sabato, 27 Aprile, 2024
Economia

Conti correnti giù di 50mld. Tanti utili per le banche

Inflazione e tassi alti

Ai 5,6 milioni di persone in povertà assoluta e agli 8 milioni di italiani in povertà relativa, la notizia non li sconvolgerà. Mentre le preoccupazioni arrivano per i titolari dei 75 milioni di conti correnti e depositi bancari tra famiglie e imprese che hanno visto la loro liquidità erosa di 50 miliardi. È l’effetto inflazione, che nei primi tre mesi del 2023 ha travolto depositi e risparmi. L’allarme è lanciato dalla Federazione autonoma bancari italiani. “Già dai primi mesi del 2022 il carovita e l’inflazione non solo hanno invertito la tendenza al risparmio delle famiglie, pressoché prossima allo zero”, illustra l’analisi del sindacato dei bancari, “nei primi cinque mesi – in media pari allo 0,2% da gennaio a maggio – e con tassi di decrescita crescenti nel restante semestre, ma hanno cominciato a erodere le riserve accumulate dal sistema produttivo italiano per una percentuale pari all’1,4% ovvero 4,4 miliardi di euro, privo ormai di risorse finanziarie da devolvere agli investimenti”.

Chi è quanto si risparmia

Interessante comprendere come è composto il risparmio degli italiani e chi ne paga maggiormente le conseguenze. Bankitalia divide i risparmiatori in base alle dimensioni dei conti stessi, ed emerge come la grandissima parte, il 78,8% nel 2019 e il 77,1% nel 2020 faccia parte dello scaglione più povero. In termini finanziari quello che include i depositi bancari di meno di 12.500 euro. Il 15,3% alla fine dell’anno scorso contenevano invece tra i 12.500 e i 50 mila euro, il 6,9% tra i 50 mila e i 250 mila, e solo il 0,4% tra i 250 e i 500 mila. Vi è infine uno 0,2%, che corrispondente a 115 mila depositi bancari, in cui è collocato più di mezzo milione di euro. In merito a questo ultimo dato, ossia il 0.2% rappresenta in modo inverso una quantità importante della liquidità totale, che tocca il 9,1%.

Più tutele ai risparmiatori

Sono cifre sulle quali si concentrerà la Federazione dei bancari che a breve terrà il congresso annuale per discutere del rinnovo del contratto di lavoro e in questa sede come annunciano le relazioni la Federazione dei bancari discuterà di dare maggiori tutele ai risparmiatori. Con una sottolineatura del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, “è fondamentale che le banche, che hanno beneficiato dell’aumento del costo del denaro, adesso restituiscano alla clientela una parte di quei benefici alzando i tassi d’interesse sui conti correnti”.

Le associazioni dei consumatori

L’intreccio tra inflazione e misure per arginarla alzando i tassi di interesse hanno creato un aumento notevole delle rate dei mutui. Per le associazioni dei consumatori il ruolo della Bce nell’aumentare i tassi di interesse ha scatenato un’onda “perfetta” capace di travolgere famiglie e singoli cittadini in un attimo, visto che in dodici mesi la rata del mutuo prima casa si è impennata dal 50 per cento, quando è andata bene, all’80 per cento, quando è andata male. Secondo i calcoli dell’Associazione difesa consumatori, una rata che a gennaio 2022 era di circa 590 euro mensili per un prestito di 138 mila euro da rimborsare in 25 anni, con l’ultimo aggiustamento di marzo è passata a  996 euro, registrando un incremento “monstre” del 68%.

Il richiamo della Consob

Un altro segnale che pone l’accento sulla tutela del risparmio, arriva con la relazione di Paolo Savona, presidente della Consob, in occasione dell’incontro annuale con il mercato finanziario. Una analisi ampia sul risparmio, sulla situazione economica, le criptovalute, e gli equilibri regolatori e, soprattutto, gli squilibri tra fisco e risparmio. “È urgente riconsiderare come riallineare oneri e regolamentazioni, anche fiscali, tra le diverse forme di investimento del risparmio”, osserva Savona, “sanando distorsioni stratificatesi nel tempo e contrastando l’iniquità distributiva che essi determinano”.

