sabato, 23 Novembre, 2024
Esteri

Terremoti Turchia e Siria: servono aiuti per 2,5 mln di bambini

La storia di Gizem, neonata di tre mesi, salvata dalle macerie del terremoto del 6 febbraio scorso in Turchia e Siria e che sembrava rimasta sola ma che, invece, qualche giorno fa, è stata restituita alla famiglia dopo quasi due mesi dal suo recupero, è una delle poche storie a lieto fine dopo la tragedia che ha ucciso 48.500 persone nel primo Paese e 6 mila nell’altro e di cui non si parla più sui giornali. In Turchia il Governo e i partner umanitari continuano a lavorare per rispondere ai bisogni più urgenti e garantire i servizi di base, ma 2,5 milioni di bambini sono ancora a grave a rischio povertà, sfruttamento minorile o matrimoni precoci. “I bambini hanno avuto la vita sconvolta dal terremoto – spiega Regina De Dominicis, rappresentante dell’Unicef in Turchia – e, sebbene la risposta umanitaria sia stata rapida e significativa, la realtà è che il futuro immediato di milioni di bambini rimane incerto e la capacità delle famiglie di iniziare a raccogliere i
pezzi della loro vita è gravemente ostacolata”. Occorrerebbe maggiore sostegno internazionale per garantire ai bambini protezione e risposte alle necessità più elementari. Il rischio è che siano proprio loro a subire l’impatto del disastro per anni se non decenni a venire.

Mancano vaccini, farmaci, acqua e scuole

Il primo problema affrontato dagli aiuti umanitari è stato scongiurare il rischio di separazione delle famiglie, facilitandone la riunificazione. Un intervento che ha riguardato circa 149mila bambini ai quali è stato cercato di dare anche un supporto psicosociale. L’Unicef sta supportando il Ministero della Salute fornendo vaccini, compresi quelli per la polio (per 360mila bambini) e per tetano e difterite (per oltre 283.000 bambini, insieme ad altre attrezzature mediche. Più di 390mila persone hanno ricevuto kit igienici, abiti invernali, riscaldamento elettrico e coperte.

Anche l’acqua pulita è resta una emergenza perché si lavora ancora al ripristino delle reti idriche mentre circa 5mila giovani volontari del ministero della Gioventù e dello Sport si stanno adoperando per
diffondere competenze utili per la vita e supporto scolastico. Infatti, circa 4 milioni di bambini iscritti a scuola, compresi i 350mila bambini rifugiati e migranti, hanno dovuto interrompere la propria formazione.
Circa 1,5 milioni di bambini hanno ripreso l’istruzione in alcune aree colpite dal terremoto, mentre altri 250mila hanno continuato a studiare dopo essersi trasferiti altrove nel Paese. Tuttavia, molti altri non hanno ancora riacquistato il pieno accesso all’istruzione, con le scuole formali nelle Province più colpite che devono ancora riaprire.

Servono 138 milioni di dollari per aiutare i bambini

Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia delle Nazioni unite è riuscito a garantire sostegni economici per ripristinare oltre 1.170 scuole a beneficio di più di 300mila bambini e a supportare il ministero
dell’Istruzione nazionale con misure temporanee, fra cui più di 400 tende per l’apprendimento per classi di recupero e preparazione di esami, a favore di circa 23mila bambini al giorno, e classi prefabbricate o aule per gli amministratori. Ma mancano almeno altri 138 milioni di dollari per proseguire il lavoro. L’appello della ONG è rivolto alla comunità internazionale affinché garantisca che i bisogni dei bambini siano considerati prioritari nell’ambito degli stanziamenti di fondi per sostenere una risposta e una ripresa incentrate sui su di
loro, riconoscendo che questi ultimi sono come sempre i più vulnerabili.

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