mercoledì, 24 Aprile, 2024
Energia

La transizione energetica Ue? In mano alla Cina

Il rischio del controllo di Pechino sulle materie prime essenziali per le nuove tecnologie

Litio, cobalto e terre rare saranno le parole d’ordine di tutte le economie, il nuovo petrolio del futuro. Parliamo degli ingredienti protagonisti delle tecnologie essenziali, sia alla transizione energetica sia a quella digitale, inseriti nella lista dei minerali considerati critici dall’Europa. La lista non è una mappatura scientifica dell’abbondanza di alcuni elementi della tavola periodica nella crosta terrestre, ma piuttosto una valutazione geopolitica della loro reperibilità sul mercato. Il Critical Raw Materials Act della Commissione europea usa tre parametri per catalogarli come critici: il rischio di interruzione dell’approvvigionamento, la rilevanza per l’industria europea, la scarsa sostituibilità. Da qui la corsa degli Stati all’accaparramento. Lo sa bene la Cina che si è garantita negli anni il monopolio delle terre rare, particolarmente adatte alla produzione di magneti, largamente impiegati nell’industria informatica, energetica e meccanica. Servono, ad esempio, per le turbine eoliche offshore e per i veicoli elettrici.

Terre rare: la Cina detiene più di due terzi della produzione mondiale

A dispetto del nome, queste elementi non sono così rari sulla crosta terrestre. Tuttavia, la loro lavorazione è concentrata in un solo Paese, la Cina, da cui l’Europa importa la totalità delle terre rare pesanti (una decina di elementi) e l’85% di quelle leggere. Solo poco più di un terzo (il 35%) delle riserve mondiali ad oggi note si trovano in Cina (si stimano 44 Mt), Paese che però è di gran lunga il dominatore del mercato, con più di due terzi della produzione globale (168.000 tonnellate all’anno). Questo perché è in grado di estrarle e lavorarle a basso costo, senza dare troppo peso all’impatto ambientale, che non è trascurabile.

Litio: La Cina al terzo posto tra i produttori

Il litio è alla base di tutte le batterie ricaricabili più diffuse, dagli smartphone ai veicoli elettrici. Il Cile ne detiene le maggiori riserve (9,2 milioni di tonnellate) ed è il secondo produttore al mondo con 26.000 tonnellate, circa un quarto del totale. Oggi l’Europa importa proprio dal Cile più dei tre quarti del litio che consuma (79%). Oltre in Portogallo, esistono giacimenti in Spagna e Repubblica Ceca, ma spesso i progetti di estrazione incontrano le resistenze delle comunità locali. La disponibilità di questo minerale al momento non è limitata e nuovi giacimenti stanno venendo individuati, tuttavia secondo un rapporto della Agenzia Internazionale dell’Energia la sua domanda, guidata soprattutto dall’espansione del mercato dei veicoli elettrici, entro il 2040 potrebbe crescere di oltre 40 volte rispetto ai livelli attuali. Secondo quanto riporta uno studio della Commissione Europea entro il 2050 lieviterebbe fino a 57 volte. Per sfruttare al massimo questo vantaggio, il Governo cileno ha deciso di nazionalizzare il settore, ma si teme che la strategia, annunciata dal presidente Boric, possa frenare lo sviluppo della produzione del metallo e metterne a rischio le forniture, sempre più richieste per le batterie delle auto.
Ma anche in questo settore troviamo in pole position anche la Cina, al terzo posto tra i produttori dopo Australia e Cile, con 14.000 tonnellate l’anno.

Cobalto: la Cina controlla 15 delle 19 miniere congolesi

Molte delle batterie al litio costruite fino ad oggi impiegano cobalto nel catodo, il polo negativo. Circa 3,5 milioni di tonnellate, la metà delle riserve globali note, si trovano nella Repubblica Democratica del Congo, Paese che domina la produzione mondiale (con 93.000 tonnellate annue, il 70% del totale) e da cui l’Europa importa i due terzi del proprio fabbisogno. Nonostante le immense riserve di un minerale che garantisce lo sfruttamento dell’energia elettrica al resto del mondo, solo un cittadino congolese su 10 ha accesso all’energia elettrica e nel 2030 le cose potrebbero non andare diversamente: 6 dei 7 Paesi in cui sarà concentrata la povertà energetica saranno africani e uno di questi sarà proprio il Congo. E anche qui ritroviamo la Cina in posizione dominante. Nel 2021, infatti, è arrivata a controllare 15 delle 19 principali miniere congolesi da cui si estrae il cobalto, come prodotto secondario delle miniere di rame.

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