La foto. Quella foto, con il Presidente alle cui spalle vi è lo stendardo della stella a cinque punte è, già di per sé, l’immagine di uno Stato, se non sconfitto, quantomeno ferito.
Recapitarono i sovversivi, cruenti, folli e golpisti, ovvero sia i brigatisti questa famosa polaroid, il 18 Marzo del 1978, assieme al farneticante primo comunicato con : assurde e false accuse, nei confronti di Moro e del Partito di cui era leader, cioè la Democrazia Cristiana.
Opera classica, quella del clan Moretti, tipica della “disinformatzia”, in uso nell’URSS, a cui costoro si rifacevano sia ideologicamente, sia politicamente.
I contatti vi erano e in modo molteplice, si è preferito, per una codardia storico/ideologica, soprassedere, in massima parte, a questo pezzo di verità, eppure confermo che gli Italiani e noi democristiani in modo particolare, quel 9 Maggio 1978 (giorno nel quale venne restituito il corpo senza vita dell’ostaggio), siamo stati parte lesa, dell’assurdo “attacco al cuore dello Stato”.
Riconosco senza infingimento – ma allo stesso tempo, con triste vergogna – proprio io, custode dell’ortodossia democristiana, quanto, financo il mio Partito sia stato passibile del reato di “omissione di soccorso”: non avremmo mai e poi mai dovuto accettare il ricatto del PCI, il quale per allontanare da sé i suoi “compagni che sbagliano”, cioè i brigatisti si fece paladino della non trattativa.
Si è tenuto in ostaggio, non solo il prigioniero bensì l’intero Paese, sostenendo che eravamo in guerra – e su ciò tutti erano d’accordo – ma nei manuali di Guerra (persino quelli della NATO) si studia che in guerra per l’appunto, oltre a combattere, si tratta.
No, sbagliammo noi democristiani! Sbagliammo persino in base alla nostra, seppur laica – ma non laicista – formazione fideistica e non considerammo mai le parole pronunciate proprio da Moro, l’8 Novembre del 1942, durante la sua prima lezione da Docente Universitario di Diritto Penale nell’Ateneo di Bari (il titolare era Giovanni Leone): <<Ogni persona è un Universo! >>.
Bisogna riflettere su queste parole, le quali racchiudono un pensiero profondo, in più pronunciate in epoca dittatorialfascista e senza commettere reati di opinione, puniti dai codici mussoliniani: superiorità manifesta della democristianita’!
Uno Stato forte non poteva e non può pensare di aver ceduto, se compie un gesto tattico, alfine di salvare una vita umana, poiché, in seguito, con un sano impegno delle forze dell’ordine (magari sempre al comando del Generale Dalla Chiesa), li avremmo ripresi e sbattuti in galera: potevamo liberarne qualcuno, con la clausola dello scambio dei prigionieri, fatto salvo il concetto che avremmo risposto all’atto di guerra, la quale avremmo continuato, non solo per vincerla, ovvero in difesa del popolo italiano e delle sue istituzioni.
Ricordo che nel 2001 – a ridosso della campagna elettorale delle politiche – Franco Petramala, all’epoca dei fatti Segretario Regionale della Democrazia Cristiana calabrese (e a sua volta oggetto di attenzione della colonna locale delle Brigate Rosse), mi confidò che durante la riunione che ebbe con Zaccagnini (Segretario Politico dell’epoca) assieme agli altri segretari regionali del Partito, chiese la trattativa, forse perché capiva, da calabrese, la permeabilità di questa violenta sinistra extraparlamentare, non dimenticando che la nostra terra, talvolta anche amara, è la stessa di tal Piperno Franco, proprio uno dei “soggetti particolari”,.
Quei giorni, da come raccontatomi, pure da esponenti della corrente Morotea (Mario Tassone e Nino Gemelli, in primis), sono stati, veramente “La notte della Repubblica”, una notte che a tutt’oggi è fitta, eppure se l’impegno dei popolari e democratici cristiani si potremo, in questo caso senza disgrazie, noi tutti dire:<<…e quindi uscimmo a riveder le stelle >>.
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