mercoledì, 8 Maggio, 2024
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Ricerca: 60 milioni per le università che si trovano nei territori colpiti dal sisma del 2016

Il Dipartimento per le politiche di coesione ha pubblicato il decreto che prevede l’assegnazione di ulteriori 60 milioni di euro al sistema universitario e della ricerca che si trovano nei territori colpiti dal sisma del 2016. Si tratta di un Fondo che, attraverso uno specifico bando, ha previsto l’assegnazione di 20 milioni di euro per ciascuno delle seguenti aree: sostegno, creazione e potenziamento di centri di ricerca; trasferimento tecnologico e ampliamento dell’offerta formativa.

Quattro centri di ricerca

Tale stanziamento si va ad aggiungere ai 62 milioni di euro dal Piano complementare al Pnrr per le aree del sisma 2009 e 2016, promosso e coordinato dalla Struttura commissariale, per la realizzazione di quattro centri di ricerca che sorgeranno in Abruzzo (Teramo), Lazio (Rieti), Marche (Camerino) e Umbria (Spoleto), i cui lavori sono già stati avviati. Attraverso la pubblicazione del Decreto da parte della Presidenza del Consiglio viene così definitivamente completato il pacchetto di investimenti destinati a rafforzare il sistema dell’università e della ricerca nei territori colpiti dai terremoti dell’Appennino centrale, con particolare attenzione al cratere del sisma 2016. In particolare, il suddetto decreto ha attribuito 51 dei 60 milioni disponibili a progetti coordinati e complementari proprio con le attività dei centri di ricerca già finanziati dal Fondo Pnc. Una grande operazione di sistema che mette in rete i centri di ricerca e le Università che operano nei territori del sisma 2016 con l’obiettivo di sviluppare, o realizzare, centri di ricerca, promuovere il trasferimento tecnologico e potenziare l’offerta formativa.

Un’opportunità storica

Il Commissario per la riparazione e la ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli, ha dichiarato che “questi investimenti, pari complessivamente a 122 milioni di euro destinati a progetti universitari e di ricerca, costituiscono un’opportunità storica per l’Appennino centrale. È la migliore dimostrazione possibile dell’attenzione verso il cratere 2016, e più in generale nei confronti di questa parte dell’Italia, da parte del governo e delle istituzioni. Non posso dunque che esprimere soddisfazione per il completamento di una azione di sistema fortemente voluta e che vede da tempo cooperare gli atenei del Centro Italia: una “rete” che sta dando ottimi risultati grazie allo spirito di collaborazione che sta animando tutti i soggetti. A ulteriore dimostrazione di ciò sta il fatto che il 18 ottobre incontrerò i Rettori dei 4 atenei dove sorgeranno i centri di ricerca finanziati attraverso il Fondo complementare sisma, per promuovere ulteriori iniziative comuni”.

Valorizzare il capitale umano

“L’investimento di risorse così ingenti manifesta la volontà di mettere il capitale umano al centro del rilancio economico e sociale dei nostri territori, rendendoli più competitivi e attrattivi, anche nel panorama internazionale. La convinzione è che il sostegno e il potenziamento della rete dei centri di ricerca e delle università del territorio possa, a sua volta, stimolare lo sviluppo della sinergia tra ricerca e sistema imprenditoriale, promuovere il trasferimento tecnologico e l’ampiamento della formazione tecnica per i fabbisogni professionali. Anche questi investimenti fanno parte della strategia di riparazione che stiamo adottando nell’Appennino centrale, colpito e indebolito negli scorsi anni da rilevanti eventi sismici, che accompagna l’opera di ricostruzione. Un percorso di rinascita economica  che vede in queste settimane anche il proseguimento della concessione dei finanziamenti dei bandi del Pnc per le imprese”, ha aggiunto Castelli.

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