domenica, 24 Novembre, 2024
Giovani

2021 record di abbandono scolastico e di inattività giovanile

Il 2021 ha segnato un doppio triste primato per l’Italia: il prematuro abbandono scolastico e l’inattività giovanile.

Proprio così, in Europa, sono più di tutti gli studenti italiani a lasciare precocemente il percorso formativo e a restare inattivi. L’abbandono scolastico in Italia aveva registrato un miglioramento nel 2020, scendendo al 13,1% e, invece, nel 2021 la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano è del 23,1%, la più alta di tutti i Paesi europei.

Situazione NEET all’estero
Romania (20,3%) e Bulgaria (17,6%).
Spagna al 14,1%, Francia al 12,8% e Germania 9,2%,

Un giovane su quattro non fa niente

Si tratta dei cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non sono iscritti a nessun corso di studio e formazione.

L’interrelazione tra i due fenomeni è evidente: il mancato conseguimento di un diploma di scuola superiore provoca una carenza di competenze per i giovani che fa aumentare il rischio di disoccupazione e di povertà educativa, oltre che economica. Quello della dispersione scolastica è sicuramente un fenomeno complesso e riconducibile a una serie di cause e concause, alcune di natura socio-culturale, altre di natura storico-geografica, altre ancora economico-strutturali.

Percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno al massimo la licenza media (2021)

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat

L’impatto della pandemia fa crescere i NEET

I dati Istat relativi al 2020 dimostrano che le condizioni socioeconomiche della famiglia di origine svolgono un ruolo chiave. L’abbandono precoce dell’istruzione riguarda il 22,7 per cento dei giovani i cui genitori hanno conseguito al massimo la licenza media, il 5,9 per cento di quelli i cui genitori hanno un titolo secondario superiore e il 2,3 per cento dei giovani con genitori in possesso di laurea.

Nel 2021 si è aggiunta un’altra causa che ha contribuito all’allontanamento dai banchi di scuola: il Covid-19.

L’impatto della pandemia, oltre ad aver inciso negativamente sull’apprendimento scolastico, ha avuto un fortissimo impatto anche sulla decisione di molti giovani italiani che hanno lasciato precocemente il percorso formativo, incrementando il numero di giovani inattivi. Così, nel 2021, in Italia i giovani inattivi erano il 23,1%.  Un dato allarmante che, se attentamente analizzato, mostra almeno altri due problemi: il divario territoriali e quello di genere. La percentuale di donne NEET è infatti maggiore rispetto a quella degli uomini.

PNRR e strategie di inserimento dei NEET nel mondo del lavoro

Un contributo al miglioramento della condizione dei giovani in Italia dovrà arrivare dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sarà il Governo Meloni a dover mettere in pratica una serie di azioni economiche e sociali finalizzate a garantire l’inserimento dei giovani NEET nel mondo del lavoro o il loro re-inserimento in quello formativo.

Certamente, una chiave strategica per l’accesso ai futuri posti di lavoro e l’incremento del tasso di occupazione giovanile è all’apprendimento permanente. Fondamentale, quindi, sarà l’impegno verso l’eliminazione di quel fenomeno di abbandono prematuro degli studi.

Liceale e Speaker radiofonica at New Sound Level 90FM

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