Insoddisfazione e critiche con la sensazione che il mondo della scuola sia ancora una volta dimenticato. È la posizione dei sindacati della scuola, che nel contestare le iniziative del Ministero e del Governo, parlano di un Piano nazionale di Ripresa che non spende i soldi per la scuola ma li dirotta altrove.
Contratti non precariato
“Partiamo da un dato certo”, scrive la Uil, “quello della scuola è un contratto che va assolutamente rinnovato ma i fondi per aprire il negoziato sono quelli contenuti nella legge di Bilancio e coprono a malapena l’inflazione, senza arrivare minimamente agli aumenti a tre cifre del contratto sottoscritto dagli statali”.
Andiamo ad un’altra certezza, osserva ancora la Uil-Scuola, “la scuola ha fatto il possibile e l’impossibile durante la pandemia e lo fa anche ora in emergenza. Proprio in questi giorni è la scuola a testimoniare la più grande prova di accoglienza e contemporaneamente a realizzare un momento fondamentale di partecipazione democratica con la conclusione delle elezioni delle rappresentanze sindacali in ottomila istituti scolastici del Paese”.
L’appello al Governo
Secondo la Uil-Scuola, il Governi ha preso una decisione sbagliata. “Dopo la consultazione con i partiti, nelle stanze di Palazzo, tira fuori l’uovo di Colombo: se i soldi per il contratto non ci sono gli diamo quelli della formazione, ma ci sono?”, si interroga Pino Tuti segretario confederale della Uil, “Andiamo ancora per ordine: la retribuzione non è materia legislativa, ma contrattuale. E, invece. materia di discussione parlamentare il reclutamento e la formazione iniziale e la relativa copertura finanziari.
Così mentre si decide di ridurre per i prossimi anni la percentuale di spesa pubblica destinata al sistema di istruzione (-0,5% già in questo Def, pari a 7 miliardi e mezzo) e mentre le potentissime risorse del Piano nazionale di Ripresa parlano di una modernità che non si realizza, si decide di utilizzare le risorse del Piano destinate alla formazione – ce lo chiede l’Europa – per incentivare gli insegnanti a formarsi. Come? Con una Scuola di Alta formazione targata burocrazia ministeriale e la si contrabbanda come ampliamento dell’autonomia”.
Contratto senza risorse
Per la Uil non ci sono i soldi per il contratto, non ci sono risorse in bilancio, per questo secondo Turi si usano i soldi del Piano di Rinascita per la formazione per dare qualcosa in più a chi decide di farla: si chiamerà “formazione incentivata”.
“Si passa dalla “Dedizione” alla “Incentivazione”: “Poche risorse per pochi, a rate, per step approvati da decisori esterni (i burocrati della neonata Scuola di alta formazione)”.
L’appello al ministro
“Ministro”, ha esordito il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi nel suo intervento, “noi siamo appena usciti da un momento di grande democrazia partecipata del personale della scuola. Decine di migliaia di persone hanno espresso la loro idea di scuola. Ora si aspettano uguale rispondenza politica: superare la mistica dei concorsi e rinnovare il contratto, valorizzando il lavoro nella scuola.
Non sarà l’Europa a definire le regole dei nostri contratti, né a decidere percorsi meritocratici a tavolino. Il passo da fare è aprire il rinnovo del negoziato contrattuale all’Aran e discutere lì di risorse e aumenti.
I lavoratori della scuola sono ‘professionisti’, ha aggiunto Turi, “non c’è lavoro gratuito. E non c’è formazione obbligatoria. Prima li paghiamo come professionisti e poi definiamo la formazione che loro intendono fare per la loro professione. Una scelta non una imposizione, a gettone”.
Scuola mondo di precarietà
Questo anno scolastico registra il tasso di precarietà più alto mai avuto: pensare a percorsi di stabilità professionale”, sottolinea ancora Turi, “che passano attraverso un concorso pubblico, un contratto part-time con acquisizione di 30 cfu poi prova di abilitazione, poi anno di prova, poi valutazione, poi entrata in ruolo, è prevedere un sistema impraticabile e sbagliato perché non rispetta le persone e la loro professionalità. Un sistema burocratico, già sperimentato in questi due anni, destinato a fallire anche questo.
Ultima annotazione”, osserva critico Pino Turi, “sulle relazioni sindacali: il ministro presenta il decreto, legge attraverso slides, non con una anticipazione di testo. La sollecitazione a fare presto e dunque l’urgenza, non viene dalla situazione in cui versano 300 mila precari ma da quello che vuole l’Europa che sollecita il nostro Paese a maggiore meritocrazia. Tutto per ricevere i soldi europei, magari destinati ad altri”.
Invitati a parlare di insegnanti e personale anche i dirigenti scolastici protagonisti di un bel siparietto nel quale i dirigenti, pur facendo parte di un comparto diverso “devono sapere cosa accade nelle loro scuole”. Se dunque l’ingerenza della politica in materia contrattuale viene presentata in riunione, anche i Dirigenti richiedono la loro parte di protagonismo, dando consigli non richiesti e delineando progressioni di carriera non loro (la chiamata diretta, di stampo renziano, non è stata nominata, ma è stata percepita nell’aria).
Un clima di ristrettezze dunque: di risorse e di idee. La solita ricetta neoliberista bocciata dalla cronaca e dalla storia recente della pandemia e della guerra”, conclude il dirigente della Uil, “Mentre il mondo cambia e il Piano nazionale di Ripresa annuncia (ma non spende) miliardi per la scuola, le scelte di Governo vanno sempre nella stessa direzione, contenere i costi e fare classifiche per distribuirle”