domenica, 28 Aprile, 2024
Società

Il Papa prega per l’Ucraina: “Una terra cara e martoriata che soffre tanto”

Proprio al termine dell’udienza generale del mercoledì, il Papa da piazza San Pietro torna a parlare del tema a lui più caro: quello della guerra. Lo fa ricordando che venerdì la Chiesa onora la nascita della Beata Vergine Maria e che a Lei, “donna della tenerezza”, vanno affidate le sofferenze e le tribolazioni “della cara e martoriata Ucraina che soffre tanto”. Ma il pensiero del Pontefice vola anche più lontano, a Johannesburg per la precisione, dove alcuni giorni fa un incendio divampato nel centro della città ha causato la morte di circa 70 persone, tra cui diversi bambini. “Provo vivo dolore per quanto accaduto”, le sue parole, esortando quindi tutti a unirsi in preghiera per le vittime: “Ai parenti esprimo il mio profondo cordoglio e invio una speciale benedizione per loro e per quanti si stanno prodigando per provvedere ad assistenza e supporto”.

Popolo nobile e saggio

Reduce dal viaggio in Mongolia, il Santo Padre afferma che la visita nel cuore dell’Asia gli ha fatto bene perché ha incontrato un popolo nobile e saggio, affettuoso, che “custodisce le tradizioni, rispetta gli anziani e vive in perfetta armonia con l’ambiente”. Il Vescovo di Roma spiega anche che la visita a “a un piccolo gregge di fedeli” deriva anche dal fatto che è proprio in posti lontano dai riflettori “che molte volte si trovano i segni della presenza del Signore che non cerca il palcoscenico, “ma il cuore genuino di chi lo desidera e lo ama senza apparire, senza voler ergersi sugli altri.

E io ho avuto la grazia di incontrare in Mongolia una Chiesa umile e lieta, che è nel cuore di Dio, e posso testimoniarvi la loro gioia nel trovarsi per alcuni giorni anche al centro della Chiesa”. Francesco coglie l’occasione per ringraziare anche quei missionari che 30 anni fa andarono in un Paese che non conoscevano, la Mongolia appunto, per dare vita a una comunità unita e cattolica, una parola, questa, “che significa universale. Ma non si tratta di un’universalità che omologa, piuttosto di un’universalità che s’incultura”.

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