giovedì, 25 Aprile, 2024
Esteri

Ue: non c’è posto per chi premia Putin

La decisione delle autorità della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, che fa parte della Bosnia ed Erzegovina, di conferire l’Ordine della Republika Srpska (la più alta onorificenza dell’entità a maggioranza serba del Paese balcanico) al presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, è stata aspramente criticata in sede di Unione Europea. Lo ha detto lunedì, in un briefing a Bruxelles, il portavoce del servizio di politica estera dell’Ue, Peter Stano.

Come riportato, nell’ambito della celebrazione della “Festa della Repubblica”, l’8 gennaio, il presidente della Repubblica Srpska Milorad Dodik ha conferito al presidente russo Vladimir Putin la più alta onorificenza della Repubblica Srpska per “lo sviluppo e il rafforzamento dei legami amichevoli tra la Russia e la RS”.

“Ora tutto il mondo sa chi è Putin. Ecco perché l’Unione Europea condanna la decisione della Republika Srpska e delle sue autorità di conferire a Putin l’Ordine della Republika Srpska. Putin è il diretto responsabile dell’aggressione illegale contro l’Ucraina. È lui che dà gli ordini attraverso i quali i residenti pacifici ucraini vengono uccisi e le infrastrutture civili ucraine vengono distrutte. Essere dalla parte di Putin in tali condizioni significa isolare la Republika Srpska e le sue autorità sulla scena internazionale”, ha affermato Stano.

Peter Stano ha detto chiaramente che non c’è posto nell’UE per premiare i politici che ordinano di sterminare un Paese vicino e uccidere la sua gente, aggiungendo: “Questo dovrebbe essere chiaro a tutti. E questa decisione delle autorità della Republika Srpska è deplorevole e sbagliata”.

Per Mosca “questo premio è un’affermazione della determinazione strategica delle nostre relazioni volte a rafforzare l’amicizia tra i nostri popoli fratelli”, ha detto l’ambasciatore russo. La medaglia dovrebbe essere consegnata direttamente a Putin nel corso di un prossimo incontro con Dodik, verosimilmente a Mosca.

L’8 gennaio, nel corso della cerimonia, il presidente Milorad Dodik ha detto anche: “È giunto il momento in cui si può pensare che tutti i serbi vivano in uno stato, perché l’equilibrio di potere nel mondo è cambiato e non ci sono più le restrizioni che lo hanno impedito finora ad ora. Dobbiamo usare questo tempo per unire il popolo serbo”. Del resto, dall’ottobre del 2021, proprio Dodik si è fatto promotore di un progetto secessionista per sottrarsi dal controllo dello Stato centrale in settori fondamentali come l’esercito, il sistema fiscale e il sistema giudiziario, per cui il Parlamento Europeo ha evocato sanzioni economiche e su cui la Commissione ha iniziato a ragionare. Dopo la dura condanna da parte dell’Unione dei tentativi secessionisti della Republika Srpska, a metà giugno dello scorso anno i leader bosniaci si erano radunati a Bruxelles per siglare una carta per la stabilità e la pace, incentrata soprattutto sulle riforme necessarie sul piano elettorale e costituzionale nel Paese balcanico.

L’inopportuno conferimento dell’onorificenza a Putin, senza dubbio, allontana l’entità, a maggioranza serba in Bosnia, dall’Unione Europea.

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