mercoledì, 1 Maggio, 2024
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La tragedia del Dnipro. Decine di morti, feriti e dispersi

Mentre il mondo attonito guarda le immagini che arrivano da Dnipro dove un grattacielo residenziale è stato sventrato da un missile russo, uccidendo inermi civili mentre erano nelle loro abitazioni, sentire le parole del presidente russo Putin che – in un’intervista tv – parla di dinamica “positiva” delle operazioni in Ucraina, aggiungendo: “Tutto si sta svolgendo secondo i piani del ministero della Difesa e dello Stato maggiore” lascia sgomenti. A chiarire quali fossero i piani ci pensa un comunicato del Ministero della difesa russo che ribadisce che l’attacco missilistico “ha raggiunto il suo scopo. Colpite tutte le strutture designate”. Parole che sono peggio di un pugno nello stomaco che tolgono il fiato.

La strage di Dnipro ha quindi due mandanti precisi che, con queste dichiarazioni pubbliche, se ne assumono la piena responsabilità: Sono il presidente Vladimir Putin ed il ministro della Difesa Sergej Shoigu. Individuata, con ogni probabilità, anche l’unità militare che si è macchiata di questo orrendo crimine.
È il 52° reggimento dell’aviazione di bombardieri pesanti delle guardie dell’aeronautica russa.

Il Capo del dipartimento per la lotta ai crimini di guerra dell’ufficio del Procuratore generale ucraino, Yurii Belousov, insieme alla dirigenza dell’ufficio del procuratore regionale di Dnipropetrovsk e agli investigatori dell’apparato centrale della SBU, hanno ispezionato il luogo dell’attacco missilistico nella città di Dnipro.

Nessun obiettivo militare presente intorno al luogo in cui il missile russo ha colpito, ma solo ucraini pacifici che erano nei loro appartamenti in un giorno libero.

72 appartamenti sono stati distrutti e più di 230 abitazioni sono state danneggiate. Sono state allestite 4 tende del Servizio di emergenza statale ed altre 2 tende di volontari. Gli psicologi stanno fornendo assistenza alle vittime. Proseguono anche le operazioni di ricerca e soccorso e di smantellamento di elementi strutturali pericolosi. I soccorritori continuano a lavorare senza sosta.

“Al momento, ci sono 30 persone sulla lista dei morti, tra cui una ragazza, aveva 15 anni. Ci sono rapporti secondo cui due bambini sono rimasti senza genitori”, ha detto il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Secondo lui, il destino di altre 43 persone rimane ancora sconosciuto, ma l’operazione di salvataggio continua e continuerà finché ci sarà anche la minima possibilità di salvare vite umane. “Dozzine di persone sono già state salvate, tra cui sei bambini”, ha detto il presidente ucraino.

“Questa tragedia non è solo un crimine di guerra, è un crimine contro l’umanità. Uccisione su larga scala di civili in Ucraina. Ogni prova importante sarà documentata. Le indagini ed i pubblici ministeri stabiliranno e assicureranno alla giustizia sia coloro che hanno lanciato direttamente i razzi sia i loro comandanti che hanno dato questo ordine criminale. L’intera leadership militare russa”, ha detto Yuriy Belousov.

Allo stesso tempo, sono in corso azioni investigative attive: stanno lavorando esperti forensi, pubblici ministeri, polizia e investigatori SBU.

Secondo le informazioni preliminari, è stato utilizzato un missile Kh22. Questo tipo di missile è estremamente impreciso, ha un’enorme deviazione. Pertanto, l’uso di tali armi per obiettivi in aree densamente popolate è chiaramente un crimine di guerra.

Questo tipo di razzo è già stato utilizzato dai russi a Sergiivka e Kremenchuk. Può essere lanciato solo da una unità russa: il 52° reggimento dell’aviazione di bombardieri pesanti delle guardie dell’aeronautica russa. Ecco perché, laddove confermata la tipologia di ordigno impiegato, sarebbero immediatamente chiare le responsabilità dell’unità militare e della catena di comando che ha dato un simile ordine.

Questa ennesima strage riporta al centro del dibattito internazionale la necessità di perseguire penalmente, senza ulteriori indugi, coloro che si stanno macchiano di Crimini di guerra e di Crimini contro l’umanità in Ucraina. È giunto il momento di rompere ogni indugio. In quei Paesi come la Francia, la Germania, il Belgio, la Spagna ed i Paesi Bassi in cui la legislazione prevede una competenza universale tout court per il perseguimento dei crimini internazionali vengano avviati procedimenti penali contro i responsabili dei crimini commessi in Ucraina.

L’auspicio è che presto anche l’Italia possa adottare il “Codice dei Crimini internazionali”, nei termini proposti dalla Commissione presieduta dai professori Francesco Palazzo e Fausto Pocar che prevede un regime giurisdizionale ad hoc per la repressione dei crimini internazionali.

Il criterio della giurisdizione penale universale consente ad uno Stato di estendere la propria potestà punitiva su gravissimi crimini internazionali commessi al di fuori dei propri confini territoriali da uno straniero nei confronti di un altro straniero. Esso si caratterizza sia per l’assenza di qualsivoglia criterio di collegamento tra lo Stato del “foro” e la fattispecie criminosa in questione sia per la natura particolarmente “odiosa” dei delitti che rientrano nell’ambito di applicazione di tale criterio.

Anche il Ministro Nordio, in occasione della riunione dei ministri della Giustizia dei Paesi del G7, aveva convenuto che sul “codice dei crimini internazionali” l’Italia deve accelerare. A chi gli chiedeva notizie in merito, aveva risposto: “Stiamo lavorando alacremente al Ministero, siamo in dirittura d’arrivo”.

Nell’Europa delle libertà e dei diritti chiudere gli occhi di fronte a crimini efferati non è un’opzione possibile per uno Stato consapevole dei suoi doveri. Putin, Shoigu e i loro sodali non possono e non devono rimanere impuniti.

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