giovedì, 25 Aprile, 2024
Manica Larga

50 sfumature di verde

Racconta Danielle Pender che, quando due anni fa tutto questo ebbe inizio, ci fu una storia che ebbe fine. Fu allora, con l’esplosione della pandemia, che i suoi sponsor abbandonarono la nave e lei dovette mettere in pausa forzata il suo magazine, Reposte, un titolo molto quotato nell’ambiente dell’editoria indipendente e apprezzato da grandi brand e musei in giro per il mondo.

Dopo due anni e un periodo che lei definisce nebbioso, senza veri e propri momenti che permettano di identificarlo se non il passare dei lockdown, Danielle è riuscita a voltare pagina riprendendo le sue pubblicazioni.

La voglia di cambiare pagina

Per altri versi, sono molti coloro i quali cercano di voltare pagina in questo periodo. Per esempio, sempre più comune è la scelta di fare impresa come alternativa a lavorare in un’azienda nella quale magari non ci si ritrova più.

Infatti, uno dei motivi più comuni è il disallineamento tra i propri valori, come possono essere quelli che rientrano nelle categorie della sostenibilità sociale e ambientale, e quello che invece l’azienda fa nel merito.

Si tratta di una grande sfida, quanto consapevole non lo sappiamo visto che partire con un proprio progetto imprenditoriale non è per tutti e, in ogni caso, non propriamente una passeggiata di salute, checché ne dica la narrativa dominante. Che poi, a guardarci bene, è quella che ci parla di quell’1% di chi ce l’ha fatta alla grande, tipo di vari Bezos, Musk e compagnia. Poche le righe dedicate al signor Mario, idraulico di professione con la sua piccola srl.

La chiamano Great Resignation ed è diventato un vero e proprio trend. In America il 3% ha deciso di lasciare il proprio lavoro per fare altro. Ci sono paesi in cui i numeri sono molto maggiori. Come, per esempio, in Canada dove il 30% della forza lavoro ha cominciato a prepararsi per completare il grande salto nell’imprenditoria nei prossimi due anni. Insomma, la pandemia come occasione per fare pivot.

L’interesse dei grandi capitali e il rischio catch-22

Di fronte a tutto ciò non poteva mancare l’interesse degli investitori. L’Economist, per esempio, racconta di come le dimensioni dei fondi di venture capital alla ricerca di ottimi investimenti siano esplose. Sarebbero 450 i miliardi di dollari freschi pronti a essere investiti in progetti ad alto impatto. Ci sono naturalmente dei rischi a fronte di questa ondata verde, di dollari s’intende.

Si, perché gli investitori, che spesso determinano quali aziende possono avere una possibilità e quali no,  sembrano considerare i temi legati alla sostenibilità, come gli SDG, un fattore puramente igienico. A confermarlo una ricerca di Impact House secondo cui la sostenibilità è fattore sicuramente da non trascurare in questo momento storico, ma niente di più. Ovvero, avere una buona causa è condizione necessaria ai tempi d’oggi per raccogliere fondi, ma non sufficiente. A contare ci sono altre cose, spesso quelle da cui i nostri aspiranti capitani d’impresa cercano di scappare.

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