in discussione le affermazioni di coloro che minimizzano la gravità della situazione. Gli addetti coinvolti in crisi industriali, per i quali sono attualmente aperti tavoli di confronto al Ministero dello Sviluppo Economico (Mimit), sono 58.026, secondo i dati analizzati da Corso d’Italia. La Cgil precisa che queste non sono semplici statistiche, ma persone con vite e famiglie, e il numero potrebbe crescere notevolmente considerando le decine di migliaia di lavoratori coinvolti in crisi aziendali regionali, di cui non esiste una mappatura nazionale ufficiale.

Diverse vertenze

Il Segretario ha citato diverse vertenze, sottolineando l’incapacità del governo nel gestire le politiche industriali in settori strategici. A titolo di esempio, ha menzionato casi come La Perla, vittima di speculazione finanziaria; Fos Prysmian, minacciata dall’uso di fibra cinese e indiana in Italia; e Marelli, in crisi a causa delle trasformazioni nel settore automobilistico. Particolarmente critica è la situazione dell’ex Ilva, per la quale Gesmundo ha richiesto risposte immediate e complete per evitare che il settore siderurgico italiano e i suoi lavoratori siano lasciati nell’incertezza. Ha sottolineato l’importanza di attivare tavoli specifici con i Ministeri del Made in Italy e del Lavoro.

Altri rischi imminenti

La Cgil ha anche evidenziato i rischi imminenti per altri 120.026 lavoratori, legati alle trasformazioni in atto nei settori dell’ automotive, della siderurgia, della produzione dell’energia, dell’elettrico, della chimica di base, del petrolchimico, e delle telecomunicazioni. Inoltre, persistono senza soluzioni reali le venti aree di crisi industriale complessa presenti in tredici regioni italiane. Queste aree sono caratterizzate da recessione economica e perdita occupazionale significativa, ma spesso gli interventi proposti sono giudicati insufficienti dalla Cgil. Gesmundo ha concluso affermando che il tema del lavoro deve rimanere centrale nello sviluppo del Paese. Ha sottolineato la necessità di contrastare una legge di stabilità che potrebbe aumentare il divario nella distribuzione della ricchezza, impoverendo i lavoratori e fomentando la precarietà.

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