venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Carcere o non carcere a tutti: aumento delle pene. Il giustizialismo premia i politici

Voci autorevolissime nel mondo della Giustizia Italiana quali Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, ieri come oggi sulla stessa lunghezza d’onda, sono d’accordo nel ritenere che il mero aumento delle pene non serva a scongiurare la commissione dei reati che più toccano nel profondo il senso del sentire di ogni comunità ed in particolare la nostra.

Mafia, Evasione Fiscale, Inquinamento, Sicurezza sul lavoro, Femminicidio, Omicidio Stradale.

In epoca non troppo recente tutti ricorderete la recrudescenza per i reati di sequestro di persona e di usura, oggi quasi scomparsi i primi e del tutto ignorati, anche dal Legislatore, i secondi nonostante si siano registrate sentenze di condanna anche nei confronti di vertici bancari e delle banche.

Ha affermato testualmente Colombo: il carcere non risolve. Dopo anni mi sono ricreduto. Nonostante l’aumento delle pene per particolari reati questi non sono diminuiti, anzi sono aumentati. Ritiene che il fenomeno della lievitazione della commissione di reati possa effettivamente ridursi in presenza di strumenti idonei a dissuadere i potenziali rei dal beneficio illecito che ne potrebbero trarre. Il fenomeno dei sequestri di persona a scopo di riscatto è praticamente scomparso. Non credo, dicono Colombo e Davigo, che ciò sia dovuto all’aumento delle pene, ma all’introduzione del blocco dei beni, del divieto di pagare il riscatto.

Il reato è diventato infruttifero, quindi si è smesso di commetterlo.

Ha aggiunto, quasi come monito ai politici-legislatori occasionali: «l’aumento delle pene serve a farci sentire innocenti» ed aggiungo, a placare la sete di vendetta di coloro che si sentono inermi ed indifesi di fronte al dilagare della criminalità ed all’aumento dei reati.

Mutatis mutandis il concetto espresso dagli illustri giuristi che hanno operato sul campo può essere parimenti enunciato per quel che concerne altri tipi di reato dove sull’onda del “ furor di popolo” sono state aumentate notevolmente le pene.

Ci riferiamo al delitto, nella nuova figura, di omicidio stradale che avrebbe dovuto dopo l’aggravamento delle pene ottenere l’effetto di ridurre gli incidenti mortali. E così dicasi per il femminicidio. D’altronde nella civile e moderna America, dove nella maggior parte degli Stati vige ancora la pena di morte, si rileva che anche questa non funge e non è sufficiente quale deterrente per la commissione di reati gravi che la prevedono come punizione.

Le statistiche ci dicono che i delitti di omicidio stradale, al pari dei femminicidi, pur dopo la introduzione di specifiche forme di reato aggravate, infatti, sono aumentati.

Forse bisognerebbe agire, come suggerisce il PM Colombo, allo stesso modo e cioè intervenire ed investire molto di più in tema di informazione, educazione e creazione di coscienza del rispetto delle regole da parte di tutti coloro che circolano su una strada pubblica ivi compresi i pedoni, i ciclisti ed i nuovi mezzi elettrici non muniti di identificazione e senza necessità di patente per la guida.

Aggiungo forse sarebbe il caso di destinare un po’ di risorse nell’applicazione delle nuove tecnologie quali le strisce pedonali autoilluminanti con materiali di ultima generazione. Con l’iniziare ad applicare sanzioni ai pedoni ed ai ciclisti lì dove i primi attraversano la strada sistemicamente fuori delle strisce, in mezzo a rotatorie, in maniera obliqua, senza guardare o continuando a parlare al cellulare anche se le stesse sono a pochi metri. Le statistiche italiane ed internazionali in merito a decessi da investimenti di pedoni che parlavano al cellulare sono impressionanti.

Oltre alle sanzioni che potrebbero subire, i pedoni ed i ciclisti debbono sapere che in caso di investimento anche sulle strisce pedonali, ove i secondi non procedano a piedi con la bici a fianco, ed i primi con la massima attenzione guardando i movimenti dell’auto, accertata la distrazione e/o la violazione delle norme da parte degli stessi, non verranno risarciti o lo saranno in misura inferiore.

Come: è facile criticare e/o identificare i fenomeni ma è certo più difficile formulare proposte concrete ed attuabili che non siano rimesse alle mere e vane dichiarazioni di principio della classe politica ed in particolare di quella che Governa il Paese. Faremo, stiamo facendo, dobbiamo fare ecc. di qualsivoglia politico e/o uomo di Governo e/o delle Istituzioni.

Ritengo quindi che prima di ogni questione e come ogni questione che coinvolge una comunità si debba procedere con il creare una cosiddetta coscienza popolare del problema attraverso un acculturamento di ciascun individuo che forma il Consorzio sociale, alias la collettività, in merito al problema e/o questione che dir si voglia.

Infatti oggi il costo indiretto per le spese che lo Stato sostiene per far fronte alla emergenza degli incidenti mortali che spesso si accompagnano a feriti gravi e non per il sistema sanitario e del mondo del lavoro e delle famiglie è pari a 1.504.000 euro per ciascun decesso e 42.220 euro per ciascun ferito, costi di certo superiori a quelli che si sosterrebbero per i fini di cui sopra mediante istituzione di corsi e di istruttori/ insegnanti che coscienziosamente riuscirebbero a far capire a ciascuno di noi che rispettare le regole della circolazione stradale in senso lato è sicuramente meglio e meno costoso che subirne le conseguenze dirette e/o indirette.

Identico discorso e risultati si hanno, ad esempio, come ha evidenziato l’ex PM. Gherardo Colombo, per l’evasione fiscale e noi aggiungiamo per i disastri ambientali dove si spende di più per riparare gli effetti dannosi e devastanti dei reati che non quanto sarebbe necessario per prevenirli.

Ma questa è un’altra storia.

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