venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Giornata contro l’omofobia: Mattarella, “insopportabile piaga sociale”

“Omofobia, bifobia e transfobia costituiscono un’insopportabile piaga sociale ancora presente e causa di inaccettabili discriminazioni e violenze, in alcune aree del mondo persino legittimate da norme che calpestano i diritti della persona”. Interviene senza esitazioni il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul tema oggi al centro della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia. “Dal 2007, quando venne istituita dal Parlamento Europeo la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia – ha dichiarato il capo dello Stato – la sensibilità della coscienza collettiva verso questi temi si è accentuata. L’azione di contrasto ai numerosi episodi di violenza, che la cronaca continua a registrare, non può cessare”.

Nel 1990 l’OMS rimuove l’omosessualità dalle malattie mentali

La Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite dichiara: “Tutti gli esseri umani, indipendentemente da chi sono, da chi amano e da come si definiscono, nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Il punto di svolta per l’affermazione di questi diritti e della libertà di espressione si fa risalire al 17 maggio 1990, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, riconoscendola come una variante naturale del comportamento sessuale. Data che viene appunto ricordata in questa giornata riconosciuta e sostenuta sia dall’Unione Europea sia dalle Nazioni Unite. Nello stesso 1990, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sull’omofobia in Europa, che ha espressamente invitato gli Stati membri a promuovere leggi per superare le discriminazioni subite dalle coppie dello stesso sesso e ha chiesto alla Commissione europea di presentare proposte per garantire il principio del riconoscimento reciproco nel settore, al fine di garantire la libertà di circolazione senza discriminazioni per tutte le persone nell’Unione europea. “Contro le manifestazioni di intolleranza, dettate dal misconoscimento del valore di ogni persona – ha proseguito Mattarella – deve venire una risposta di condanna unanime. È compito delle istituzioni elaborare efficaci strategie di prevenzione che educhino al rispetto della diversità e dell’altro, all’inclusione”. “Gli abusi, le violenze, l’intolleranza, calpestano la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e la nostra Costituzione che proprio nell’articolo 3 riconosce pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di tutti i cittadini, garantendo il pieno sviluppo della persona umana”.

Ancora discriminazioni sul lavoro

Il percorso che ha portato all’eliminazione dell’omosessualità dalle malattie mentali è stato complesso, combinando considerazioni scientifiche, metodologiche e pressioni sociali e culturali. Le ricerche scientifiche hanno evidenziato gli errori metodologici degli studi precedenti, dimostrando l’infondatezza di campioni di studio estremamente limitati, spesso inferiori a 10 persone, che non fornivano risultati statisticamente significativi. Allo stesso tempo, le pressioni politiche esercitate dai movimenti di liberazione sessuale hanno accelerato e sostenuto il processo decisionale, senza però sostituirsi alle argomentazioni di natura scientifica. Tuttavia, nonostante i progressi fatti, i dati raccolti dall’Istat e dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della presidenza del Consiglio) negli annni 2020-’21 dimostrano che in Italia ancora molte persone LGBTQ+ sperimentano discriminazioni nel contesto personale e lavorativo.
Una persona su tre afferma che il proprio orientamento sessuale ha rappresentato uno svantaggio in almeno uno dei tre ambiti considerati: carriera e crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento, reddito e retribuzione. Inoltre, il 40,3% delle persone intervistate riferisce di aver evitato di parlare della propria vita privata per nascondere il proprio orientamento sessuale sul luogo di lavoro.

Italia 33° in Europa. Ungheria tra le peggiori

Malta è considerato il Paese più inclusivo per la comunità LGBTQ+ in Europa. Seguono Danimarca, Belgio, Norvegia, Lussemburgo, Svezia, Francia, Montenegro, Portogallo e Spagna. Solo 33esima su 49 Paesi l’Italia, dietro persino a Ungheria (che solo un mese fa ha adottato una legge che permette di denunciare coppie omosessuali), Macedonia del Nord e Repubblica Ceca. Il lavoro di monitoraggio del movimento femminista “Non Una di Meno” ha rilevato 112 omicidi lesbofobici e transfobici a livello nazionale nel 2022. Fuori dall’Europa, sono ancora 68 le giurisdizioni statali in tutto il mondo che criminalizzano l’omosessualità, di cui 11 contemplano la pena di morte per le relazioni omosessuali consensuali.

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