giovedì, 18 Aprile, 2024
Lavoro

Artigianato, persi 300 mila iscritti. Troppi mestieri in via di estinzione

Cgia: affitti, tasse, web e poca manodopera travolgono le attività. Urgente un piano di aiuti e tutele costituzionali

Artigiani dieci di sconfitte subite e di chiusure che disperdono eccellenze e maestranze. Un crollo “spaventoso” che allarma il Made in Italy, il lavoro, la previdenza. “Fiaccati dal boom degli affitti, dalle tasse, dall’insufficiente ricambio generazionale, dalla contrazione del volume d’affari provocato dalla storica concorrenza della grande distribuzione e, da qualche anno, anche dal commercio elettronico, gli artigiani stanno diminuendo in maniera spaventosa”. Dati, riflessioni e proposte arrivano dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che indica anche le possibilità di un rilancio.
Colpite cultura e storia Negli ultimi 10 anni, secondo i calcoli della società di analisi socio economico, il numero dei titolari, dei soci e dei collaboratori artigiani iscritti all’Inps è crollato di quasi 300 mila unità, per la precisone 281.925. “E’ un’emorragia continua”, sottolinea la Cgia, “che sta colpendo, in particolar modo, l’artigianato tradizionale, quello che con la sua presenza, storia e cultura ha contrassegnato, sino a qualche decennio fa, tantissime vie delle nostre città e dei paesi di provincia”.

Le saracinesche abbassate

Una desertificazione che fa male ai territori e alle città che diventano più insicure. “Basta osservare con attenzione i quartieri di periferia e i centri storici”, evidenzia il Centro studi, “per accorgersi che sono tantissime le insegne che sono state rimosse e altrettante sono le vetrine non più allestite, perennemente sporche e con le saracinesche abbassate. Sono un segnale inequivocabile del peggioramento della qualità della vita di molte realtà urbane”.
Le città, infatti, non sono costituite solo da piazze, monumenti, palazzi e nastri d’asfalto, ma, anche, da luoghi di scambio dove le persone si incontrano anche per fare solo due chiacchere. “Queste micro attività conservano l’identità di una comunità”, puntualizza la Cgia, “e sono uno straordinario presidio in grado di rafforzare la coesione sociale di un territorio. Insomma, con meno botteghe e negozi di vicinato, diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione d’uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e più insicure le zone urbane che subiscono queste chiusure, penalizzando soprattutto gli anziani”.
Un danno per gli anziani Una platea sempre più numerosa della popolazione italiana che conta più di 10 milioni di over 70, fa presente l’Ufficio studi della società mestrina, “Non disponendo spesso dell’auto e senza botteghe sotto casa, per molti di loro fare la spesa è diventato un grosso problema”.
Sono molti i mestieri artigiani in via di estinzione e le cause che hanno provocato questa situazione sono molteplici. “In primo luogo”, osserva la società di analisi socio economico, “sono cambiati i comportamenti d’acquisto dei consumatori, mentre le nuove tecnologie hanno spinto fuori mercato tante attività manuali e la cultura dell’usa e getta ha avuto il sopravvento su tutte le altre, penalizzando, in particolar modo, coloro che del riuso e della riparazione di oggetti e attrezzature ne avevano fatto una professione”.
In sintesi, elenca l’Ufficio studi della Cgia, i mestieri artigiani tradizionali in declino sono: autoriparatori (verniciatori, battilamiera, meccanici, etc.); calzolai; corniciai; fabbri; falegnami; fotografi; impagliatori; lattonieri (lavasecco; materassai; orafi; orologiai; pellettieri; restauratori; ricamatrici; riparatori di elettrodomestici; sarti; stuccatori; tappezzieri; tipografi; vetrai.

Internet scala le imprese

“Per contro, invece”, fa presente l’Ufficio studi, “i settori artigiani che stanno vivendo una fase di espansione importante sono quelli delle aree appartenenti al benessere e all’informatica. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un forte aumento degli acconciatori, degli estetisti, dei massaggiatori e dei tatuatori. Nel secondo, invece”, rileva la società mestrina, “sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. Purtroppo, l’aumento di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico, con il risultato che la platea degli artigiani è in costante diminuzione”.

Garanzie nella Costituzione

Secondo l’Ufficio studi della Cgia, non è da escludere che per evitare la desertificazione delle botteghe in atto soprattutto nei centri storici. “Fra qualche decennio lo Stato dovrà sostenere con finanziamenti diretti coloro che vorranno aprire una attività artigianale o commerciale. Altrimenti sarà molto difficile che qualcuno avvii una piccola realtà spontaneamente”, sottolinea la Cgia, “Prima di arrivare a questo punto di non ritorno, l’artigianato andrebbe tutelato, così come previsto dall’Articolo 45 della Costituzione. Qualche iniziativa interessante è stata sperimentata durante il Covid. Molti comuni, ad esempio, si sono fatti carico dei costi per la consegna a domicilio dei prodotti acquistati nei piccoli negozi”.

Ridurre e azzerare le tasse locali

Per il c’è centro studi invertire la ricca è possibile na servono idee e progetti chiari. “Più in generale, comunque, andrebbero azzerate per queste attività di prossimità le tasse locali”, scrive la Cgia, “Imu, Canone patrimoniale unico, Tari, Irpef, etc; e attivati a livello comunale dei tavoli di concertazione, tra le associazioni di rappresentanza dei proprietari e degli artigiani, con l’obbiettivo di trovare degli accordi che garantiscano ai locatori che aderiscono all’iniziativa la possibilità di beneficiare di una serie di agevolazioni economiche che in parte dovrebbero essere “riversate” sul locatario, abbattendogli il canone d’affitto”.

Gli aiuti e i crolli di attività

Per fare tutto questo, ovviamente, lo Stato centrale dovrebbe ogni anno trasferire ai Comuni le risorse necessarie per coprire le spese in capo a questi ultimi. “Il crollo ha riguardato, in modo particolare, Teramo, Vercelli e Lucca. A livello nazionale, in controtendenza solo Napoli”, osserva la Società di analisi socio economico, “Le province più colpite dalla riduzione del numero degli artigiani sono state Rovigo (-2.187 pari a una variazione del -22,2 per cento), Massa- Carrara (-1.840 pari a -23 per cento), Teramo (-2.989 pari a -24,7 per cento), Vercelli (-1.734 pari a -24,9 per cento) e Lucca (-4.945 pari a -25,4 per cento).
Delle 103 province monitorate in questo ultimo decennio, solo Napoli ha registrato una variazione positiva (+58 pari al +0,2 per cento)”.

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