Per il presidente della Consob, “non appaiono del tutto coerenti i diversi trattamenti giuridici riservati alla moneta rispetto alle forme finanziarie che assume il risparmio, e diviene pertanto urgente una considerazione congiunta dei due mercati che superi l’attuale trattamento privilegiato dei depositi bancari protetti in quanto parte della creazione monetaria”. In altri versi servono nuove tutele per chi risparmia. Un tema che il sindacato dei bancari declina anche sulla remunerazione che le banche riconoscono sui conti correnti e i deposti, con l’ampliarsi di quella forbice sempre maggiore tra interessi attivi e interessi passivi.

Più utili per le banche

Non è una novità che gli Istituti di credito in questi anni, malgrado la pandemia, l’instabilità economica derivante dalla guerra, da caro energia e l’inflazione, abbiano continuato a macinare utili. La Federazione mette a fuoco in uno studio, dei dati in cui si evidenzia come non sia affatto semplice la vita del risparmiatore. Gli utili al 31 dicembre del 2022 dei maggiori istituti di credito italiani sono pari a “12.8 miliardi di euro in aumento del 66% sul 2021”.

“Va segnalato”, fa presente lo studio, “che le banche hanno cominciato ad aumentare i tassi su alcune forme di raccolta, come i depositi con durata prestabilita o vincolati e sui pronti contro termine, mentre tendono a mantenere remunerazioni particolarmente contenute sui conti correnti, ormai ritenuti sempre più un servizio e non una forma di risparmio”.

Le disuguaglianze sociali

L’inflazione resta il principale imputato della erosione dei risparmi con effetto dirompente sull’ampliarsi delle disuguaglianze sociali. In questo senso c’è un filo conduttore che unisce le osservazioni dei sindacati, – che insistono sulla necessità di sostenere salari e pensioni – quelle della Federazione dei bancari e le analisi del Governo con le osservazioni del ministro dell’economia e finanze Giancarlo Giorgetti, tutti preoccupati per l’accelerazione delle “disuguaglianze” sociali e della caduta del potere di acquisto delle famiglie, in particolare quelle fasce con redditi bassi. “L’inflazione è la più ingiusta delle tasse, perché colpisce soprattutto chi ha redditi bassi e ha pochi risparmi. Il rischio, insomma, è quello di vedere aumentare le disuguaglianze sociali”, sottolinea il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, “il potere d’acquisto degli stipendi, purtroppo, è tornato indietro di 25 anni. La soluzione va quindi cercata nel rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, alcuni scaduti anche da più di cinque anni, con importanti aumenti economici. Chi ha liquidità sul proprio conto corrente è particolarmente colpito perché i suoi soldi valgono sempre meno”.

L’allarme rosso sui risparmi

Quello che comunque è accaduto negli ultimi mesi, tra contrazione del risparmio e loro erosione, è una situazione di emergenza. Nel periodo tra fine dicembre 2022 e marzo 2023 la stretta  è raddoppiata, da 2,4 a 4,1 miliardi. “L’allarme rosso sui risparmi degli italiani si affaccia con maggiore vigore alla fine del primo trimestre del 2023”, viene sottolineato nello studio della Federazione, “quando risulta evidente che la difficoltà economica a rincorrere la sfrenata risalita dei prezzi con la propria capacità reddituale continua, infatti, ad erodere pesantemente la liquidità del sistema. A fine marzo dell’anno in corso, i depositi delle famiglie si sono contratti del 2,14% – raggiungendo il valore di 1.149 miliardi di euro – e quello delle imprese di un 7,56%, attestandosi a scarsi 390 miliardi. La variazione media è del 5% e, in termini monetari, di circa 25 miliardi di euro per le famiglie e di ben 32 miliardi per il sistema imprese”.

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