domenica, 8 Giugno, 2025
Economia

Industria in frenata in Germania, Francia e Spagna: l’Italia teme il contraccolpo sull’export

Un aprile da dimenticare per l’industria europea. Germania, Francia e Spagna – i tre principali partner economici dell’Italia all’interno dell’Eurozona – registrano un brusco calo della produzione industriale, alimentando le preoccupazioni su un effetto domino destinato a riverberarsi anche sull’economia italiana. È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa, che lancia l’allarme: “Il rallentamento simultaneo di questi tre Paesi rappresenta un fattore di rischio significativo per l’Italia, il cui export e la cui filiera industriale dipendono in larga misura dagli scambi intra-Ue”. Il dato peggiore arriva dalla Germania, dove la produzione industriale ha segnato un calo dell’1,4% su base mensile. A marzo il comparto aveva registrato una crescita del 2,3%, grazie a una fiammata temporanea dell’export verso gli Stati Uniti, accelerata in vista dell’entrata in vigore dei nuovi dazi americani. Ad aprile, però, l’inversione di tendenza è stata netta: le esportazioni tedesche verso gli Usa sono crollate del 10,5%, vanificando gli effetti positivi del mese precedente.
Non va meglio in Francia, dove la produzione industriale è scesa anch’essa dell’1,4% su base mensile. A pesare è stato soprattutto il comparto dell’energia e della raffinazione, in contrazione da ormai quattro mesi, penalizzato da un clima insolitamente mite che ha ridotto i consumi. Anche la manifattura francese mostra segni di indebolimento, registrando un calo dello 0,6%, che interrompe la debole ripresa osservata nei mesi precedenti.

Effetti a catena sull’Italia

Anche la Spagna, dopo due mesi positivi, ha virato in negativo: la produzione industriale è scesa dello 0,8%. Una contrazione più contenuta rispetto a Berlino e Parigi, ma significativa se rapportata al contesto espansivo vissuto dal Paese iberico nell’ultimo biennio. Va però sottolineato che su base annua, l’industria spagnola resta l’unica tra le tre a mantenere il segno positivo, con un +0,6% rispetto ad aprile 2024, contro il -2,1% della Francia e il -1,8% della Germania. Il rallentamento simultaneo delle tre economie ha effetti diretti e potenzialmente gravi sull’Italia. “Germania, Francia e Spagna rappresentano il cuore pulsante dei nostri scambi commerciali in Europa – osserva Giuseppe Spadafora, Vicepresidente di Unimpresa – e un loro rallentamento rischia di colpire in pieno il nostro sistema manifatturiero, soprattutto le PMI più orientate all’export”.
Il valore complessivo dell’interscambio tra l’Italia e questi tre Paesi supera i 300 miliardi di euro annui. La Germania è il primo partner assoluto, con oltre 70 miliardi di euro di esportazioni italiane ogni anno, e una fortissima integrazione delle filiere nei comparti della meccanica, dell’automotive e della chimica. La Francia segue con oltre 60 miliardi, assorbendo gran parte della produzione italiana nei settori della moda, dell’agroalimentare, della farmaceutica e della componentistica. La Spagna, pur essendo più defilata, ha visto crescere in modo sostenuto l’interscambio, che nel 2024 ha sfiorato i 50 miliardi di euro, spinto da energia, automotive e beni di consumo.

Un’Eurozona ancora fragile

Il report di Unimpresa sottolinea come, dopo una fase di cauto ottimismo all’inizio del 2025, l’industria europea sia tornata in una zona di incertezza. L’inflazione in calo e il possibile allentamento della politica monetaria da parte della Bce avevano alimentato speranze di ripresa. Ma i dati di aprile confermano che l’economia reale fatica ancora a ritrovare slancio, con investimenti industriali contenuti e fiducia degli imprenditori che resta su livelli modesti. In Germania, in particolare, le indagini Ifo e PMI (Purchasing Managers’ Index) mostrano una timida risalita delle aspettative, ma da livelli molto bassi. In Francia, gli analisti guardano con attenzione ai prossimi mesi, temendo che l’ulteriore calo del settore energetico possa aggravare la situazione complessiva. In Spagna, sebbene il dato annuo sia positivo, gli economisti avvertono che la tenuta dell’industria dipenderà dalla stabilità politica e dalle riforme legate al Pnrr spagnolo.

Quali prospettive per l’Italia

Per l’Italia, il rallentamento dei partner europei si inserisce in un quadro domestico già segnato da un rallentamento della produzione industriale nei primi mesi dell’anno. L’Istat ha segnalato un calo dello 0,6% su base trimestrale nel primo trimestre 2025, con una lieve ripresa ad aprile non sufficiente a compensare le perdite. I settori più colpiti sono quelli della meccanica, dei beni intermedi e dell’automotive, cioè proprio quelli più integrati con la filiera tedesca e francese. In questo scenario, secondo Unimpresa, è essenziale rafforzare le strategie di diversificazione dell’export italiano, puntando su mercati extra-Ue in crescita – come Asia e Medio Oriente – ma anche su una maggiore integrazione delle catene del valore interne. “È fondamentale – conclude Spadafora – che le imprese italiane, con il sostegno del governo, investano in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità per recuperare competitività e attrattività nei mercati globali. Ma serve anche una maggiore coesione europea per rilanciare la manifattura continentale”.

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Redazione

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