venerdì, 26 Aprile, 2024
Energia

Caro energia, vivai in crisi. Coldiretti: produzione a prezzi insostenibili

Il primo San Valentino senza fiori italiani a causa del boom dei costi energetici. I conti quadruplicati sono quelli calcolati dalla Coldiretti che elenca i rincari di tutto ciò che ruota attorno alle aziende vivaistiche.

I rincari

Il caro bollette fa notare la Confederazione colpisce il settore proprio in vista della festa degli innamorati, attesa come occasione di rilancio dopo il calo dei consumi provocato dalla pandemia.
“L’emergenza energetica si riversa infatti”, calcola la Coldiretti, “non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime,
fertilizzanti, vasi e cartoni. Il rincaro dell’energia non risparmia fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti con aumenti che vanno dall’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%) alle
torbe con un +20% mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati”.

Vivai le aziende più colpite

E se in altri settori si cerca di concentrare le operazioni colturali nelle ore di minor costo dell’energia elettrica, “le imprese florovivaistiche non possono interrompere le attività pena la morte
delle piante o la mancata fioritura. Le rose ad esempio”, ricorda la Coldiretti, “hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi per fiorire e lo stesso vale per le gerbere, mentre per le orchidee
servono almeno 20-22 gradi per fiorire ed in assenza di riscaldamento muoiono. E chi non riesce e far fronte agli aumenti è così costretto a spegnere le serre e cercare di riconvertire la produzione”.

Settore trainante

Un trend negativo che pesa gravemente su un settore cardine per l’economia agricola nazionale che vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un
indotto complessivo di 200.000 occupati.
“La scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le importazioni da Paesi stranieri”, prevede la Confederazione, “che nel 2021 hanno già fatto registrare un aumento del 20% in valore,
secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno. Spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti
e i fiori dalla Colombia dove ad essere penalizzate sono le donne”.

Tutelare il Made in Italy

Da qui l’importanza di preferire in un momento difficile per l’economia nazionale le produzioni Made in Italy. “Scegliendo l’acquisto di fiori tricolori, direttamente dai produttori o da punti vendita che ne
garantiscano l’origine”, chiede la Coldiretti, “per sostenere le imprese, l’occupazione e il territorio”.

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