Marevivo, Enpa, Lav e Sea Shepherd Italia lanciano la petizione “L’Ambiente urla: non nel mio nome” per denunciare come le spiagge prese d’assalto da decine di migliaia di persone durante i grandi eventi estivi rischiano di danneggiare l’ambiente e l’ecosistema circostante.
“Nonostante i ripetuti e condivisi appelli, è giunto il momento di chiedere il divieto di organizzare tali manifestazioni che hanno un evidente impatto sull’equilibrio degli ecosistemi, causando gravi danni a carico di diverse specie selvatiche e, in generale, all’Ambiente marino, affermano le associazioni. Spiagge e litorali rappresentano ambienti fragili e dinamici e, da un punto di vista geo-morfologico e biologico, sono importanti aree di transizione tra la terraferma e il mare. Oltre a ospitare particolari habitat, sono aree filtro che proteggono il mare dall’inquinamento dell’entroterra e l’entroterra dall’azione erosiva del mare e dalla risalita dell’acqua salata nelle falde di acqua dolce”.
“Tutte le coste italiane, sabbiose o rocciose che siano, sono aree turistiche o dove la pressione antropica si fa sentire in maniera pesante soprattutto d’estate e soprattutto dopo due anni di epidemia. I mega concerti in spiaggia – si legge – rappresentano il caso limite di “utilizzo” e sono il frutto di decisioni, anche politiche, incoerenti, perché prese in nome dei valori di sostenibilità e di tutela ambientale. Eppure, queste manifestazioni di sostenibile non hanno proprio nulla! Basti pensare all’abbattimento di alberi e siepi per la creazione di parcheggi o aree che distruggono i siti di nidificazione di fratini e tartarughe e che causano la morte di giovani uccelli e cuccioli “selvatici” privati delle cure parentali o il calpestio che compromette il prezioso ecosistema dunale, l’inquinamento acustico che crea disturbo alla fauna diurna e notturna e quello da smog.
Per non parlare della possibilità che notevoli quantità di rifiuti grandi e piccoli finiscano in mare e sulla spiaggia (plastica, mozziconi, carta), nonostante le tanto annunciate attività di pulizia post evento, che tuttavia non bastano a ripristinare l’equilibrio precedente”. “I beni naturali, come le spiagge, appartengono a tutti e tutti dobbiamo considerarli parte del nostro patrimonio collettivo, così come lo sono i beni archeologici, artistici o culturali che ogni Paese, anche piccolo, conserva con orgoglio. Esistono, peraltro, luoghi storicamente e ragionevolmente deputati allo svolgimento degli spettacoli, come arene, stadi, persino luoghi degradati a cui dare una nuova vita.
Non tutti – proseguono – conoscono le conseguenze di queste azioni e di certo occorre sensibilizzare l’opinione pubblica favorendo un diverso approccio culturale. Ma affinché habitat preziosi come le spiagge siano realmente tutelati è necessario che vengano introdotte al più presto delle norme che vietino pratiche pericolose e ingiuste”. “Fare qualcosa per le spiagge non vuol dire farlo sulle spiagge. Per questo Marevivo, Enpa, LAV e Sea Shepherd Italia chiedono un provvedimento urgente per vietare l’utilizzo della spiaggia per i grandi eventi, anche alla luce delle recenti modifiche costituzionali, che all’art. 9 annoverano, tra i doveri della Repubblica, la “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”, conclude la nota.