venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Rave party, diritti e libertà

“Riunione di dieci o più persone nello stesso luogo diretta a provocare pubblico scompiglio nella vita collettiva attraverso un atteggiamento ostile di ribellione, rivolta o insofferenza verso i pubblici poteri o verso l’autorità statale”. Sempre codici alla mano, così si amministra una democrazia. È l’art. 655 del nostro codice penale “vigente”, che – insieme all’art. 17 della Costituzione- ci può aiutare a comprendere meglio quello che possiamo chiamare “il caso Modena”.

Un rave party, manifestazione non autorizzata (perché in Italia serve un’autorizzazione Prefettizia o della Questura, a seconda dei casi, per occupare suoli pubblici a qualsiasi titolo, anche per raccolte fondi a scopo di beneficenza o banchetti di propaganda elettorale), che il Ministro dell’Interno, presidio massimo – piaccia o no – della sicurezza dei cittadini, ha vietato nella città emiliana. Non importa chi fossero i ragazzi,  di quale fede politica o religiosa: nel nostro Paese la democrazia non ammette raduni improvvisati e sregolati.
Nei rave- come tutti sanno e hanno scritto, su giornali di variegate inclinazioni politiche- si balla, si beve e ci si droga. Consultando YouTube o Google, se non ci si crede, si rinvengono queste affermazioni di tutti i partecipanti ai raduni della specie, che candidamente lo affermano, proprio come hanno fatto gli intervistati di Modena.

Ho ragione di ritenere, cari ragazzi, che se il vostro raduno fosse stato comunicato nelle forme previste, insieme alla declinazione degli scopi per i quali veniva lanciato, e se questi scopi fossero stati di pubblica utilità oppure di manifestazione legittima e pacifica di dissenso verso idee diverse dalle vostre, l’autorizzazione l’avreste ottenuta.

Dopo due anni di costrizioni (talvolta anche inutili) e di limitazioni alla libertà di radunarsi per ascoltare concerti e ballare, nessun governante miope, di qualsiasi maggioranza politica, oggi negherebbe la bellezza dell’aggregazione sociale per fraternizzare ed unirsi intorno all’arte ed alle idee di libertà, pace e democrazia che tutti quanti, sono sicuro, abbiamo ben presenti.

Sfortunatamente, lo ricordo a qualche cattivo maestro che per motivi politici utilizza una narrativa anti storica di limitazione dei diritti per cavalcare l’onda, certi tipi di manifestazioni sono da sempre state vietate, con alterne fortune. E ora un decreto del governo le limiterà ulteriormente. Qual è il bene giuridico tutelato? I Giuristi e i Legislatori dovrebbero pensare a questo, quando esaminano qualsivoglia Istituto o norma del nostro ordinamento. Qui è banale, ma molti politici lo dimenticano quando devono far prevalere le proprie ragioni a dispetto degli studi e le regole relativi alle norme costituzionali. Si tratta di “sicurezza” e “libertà”. A seguito di riunioni non autorizzate possono esservi danni a cittadini che non hanno inteso parteciparvi. E questo basta a non consentire che la sicurezza (anche solo percepita) venga messa in pericolo. Piace rilevare la collaborazione dei giovani presenti a Modena nell’agevolare lo sgombero, perché sarebbe stato altrettanto piacevole registrarla nei giovani che hanno occupato e continuano a occupare indebitamente aule universitarie e scuole. La democrazia e la sicurezza fisica e psicologica sono un bene di tutti, senza se e senza ma.

*Direttore Centro Ricerca su Sicurezza e terrorismo

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