martedì, 16 Aprile, 2024
Esteri

Brasile: 1.500 arresti dopo l’assalto alle istituzioni

Sono 1.500 gli arresti in Brasile dopo l’assalto alle istituzioni che per alcune ore ha fatto vacillare la democrazia del gigante sudamericano. Il Paese si è risvegliato ancora sotto shock per l’attacco sferrato domenica da migliaia di seguaci di Bolsonaro alle sedi dei tre poteri simbolo dello Stato, ovvero Parlamento, Governo e Corte suprema. Per cercare di capire come sia potuta accadere una cosa del genere, il Senato brasiliano costituirà una Commissione d’inchiesta parlamentare.

Per un paio d’ore il popolo bolsonarista si è abbandonato a ogni tipo di devastazione negli edifici che si affacciano sulla Piazza dei Tre Poteri. Ricordando quanto realizzato a Capitol Hill dai seguaci di Donald Trump, i ribelli brasiliani hanno sfondato porte, infranto vetrate e vetrine, sfasciato sedie e tavoli, saccheggiato armadi, sfregiato quadri d’autore e perfino compiuto gesti oltraggiosi.

Il ministro della Comunicazione, Paulo Pimenta, ha assicurato che c’è stato chi “ha orinato e defecato nel Palazzo del Planalto”, sede del Governo. La solidarietà al presidente Luiz Inacio Lula da Silva è arrivata immediata da tutto il mondo, dagli Usa all’Italia, dalla Cina alla Russia, dall’Ue a Messico e Argentina. I media hanno evocato “l’atto più grave contro la democrazia brasiliana dalla fine della dittatura”, ma la polizia si è mostrata totalmente impreparata e incapace di radunare forze sufficienti per fermare l’attacco. Anzi, infuriano le polemiche per gli scatti di alcuni agenti che sembravano fraternizzare con i rivoltosi.

Nel momento dell’assalto, Lula si trovava lontano, nello stato di San Paolo, in visita a zone alluvionate di Araquara. È da lì che il presidente ha firmato il decreto per sancire l’immediato intervento federale del governo di Brasilia e la nomina di Rodrigo Garcia Cappelli quale responsabile dell’operazione.

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