È morto a Cagliari, all’età di 76 anni, Nicola Grauso – per tutti “Nichi” – uno dei protagonisti assoluti dell’editoria italiana tra XX e XXI secolo. Malato da tempo, Grauso lascia un’impronta indelebile nella storia della comunicazione nazionale. Nato nel capoluogo sardo nel 1949, laureato in Giurisprudenza, avviò nel 1975 l’avventura di Radiolina, una delle prime radio private italiane, nata quasi per sfida e sopravvissuta alla repressione giudiziaria dell’epoca. Lo stesso anno fondò Videolina, primo canale televisivo dell’isola, e in pochi anni costruì un impero mediatico capace di rompere il monopolio della Rai e di parlare ai sardi in un linguaggio nuovo, vicino, autentico.
Nel 1985 acquistò L’Unione Sarda, che trasformò radicalmente rendendolo, nel 1994, il primo quotidiano d’Europa online e il secondo al mondo dopo il Boston Globe. La sua visione lo portò oltre i confini nazionali: investì nell’editoria in Polonia e lanciò Polonia 1, ambizioso progetto televisivo. In Italia fu tra i pionieri della rete con Video On Line, primo provider internet su scala nazionale.
Ingresso in politica
La sua carriera non fu priva di ombre e controversie, dall’ingresso in politica con il Nuovo Movimento al coinvolgimento – poi conclusosi con assoluzioni – nel caso Silvia Melis e nel crac della cartiera di Arbatax. Dopo una parentesi nel digitale, con il progetto E Polis, l’ultimo Grauso è rimasto figura di riferimento per l’innovazione editoriale in Italia, pur mantenendo un profilo più defilato.