giovedì, 28 Marzo, 2024
Politica

Governo. Confronto su precariato, salari e sicurezza. Sindacati: noi pronti

Il lavoro resta il grande problema irrisolto della società italiana. Tra grandi contraddizioni come la crisi lamentata dalle imprese che non trovano personale specializzato, il tema dei salari bassi, del precariato con giovani coinvolti in “lavoretti” saltuari e poche tutele, fino al dramma quotidiano degli infortuni, vera piaga di un sistema da riformare totalmente.

Meloni, sindacati e imprese

La prossima settimana si aprirà il confronto tra Governo, Sindacati e Associazioni di categoria. Sarà una partita complessa perché tutti i principali indicatori mostrano un autunno-inverno difficile con troppe incognite e poche certezze. I segnali sono negativi. Il calo della produzione, il ritorno massiccio alla Cassa integrazione, i prezzi instabili dell’energia, un contesto internazionale alle prese con la
guerra e le avvisaglie di recessione. Sono le difficoltà che domineranno la ripresa delle trattative e delle scelte da fare. La sintesi dei timori arriva dal presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Il vero
problema, in questa fase, è l’impennata dell’inflazione, che riduce il potere di acquisto sulle famiglie. E, insieme a questo”, evidenzia Prete, “la difficoltà sempre molto elevata delle imprese di trovare le giuste professionalità da inserire in azienda. Un nodo che ha molte origini, tra le quali la denatalità e il non adeguato collegamento tra formazione e mondo imprenditoriale, sul quale occorrerà intervenire”.

Le proposte del Governo

Nel discorso programmatico del premier Giorgia Meloni, il dossier lavoro con tutte le sue declinazioni, ha avuto uno spazio rilevante.
L’obiettivo annunciato è un ventaglio di proposte partendo dal recupero di risorse oggi elargite in campo assistenziale, da reinvestire nelle politiche attive del lavoro, nell’aumento dei salari, nella sicurezza.
Nell’impegno formativo per accedere ad una occupazione di qualità. Servono però fondi adeguati. “Imprese e lavoratori chiedono da tempo come priorità non rinviabile la riduzione del cuneo fiscale e contributivo”, propone il presidente del Consiglio, “L’obiettivo che ci diamo è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi. Per incentivare le aziende ad assumere abbiamo in mente un meccanismo fiscale che premi le attività ad alta densità di lavoro, “più assumi meno paghi”.

Risolvere i tavoli di crisi

Priorità secondo Meloni sarà data alle vertenze in atto che coinvolgono migliaia di lavoratori in bilico. “Il pensiero va alle decine di tavoli di crisi ancora aperti, a cui dedicheremo il massimo impegno, e a quelle
migliaia di lavoratori autonomi che non si sono più rialzati dopo la pandemia. A loro”, sostiene il premier, “che sono stati spesso ingiustamente trattati come figli di un Dio minore, vogliamo riconoscere tutele adeguate, in linea con quelle giustamente garantite ai lavoratori dipendenti, perché siamo sempre stati al fianco di quei quasi 5 milioni di lavoratori autonomi, tra artigiani, commercianti e liberi professionisti, che costituiscono un asse portante dell’economia italiana e non smetteremo ora. Per noi, un lavoratore è un lavoratore”.

Posti di lavoro contro povertà

La visione del Governo è quella di arginare la povertà non con l’assistenzialismo ma creando opportunità di impiego. “C’è un tema di povertà dilagante che noi non possiamo ignorare”, osserva Giorgia
Meloni, “Sua Santità Papa Francesco ha di recente ribadito un concetto importante: ‘La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro’. È una verità profonda che
soltanto chi la povertà l’ha conosciuta da vicino può apprezzare davvero. È questa la strada che intendiamo percorrere: vogliamo mantenere e, laddove possibile, migliorare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi, a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato”

No RdC, più tutele e sicurezza

Capitolo che segnerà un confronto politico aspro sarà quello della riforma del Reddito di cittadinanza, a favore del recupero di risorse da dirottare alla formazione professionale e ad un insieme di maggiori
garanzie contrattuali e tutele di sicurezza. “La soluzione non può essere il Reddito di cittadinanza”, sottolinea il premier, “ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo, perché, per come è stato pensato e realizzato, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia. E se sul reddito di cittadinanza in quest’Aula esistono
posizioni diversificate, sono certa che tutti concordiamo sull’importanza di porre fine alla tragedia degli incidenti, anche mortali, sul lavoro”.

Imprese, contratti e competenze

Tra le questioni che affliggono il mercato del lavoro c’è il paradosso delle difficoltà degli imprenditori di trovare personale. Nell’ultimo bollettino Excelsior (il Sistema informativo per l’occupazione e la formazione) la percentuale di “introvabili” ha raggiunto un nuovo picco, il 43,3%, ben 7 punti in più rispetto a settembre 2021, quando il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro riguardava il 36,4% dei profili ricercati. Migliaia di posti di lavoro quindi senza copertura di perdonare. Su questo punto il Governo intende intervenire incentivando i percorsi di studio e formazione. “Serve colmare il grande divario esistente tra formazione e competenze richieste dal mercato del lavoro”, propone Giorgia Meloni, “con percorsi formativi specifici, certamente, ma ancora prima grazie a una formazione scolastica e universitaria più attente alle dinamiche del mercato del lavoro. L’istruzione è il più formidabile strumento per aumentare la ricchezza di una Nazione, sotto tutti i punti di vista, perché il capitale materiale non è niente se non c’è anche il capitale
umano”.

I giovani, merito come riscossa

L’impegno per la crescita e il lavoro partono dalla scuola. Per il Governo sarà un obiettivo da perseguire dando spazio a riforme e sostenendo le capacità individuali. “Per questo la scuola e l’università
torneranno centrali nell’azione di Governo”, promette il presidente del Consiglio, “perché rappresentano una risorsa strategica fondamentale per l’Italia, per il suo futuro e per i suoi giovani. Si è polemizzato sulla
nostra scelta di rilanciare la correlazione tra istruzione e merito. Rimango francamente colpita. Diversi studi dimostrano come, oggi, chi vive in una famiglia agiata abbia una chance in più per recuperare le
lacune di un sistema scolastico appiattito al ribasso, mentre gli studenti dotati di minori risorse”, commenta Meloni, “vengono danneggiati da un insegnamento che non dovesse premiare il merito, perché quelle lacune non le colmerà nessun altro”.

Il fronte dei sindacati

Cgil, Cisl e Uil sono già pronti al confronto, annunciano che non ci saranno preclusioni ideologiche ma valuteranno dai fatti. “Giudicheremo il governo per quello che farà. Ci attendiamo di essere coinvolti e che
prima di prendere le decisioni discuta con i sindacati e con il mondo del lavoro”, annuncia il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, “Se ci ascolterà avrà il nostro consenso, se andrà da un’altra
parte, difenderemo come sempre le nostre posizioni”.
Al governo Meloni facciamo gli auguri di buon lavoro”, fa presente il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, “Questo paese ha bisogno di risolvere molti problemi, su questi problemi noi siamo pronti a dare il nostro contributo e le nostre proposte”. Dialogare sui molti problemi aperti per il bene del Paese è l’invito del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.
“L’obiettivo è governare l’emergenza e costruire insieme nel dialogo sociale”, auspica il leader della Cisl, “nella partecipazione e condivisione una prospettiva di medio lungo periodo per il Paese facendo
leva sulla crescita, sul rilancio degli investimenti, sulla difesa e l’aumento dei posti di lavoro”.

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