giovedì, 25 Aprile, 2024
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Sostenibilità, regole chiare anche per la finanza

La sostenibilità, l’economia circolare, gli investimenti ESG e le prospettive di un  nuovo modello di sviluppo. Su questi temi abbiamo intervistato il prof. Ubaldo Livolsi, banchiere ed Advisor, esperto internazionale dei mercati finanziari.

Prof. Livolsi lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili, gli investimenti in progetti sostenibili e l’applicazione di modelli di economia circolare rappresentano una straordinaria opportunità per l’economia, con la creazione di nuove figure professionali e lo sviluppo di modelli di business inediti, ai quali si aggiungono benefici concreti per tutta la società. Che risvolti avrà l’economia sostenibile sul PIL del paese Italia?
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con tutte le sue conseguenze politiche ed economiche che ne sono conseguite, ha messo a livello mediatico in secondo piano Next Generation UE, lo strumento per la ripresa e uscita dal Covid approntato da Bruxelles, con uno stanziamento di 750 miliardi, per fare diventare entro il 2050 l’Europa la prima economia mondiale a emissioni zero. Siamo nel momento più delicato della trasformazione tecnologica, che può portare a quell’economia sostenibile e inclusiva auspicata.

Questa transizione è molto complessa anche per il conflitto in corso alle porte dell’Europa, pensiamo in alcuni Paesi al ritorno, anche se ridotto, all’utilizzo delle centrali a carbone per sopperire al taglio delle forniture di gas verso l’Europa imposto da Mosca. L’economia circolare è un tema centrale di tale passaggio e riguarda settori come l’elettronica, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, plastiche, tessile e costruzioni. Si stima che il cambiamento verso l’economia circolare possa portare a un aumento del Pil dello 0,5% e a nuovi 700.000 posti di lavoro in Europa.

Il paradosso è che mancano spesso figure specializzare per realizzare questo mutamento, in questo senso la scuola e l’ università hanno una responsabilità particolare. Anche in Italia le cose stanno cambiando. Un esempio su tutti, pensiamo all’istituzione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore e che sono espressione di una strategia fondata sulla connessione delle politiche d’istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali.

La maggior parte delle case di investimento mondiali stanno attuando una rivoluzione nei propri asset, andando ad inserire investimenti ecosostenibili e che guardano all’ambiente credendo che questo settore sia agganciato ad un treno che dovrà fare molta strada in futuro. È davvero così?
Ora che per così dire si è fatta di necessità virtù, che lo sviluppo, come è stato deciso di raggiungere dall’Ue agli Usa alla Cina, non può che essere sostenibile, inevitabilmente la finanza ha seguito tale visione.  Nelle decisioni di investimento tenere in considerazione fattori ESG – Environmental (Ambiente) Social and Governance significa indirizzare capitali e risparmi verso imprese e progetti sostenibili.

Secondo Bloomberg, il valore di questi fondi è salito fino a 40mila miliardi di dollari. Tuttavia, stiamo assistendo a un’inversione di tendenza, perché emerge talvolta che tali strumenti finanziari non contengono asset che rispondono a corretti criteri. Più in generale, quando questi temi ambientali, sociali e di governance sono utilizzati in modo strumentale si parla di “greenwashing”, la strategia di marketing che presenta come ecosostenibili attività o prodotti che non lo sono o addirittura per cercare di occultarne l’impatto ambientale negativo. Così negli Usa la domanda per prodotti finanziari ESG è calata del 36% nel primo trimestre di quest’anno.

La divisione ESG di Goldman Sachs è sotto indagine da parte della SEC – Securities and Exchange Commission – per avere presentato come ESG fondi in cui erano presenti aziende che non attuano politiche sostenibili. Credo tuttavia che la finanza si renda conto di questo pericolo ed essa stessa sia consapevole di dover correre ai ripari se non vuole rinunciare a un mezzo di crescita formidabile. La responsabilità maggiore spetta però ai sistemi regolatori finanziari mondiali, che dovrebbero, come pare abbiamo intenzione di fare, dare indicazioni precise per regolamentare e classificare siffatti prodotti.

Quali sono i driver di mercato e di medio periodo per raggiungere gli obiettivi ambiziosi del 2050?
Il paradigma della sostenibilità ha nelle nuove tecnologie, nell’innovazione e nell’economia circolare, di cui abbiamo parlato, i suoi volani. Si tratta di un insieme di interventi, ad esempio, per modernizzare i prodotti e i sistemi produttivi, la logistica e le infrastrutture. Il pericolo è che le scadenze del cambiamento siano troppo ravvicinate per riconvertire le strutture produttive e non perdere posti di lavoro. Così si è molto parlato a inizio del mese del fatto che il Parlamento europeo ha votato sì al bando alla vendita di auto nuove con motore termico a partire dal 2035, ibride incluse: da allora sarà possibile vendere solo auto a zero emissioni allo scarico, ossia ad alimentazione 100% elettrica.

Il nostro Paese ha destinato dei fondi a sostegno dell’industria dell’auto, sia dal lato delle vendite dei veicoli non inquinanti, sia da quello del supporto all’innovazione e alla riconversione della filiera industriale. Tuttavia, in generale, dobbiamo avere fiducia in questi obiettivi. In particolare, è importate per l’Italia, malgrado la difficile crisi che il mondo sta vivendo a causa della guerra in Ucraina, non distogliere l’attenzione da quanto sta realizzando col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), di cui la transizione ecologica è il capitolo più corposo in termini di investimenti.

Un’occasione importante per il nostro Paese, che ha potuto avviare politiche fondamentali in settori come infrastrutture e trasporti, sanità, welfare e giustizia. Nondimeno, al di là delle normative, il cambiamento e la transizione possono avvenire se tutti i cittadini, dai lavoratori agli imprenditori, dagli studenti agli anziani, diventano consapevoli dell’ineluttabilità di tale cambiamento e seguono comportanti conseguenti nelle loro decisioni quotidiane.

 

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