martedì, 30 Aprile, 2024
Esteri

Putin firma la legge che vieta i cambi di sesso e discrimina i transgender

Il presidente Vladimir Putin lunedì ha firmato una controversa legge che vieta i cambi di sesso legali e chirurgici: una mossa che priva i russi transgender del diritto di accedere ai servizi di affermazione del genere.

La legge, che rende illegali “gli interventi medici volti a cambiare il sesso di una persona” e “la registrazione statale di un cambio di sesso senza operazione”, è stata rapidamente approvata da entrambe le camere del parlamento russo all’inizio di questo mese.

La legge vieta anche alle persone che hanno subito il cambio di genere di adottare bambini e annulla i matrimoni in cui uno dei partner è transgender. La legge è entrata in vigore immediatamente.

Gli attivisti LGBT hanno avvertito che la legge porterà a un ulteriore aumento dei già alti tassi di suicidio e tentativi di suicidio tra le persone transgender, oltre a incoraggiare un mercato clandestino di interventi chirurgici e farmaci.

“Il modo in cui queste persone vedono il loro futuro sta crollando”, ha detto questo mese Yan Dvorkin, capo del Center-T, un gruppo che aiuta le persone transgender e non binarie in Russia, in un’intervista al Moscow Times.

La legge è l’ultimo passo nella repressione della Russia sui diritti della comunità LGBTQ+ del paese, nel tentativo di promuovere quelli che chiama “valori tradizionali” di fronte al liberalismo occidentale.

Alla fine dello scorso anno, la Russia ha approvato una legge che vieta la “propaganda” delle relazioni e degli stili di vita LGBT verso tutte le età, vietando di fatto le manifestazioni pubbliche e le rappresentazioni mediatiche di identità non eterosessuali.

Il divario tra la politica di stampo sovietico e quella che viene definita sui generis di impronta occidentale si acuisce pertanto  anche nella difesa dei diritti.

La discrasia è evidente tra quanto è al centro del dibattito politico nell’unione europea e in Italia.

Mentre le forze politiche di sinistra rafforzano le iniziative a tutela del mondo Lgbt, le ex politiche comuniste o di stampo sovietico le restringono o addirittura le eliminano senza alcun dibattito interno, nella affermazione di un non meglio individuato principio conservatore, che stride ulteriormente con la dichiarata impronta filo occidentale e liberale, e si pone in contrasto con la battaglia sui diritti civili, cavallo di battaglia  dei partiti di sinistra europei.

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