domenica, 22 Dicembre, 2024
Politica

L’area moderata medicina per il sistema

Nel 1994 ,con il primo governo Berlusconi, fu teorizzato il bipolarismo per superare l’inesistente continuità d’azione dei governi e la conseguente assenza di progettualità. Proposto dal Centrodestra, fu apprezzato dal Centrosinistra. Apparì cambiamento radicale nei costumi, semplificazione e modernizzazione del sistema politico, ma così non fu. Non lo fu in primo luogo sul piano istituzionale, sul quale i partiti si affidarono a meri desideri, se non a pedissequa imitazione di altri sistemi politici, fra questi l’american style.

Ma il nostro sistema istituzionale parlamentare non godeva dell’impianto necessario, ed era privo di pesi e contrappesi. Non lo fu in secondo luogo per una questione più intrinsecamente politica: l’italica incapacità di unire forze intorno ad un progetto politico, superare divisioni e competizioni improprie, ideologie e campagne elettorali striscianti, per l’assenza di una classe dirigente capace di mirare all’unità della nazione. La storia degli States americani è un’altra, all’interno del medesimo partito politico convivono posizioni distanti, che si uniscono laicamente intorno ad obiettivi pragmatici di governo.

Fatta la mediazione prima e l’accordo poi, si governa per un intero mandato con l’impegno concreto di realizzare il contratto di governo sancito. In Italia sono antiche le divisioni fra guelfi e ghibellini, le lotte intestine negli schieramenti. È sempre stato così dalla caduta dell’Impero Romano e le ragioni storiche sono peculiari alla storia geopolitica della penisola. Dante Alighieri ne ha fatto una parziale narrazione ne La Divina Commedia: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” (Canto VI, Purgatorio).

Tornando all’oggi, come cambiare questo stato di cose? Io la strada la vedo, e il Governo Draghi ne è una attualissima manifestazione. La vedo intorno alla funzione stabilizzatrice delle forze moderate, senza divisioni fra destra e sinistra, un terzo polo centrale, peraltro culturalmente sempre esistito, che riesca ad unirsi superando il malcostume, le consuete divisioni italiche. Divisioni che nell’area moderata non avrebbero fondamento politico-culturale ma solo eccesso di protagonismi personali.

È sotto gli occhi di tutti che le distanze dentro il territorio segnato dagli ambienti liberali, sia democratici che socialisti, siano davvero minime, da Forza Italia a Calenda, da Renzi a Bonino, dai socialisti ai cattolici, dai liberali agli ambientalisti, organizzati in ordine sparso dentro partitini dell’1-2 % (sic!). E dire che l’unità di questa cultura politica consentirebbe due obiettivi di cui l’Italia ha assoluto bisogno: spostare l’azione politica e di governo su un terreno di pragmatismo, e il Presidente Draghi in materia docet; isolare e sconfiggere il ciarpame populistico, avventuristico, antieuropeo, opportunistico, quello della peggiore Destra che l’Italia abbia mai conosciuto dall’unità ad oggi.

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