mercoledì, 24 Aprile, 2024
Esteri

Ue: risarcire l’Ucraina con i beni russi

In seno all’Unione Europea è in corso un dibattito sui possibili scenari che si possono ipotizzare circa l’utilizzo dei beni congelati della Federazione Russa per aiutare l’Ucraina. Sebbene esista già un consenso su questo tema, l’UE rimane a un bivio nella scelta dei meccanismi di attuazione. Da una parte la confisca di questi beni, dall’altra l’utilizzo degli stessi in altro modo.

La pubblicazione, a dicembre 2022, della bozza di Direttiva sulla definizione dei reati e la fissazione delle sanzioni per le violazioni delle misure restrittive dell’Unione è stata un importante risultato del lavoro dell’Unione Europea in materia di risarcimento. L’approvazione della direttiva renderebbe applicabile ad una più ampia gamma di individui le norme dell’UE in materia di rintracciamento, identificazione, congelamento e confisca dei beni.

L’anno in corso è iniziato con l’adozione, da parte del Parlamento europeo, della risoluzione sulla creazione di un tribunale per il reato di aggressione contro l’Ucraina.

Il Parlamento europeo ha, inoltre, invitato le istituzioni europee, gli Stati membri ed i loro alleati a discutere le condizioni legali di utilizzo dei beni sovrani russi come compensazione per l’Ucraina. In tal senso, è stata presa in considerazione la possibilità di rifiutare o limitare la dottrina della cosiddetta “immunità sovrana” per la Russia a causa della natura grossolana delle violazioni commesse dalla stessa.

I deputati hanno sostenuto la raccomandazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di creare un registro internazionale dei danni, i cui dati saranno successivamente utilizzati per determinare il risarcimento alle vittime.

Il significato politico di tale documento è indubbio, sebbene le risoluzioni del Parlamento europeo abbiano una valenza puramente dichiarativa e non implichino conseguenze pratiche per le istituzioni europee o per gli Stati membri.

Alla fine di gennaio, l’UE ha valutato, in alternativa alla confisca, l’ipotesi di adottare un meccanismo di investimento dei beni sovrani russi al fine di poter utilizzare i proventi per corrispondere all’Ucraina i risarcimenti. Tale iniziativa non è del tutto nuova, poiché già il 30 novembre dello scorso anno era stato proposto un analogo piano dalla Commissione europea. A quel tempo, la Commissione Europea aveva dichiarato che una delle opzioni a breve termine per i Paesi occidentali era la creazione di un fondo per la gestione e l’investimento di attività liquide, per lo più contanti, della Banca Centrale della Federazione Russa, al fine di utilizzare i fondi ricevuti per sostenere l’Ucraina.

La Commissione Europea ha avvertito che è difficile prendere una decisione appropriata fino a quando non ci sarà una quantificazione più precisa delle risorse che potranno essere utilizzate. I funzionari dell’Unione Europea hanno calcolato che circa 33,6 miliardi di dollari sono in depositi nell’UE.

Il dubbio sollevato da alcuni esperti è che l’investimento di beni russi, con il successivo trasferimento dei proventi all’Ucraina, vada oltre gli obiettivi generalmente riconosciuti delle contromisure legali internazionali. Un altro elemento controverso è che quelle società russe i cui beni venissero investiti potrebbero successivamente affermare di avere diritto a una quota dei profitti dell’investimento. Potrebbero impugnare la decisione dell’UE dinanzi alla Corte di giustizia europea o alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Quindi l’incertezza circa il meccanismo di investimento dei beni russi ha portato l’UE a tornare sull’idea originaria della confisca.

Il 15 febbraio il Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri presso l’Unione Europea (Coreper II) ha approvato la creazione di un gruppo di lavoro che si occuperà dei risarcimenti per l’Ucraina.

Il gruppo condurrà un’analisi legale, finanziaria, economica e politica della prospettiva di rimborsare l’Ucraina attraverso la confisca dei beni russi. Sarà diretto da Anders Ahnlid, Amministratore delegato del Consiglio nazionale svedese per il commercio.

Uno dei compiti del gruppo di lavoro sarà identificare e rintracciare le risorse russe, nonché valutarne il valore. Il lavoro sarà svolto in stretta collaborazione con “Freeze and Confiscate” presieduto dalla Commissione europea.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha affermato che l’attuazione di questo compito dovrebbe essere facilitata dall’approvazione del decimo pacchetto di sanzioni contro la Federazione Russa, confermando che, nell’ambito della misura restrittiva, le istituzioni dell’UE insieme agli Stati membri contribuiranno all’individuazione di tutti i beni della Federazione Russa sul territorio dell’Unione.

Anche il Parlamento europeo ha espresso sostegno all’idea della confisca. Nella risoluzione B9-0126/2023 del 16 febbraio, ha sottolineato la necessità di legalizzare la confisca dei beni russi per risarcire l’Ucraina.

Nell’equazione che determina il futuro risarcimento delle perdite all’Ucraina a scapito dei beni russi, ci sono molte variabili, per questo è opportuno che Kyiv venga coinvolta per dichiarare il proprio accordo o disaccordo circa i meccanismi proposti a livello comunitario.

 

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