Su una aspetto trovo sia lieta la notizia di un accordo su Gaza ed è quella sulla liberazione degli ostaggi seppur stiamo parlando dei soli superstiti di quella che si deve definire la più orrenda e lunga agonia a cui persone inermi siano state soggette dentro i tunnel bui e sporchi di Gaza.
In condizioni inumane alcune donne, incinta al momento del rapimento, hanno partorito e alcuni bambini, i due fratellini Ariel e Kfir (di 2 e 5 anni), hanno compiuto i loro anni in quella orrenda realtà senza parlare di anziani e persone malate senza il minimo indispensabile di acqua e luce per una dignitosa sopravvivenza.
Sarebbe dovuta bastare questa feroce e disumana segregazione a dover scatenare il mondo intero (Europa batti un colpo) con ogni diplomazia possibile e ogni pressione politica esercitabile per imporre la loro liberazione e, invece, nulla di nulla, Israele si è trovato solo a combattere e reagire.
L’offensiva successiva per liberarli e assicurare alla giustizia assassini e rapitori, quindi, è stato un atto sacrosanto e dovuto che ha trovato in Netanyahu un fermo e intransigente protagonista fino ai giorni nostri in cui dopo mesi di attacchi e di guerra Hamas, “di fatto”, è stata costretta ad una trattativa-resa.
Mesi in cui i palestinesi terroristi di Hamas non hanno esitato a farsi scudo di popolazione inerme, rifugiandosi sotto ospedali, scuole ed edifici civili esponendo i civili ad ogni tipo di rischio.
Sulle cifre dei morti (soprattutto di bambini) c’è stata, poi, una vergognosa accettazione da parte di quasi tutti i media europei di ciò che veniva diramato da Hamas stessa: sempre tutti civili senza mai menzionare i terroristi uccisi e senza mai accorgersi dell’incoerenza dei dati.
Il Comunicato ONU del settembre 2024 determinava in 9 mila morti invece che gli oltre 40 mila diffusi da Hamas e, secondo, fonti israeliane sono stati circa 10 mila i terroristi uccisi nella guerra ma mai menzionati nei bollettini diramati da Hamas.
Ma al di là di questa triste contabilità, bisogna chiamare le cose con il loro nome: quel 7 ottobre 2023, palestinesi di Gaza e dintorni, organizzati militarmente, entrano in territorio israeliano e compiono un eccidio di civili con nefandezze che superano ogni tragica immaginazione, uccidono, tagliano teste, violentano ed altro ancora di inenarrabile atrocità, rapiscono circa 250 civili e rientrano a Gaza portandoseli dietro.
Dico palestinesi, terroristi e armati, perché a volte, chiamarli Hamas sembra di riferirsi a una entità terza, quasi estranea, mentre, invece, stiamo parlando di palestinesi di Gaza, pertanto, viene da chiedersi, come possiamo avere speranza di pace se ci sono questi palestinesi a Gaza?
Una domanda scomoda, forse, a cui si può dare una risposta altrettanto scomoda per i benpensanti: con questi palestinesi non si può parlare di due popoli e due stati e non si può aprire un confronto pacifico.
Unica via percorribile e l’allontanamento di questi palestinesi con un piano di “laicizzazione” di Gaza con l’introduzione di sistemi di convivenza civile e non solo religiosa nella popolazione, un piano controllo (vero) da parte Onu e di ricostruzione generale senza quei palestinesi ma nessuno si sogni di allontanare Israele da Gaza.